Icardi & co: quando i bomber perdono la pazienza

Serie A

Domenico Motisi

Icardi è in buona compagnia se si parla di attaccanti squalificati dopo aver perso le staffe (Foto: Lapresse)

Le corna di Cassano a Rosetti, il calcione di Totti a Balotelli, gli insulti dello stesso Mario e di Ibra alla terna arbitrale, le mani di Higuaín sul petto di Irrati: sono tanti gli episodi in cui un campione, spazientito, rimedia una squalifica a causa di gesti istintivi

Due giornate di squalifica. È questo il verdetto del giudice sportivo che ha punito Mauro Icardi e Ivan Perisic al termine di Juventus-Inter. In particolare, il capitano dei nerazzurri salterà le partite contro Empoli e Bologna “per avere, al termine della gara, rivolto ad un arbitro addizionale un'espressione ingiuriosa accompagnata da gesti, nonché per avere calciato il pallone in direzione del Direttore di gara, senza colpirlo”. Probabilmente se quella palla avesse centrato Rizzoli la sanzione sarebbe stata ben più pesante e il capitano dell’Inter sarebbe stato costretto a saltare anche la sfida contro la Roma del prossimo 26 febbraio, ma per sua fortuna Maurito non ha avuto la mira che lo contraddistingue sotto porta.

La rabbia di Icardi – Il contatto con Mandzukic in area di rigore, l’espulsione del compagno Perisic a pochi secondi dalla fine, una sconfitta contro la Juventus al termine di una partita intensa, i 12 punti (potenzialmente 15) dalla vetta, la striscia di vittorie consecutive in campionato interrotta, il ct dell’Argentina sulle tribune dello Stadium arrivato per scrutare ogni suo movimento: probabilmente la somma di tutti questi fattori ha provocato la reazione di Icardi. Una reazione che però stride un po’ con il personaggio il quale – per quanto discusso e particolare – in campo, con la sua fascia di capitano, ha sempre dimostrato educazione e correttezza sia nei confronti degli arbitri. In questo caso no, Maurito non ci sta. Non ci sta a perdere con la Juventus, non ci sta a vedere la vetta così lontana, non ci sta a rimanere ancora una volta escluso da quella selección dove la numero nove è sulle spalle dello stesso Gonzalo Higuaín che l’ha appena battuto. Se proprio si vuole dare una lettura positiva dell’episodio, i tifosi interisti possono consolarsi con lo spirito del loro capitano: nervoso, spazientito dall’idea che qualcosa di così importante gli stia sfuggendo dalle mani. 

 
Icardi discute con Rizzoli e Orsato al termine del match (Lapresse)

Higuaín e Irrati – Qualcosa di importante che sta per sfuggire di mano. Nel caso di Higuaín si trattava dello scudetto con la maglia del Napoli. La sconfitta di Udine, la Juventus che scappa via e quell’espulsione per una doppia ammonizione più che evitabile: Higuaín perde la testa e si scaglia contro l’arbitro Irrati. “Vergognoso, vergognoso”, urla. Poi mette le mani sul petto del direttore di gara e viene portato via dai compagni di squadra. È Pepe Reina che lo trascina fuori dal campo. Sul referto l’arbitro scriverà che non c’era stata nessuna violenza nel contatto fisico con il centravanti argentino ma le giornate di squalifica saranno comunque quattro, poi ridotte a tre. 

Le stangate a Zlatan – Sono state diverse le squalifiche che il giudice sportivo ha inflitto a Ibra quando giocava nel campionato italiano. Con la maglia del Milan si ricordano le tre giornate rimediate per lo schiaffo ad Aronica che gli fecero perdere il match scudetto contro la Juventus nel 2012, le tre giornate nella stagione precedente per il pugno a Rossi del Bari e quelle per gli insulti al guardalinee allo stadio di Firenze sempre nel 2011. “Mi hanno dato tre giornate perché parlavo con me stesso. Ero arrabbiato perché ho perso il pallone. Ma se a me hanno dato tre turni di squalifica, altri andrebbero squalificati a vita”. Dirà al termine della partita.

 

La frustrazione di Totti – Lo scenario è la finale di Coppa Italia finale giocata dalla Roma all’Olimpico contro l’Inter di Mourinho che aveva già tolto al capitano giallorosso la gioia del tricolore. I nerazzurri vinceranno il triplete nel 2010 ma di quella sera, oltre al gol di Milito che vale il trofeo, si ricorda il calcione rifilato da Totti a Balotelli dopo una lunga rincorsa sulla fascia laterale nei minuti finali del match. Un gesto di pura rabbia e frustrazione nei confronti del nerazzurro e che costa carissimo al numero dieci: il giudice sportivo gli infliggerà quattro giornate di squalifica.

 

Totti insegue Balotelli durante la finale di Coppa Italia del 2010 (Lapresse)

Why always Mario? – Nella finale di Coppa Italia del 2010 Balotelli fu la vittima e Totti prese quattro giornate, ma in carriera anche a Mario è capitato (eccome se è capitato) di perdere le staffe e beccarsi diversi turni di squalifica. Per restare al periodo italiano dell’attaccante bresciano, l’ultimo episodio è quello del settembre 2013 al termine di Milan-Napoli. Balotelli sbaglia un rigore, poi segna il gol dell’inutile 2-1 prima di farsi espellere per doppia ammonizione. Poi, nervosissimo, si scaglia contro l’arbitro Banti che nel referto scriverà di aver subito, all'atto dell'espulsione, espressioni ingiuriose ed intimidatorie. Per Super Mario saranno tre le giornate di squalifica.

 

Le corna di Cassano – Si tratta forse dell’episodio più clamoroso e – a distanza di tanto tempo – probabilmente il più divertente. Le “cassanate” sono state tante ma quella del 31 maggio 2003, durante la finale di ritorno di Coppa Italia, è rimasta nella storia. “Prima gli spingo il fischietto in bocca, si vede benissimo anche in televisione, e poi gli faccio le corna. Del resto in quel momento era proprio quello che pensavo. Voleva farmi perdere la partita. Con gli anni abbiamo ricostruito il rapporto. Adesso ogni volta che ci vediamo ci salutiamo con affetto ma quel giorno lì, no. Ero fuori di me”, dirà Cassano qualche anno dopo. Quella sfuriata però gli costò due giornate di squalifica.