Gli Under della nostra serie A hanno completamente rivoluzionato il concistoro. A fine campionato eleggeranno il migliore. Anche se il sospetto che possa vestire una maglia a strisce rosse e nere è fortissimo
Manca ancora il Giovane Papa, il campione dalla grande impresa, dal miracolo immediato tanto per restare nella metafora, ma gli Under della nostra serie A hanno completamente rivoluzionato il concistoro. A fine campionato eleggeranno il migliore. Anche se il sospetto che possa vestire una maglia a strisce rosse e nere è fortissimo, soprattutto dopo un sabato sera con una febbre alta, anzi altissima per chiunque coltivi passioni milaniste. Quei due, Gigio Donnarumma e Manuel Locatelli, hanno fatto la differenza, e se vinci quando hai di fronte la Juventus tritatutti in Italia il segnale è illuminante. Diciassette e diciotto anni, età da scuola dell'obbligo, ma quei due sono molto più grandi, sono grandissimi.
Il Mondiale russo è ormai lontano meno di due anni, gli aiutini per Ventura o arrivano ora oppure tocca arrangiarsi con quello che abbiamo. Senza i più giovani, non è tantissimo. Il cittì, uomo saggio per definizione, ha trascorso lunghe giornate a Casteldebole, potrebbe essere rimasto folgorato dal genio ripristinato di Simone Verdi, l'uomo dei gol belli e impossibili. L'avevano dato per bruciato, ma il fuoco del talento è ancora vivo. Se riuscisse a sommarlo a quello di Federico Bernadeschi, restituito da Paulo Sousa a un futuro glorioso, risolverebbe gran parte dei suoi (e dei nostri) problemi in Nazionale. Ma al festival della gioventù (rigorosamente ormai interdetto a chi sia nato fino all'89) s'iscrivono pure i non italiani. In Roma-Palermo l'unico infiltrato nel tabellino dei marcatori è stato El Shaarawy (altro gol dedicato a Ventura). Il Faraone ha inserito il proprio nome tra Dzeko (ormai trentenne), Salah, Paredes e Quaison. Anche se sulla vittoria romanista ha pesato la non prodezza di Posavec, classe '96, portiere croato del Palermo. Non sarà mai Papa, forse, resta giovane. Beato lui.