
Uno dei giocatori più forti della storia taglia l'importante traguardo. Dagli esordi con la Fiorentina ai trionfi con la Juve, passando per le gioie e i dolori con la Nazionale fino alla favola con il Brescia, ecco la strepitosa carriera di Baggio, tra Pallone d'Oro, gol, fede, infortuni e impegno nel sociale

Roberto Baggio compie 50 anni. Nato a Caldogno (Vicenza) il 18 febbraio 1967, Pallone d'Oro nel 1993, ha segnato 205 gol in Serie A (235 in carriera), a cui vanno sommati i 27 con la Nazionale. Una carriera straordinaria, fatta di trionfi e cadute, infortuni e rinascite, in cui ha lasciato il segno nonostante un palmares non eccezionale (due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia). Ma il Divin Codino andava oltre le statistiche, i suoi piedi erano magia pura -
L'Uomo della Domenica: Baggio 50
Roberto Baggio viene pescato giovanissimo dalla Fiorentina, che lo acquista nel 1985 dal Vicenza. In Viola, Roby diventa un fuoriclasse: il suo gol al Napoli del 1989, sotto gli occhi di Maradona, lo consegna alla storia. A 22 anni, è il talento più puro del calcio italiano -
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Ai Mondiali del 1990, parte dalla panchina. Ma ben presto fa ricredere il ct Azeglio Vicini, segnando una rete impressionante alla Cecoslovacchia, dopo aver dribblato mezza squadra. Il talento è definitivamente esploso, l'Italia ha per le mani un campione -
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La Juventus non se lo lascia sfuggire e lo compra per circa 25 miliardi di lire dalla Fiorentina, cifra record per l'epoca. Firenze scende in piazza e si rischia la guerra civile, ma Roby è 'costretto' ad emigrare a Torino. In bianconero, dal 1990 al 1995, troverà le soddisfazioni più importanti della sua carriera, nonostante un amore mai completamente sbocciato (ricordate il rigore non tirato al Franchi contro la Fiorentina nel 1991?) -
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In bianconero Baggio gioca 164 partite segnando 94 reti. La sua stagione d'oro è il 1993, quando viene incoronato dalla rivista 'France Football' con il Pallone d'Oro, primo italiano 11 anni dopo il trionfo di Paolo Rossi -
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Baggio trascina letteralmente la Juve alla vittoria in Coppa Uefa, con 6 gol in 8 partite, di cui 5 tra semifinali (PSG) e finali (Borussia Dortmund). Il Divin Codino (o Raffaello, come lo aveva soprannominato l'Avvocato Agnelli) può sollevare al cielo da capitano la Coppa -
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Ai Mondiali di Usa 1994, Baggio arriva da uomo più atteso. Fatica nella prima parte, quando viene ricordato più per il "questo è matto..." a Sacchi che per le sue giocate. Ma dagli Ottavi contro la Nigeria alla semifinale con la Bulgaria, segna 5 dei 6 gol azzurri, che portano l'Italia in finale con il Brasile -
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"Quel rigore l’ho tirato ancora, tante volte. In sogno, nel corridoio di casa, perfino in televisione. Ho sempre segnato", scrive Roby nella sua autobiografia. Già, Baggio, uno dei rigoristi più precisi del mondo, tira altissimo il suo penalty nella finale con il Brasile, regalando ai verdeoro il titolo. E' il terzo errore dal dischetto degli azzurri (dopo Baresi e Massaro), ma quello di Roby passa alla storia -
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Torna a Torino e dopo tanti piazzamenti, riesce finalmente a conquistare l'atteso scudetto. E' l'anno del tridente con Vialli e Ravanelli, anche se Baggio gioca solo 17 partite (con 8 gol), dovendo fare i conti con un giovane rampante di ottime prospettive: un certo Alessandro Del Piero -
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Qualcosa non va nel rapporto con Marcello Lippi. La Juve decide di puntare sul giovane Del Piero, che raccoglie l'eredità e la maglia numero 10 di Roberto Baggio -
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Baggio passa al Milan di Fabio Capello, dove vince subito lo scudetto, seppur non da totale protagonista. Va peggio l'anno successivo, con l'alternanza in panchina tra Tabarez e Sacchi: Roby lascia il Milan con 19 reti in 67 presenze -
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A 30 anni, Roberto Baggio sente di avere ancora molto da dare al calcio. Nel 1997, accetta così l'offerta del Bologna e gioca una delle sue migliori stagioni della carriera, coronata da 22 gol in campionato in 30 presenze. Si guadagna così la chiamata di Cesare Maldini per i Mondiali di Francia 1998 -
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Baggio parte dietro a Del Piero nelle gerarchie del ct, ma risulta protagonista molto più dello juventino. Segna il gol del pareggio contro il Cile e nel successo con l'Austria (nona rete in un Mondiale come Rossi e Vieri, a segno in tre fasi finali consecutive di una Coppa del Mondo), mentre nei Quarti contro la Francia manca di pochi centimetri il gol che l'avrebbe fatto entrare nella leggenda. L'Italia perderà poi ai calci di rigore... -
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Baggio viene cercato dall'Inter, che nel 1998 vuole comporre insieme a Ronaldo una coppia di fenomeni. Vive una stagione difficile, ma regala ai tifosi nerazzurri qualche perla, come la doppietta rifilata a San Siro al Real Madrid. Inutile però per Gigi Simoni, che verrà esonerato poco dopo nonostante la vittoria per 3-1. L'anno seguente, pur con un rapporto difficile con Marcello Lippi, trascina l'Inter in Champions con una strepitosa doppietta nello spareggio con il Parma. Lascia così i nerazzurri da eroe -
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A 33 anni, Roberto Baggio accetta l'offerta del Brescia: dopo scudetto e Champions, la nuova sfida di Roby è salvare il piccolo club lombardo. Con le Rondinelle, dal 2000 al 2004, gioca 99 partite con 45 reti, trascinandole ad un passo dall'Europa (finale Intertoto persa contro il Paris Saint-Germain) -
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Il suo rapporto con città, tifosi, compagni e dirigenti è magico. Ma c'è qualcosa di più in quell'esperienza bresciana, il legame con Carlo Mazzone: "Gestire Roberto Baggio è stato una passeggiata. Era un amico che mi faceva vincere la domenica", ha detto l'allenatore romano -
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L'addio al calcio arriva il 16 maggio 2004 a San Siro. Gli 80mila del Meazza tributano la meritata standing ovation al Divin Codino, che nonostante i numerosi infortuni (le famose ginocchia di cristallo) ha continuato a deliziare i palati degli appassionati fino a 37 anni -
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Ma Baggio è stato un vero numero 10 anche fuori dal campo. E' stato in prima linea nella battaglia del suo amico Stefano Borgonovo contro la SLA -
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Di fede buddista, ha trovato nella spiritualità la sua ragione di vita. Nel 2010 gli è stato assegnato il "Peace Summit Award". La commissione, composta dai Premi Nobel per la pace, sceglie Roby per "il suo impegno forte e costante alla pace nel mondo e le relative attività internazionale" -
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Baggio rientra nel mondo del calcio nel 2010, quando diventa Presidente del Settore tecnico della Federazione. Ne esce dimissionario dopo due anni e mezzo: "Non ci tengo alle poltrone. Il mio programma di 900 pagine, presentato a novembre 2011, è rimasto lettera morta" -
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Tuttora impegnato nel sociale (qui in una partita della pace insieme a Diego Armando Maradona), Baggio resta uno degli artisti mondiali del pallone, più forte di infortuni e integralismi tattici, capace di far sognare i tifosi. Un numero 10 vero, come sottolineato da Lucio Dalla, secondo cui Baggio "è una nevicata scesa da una porta aperta nel cielo" -
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