Fantantonio compie 35 anni: da quando si è rivelato al mondo (con il famoso gol all'Inter) abbiamo imparato a conoscerlo apprezzandone la genialità in campo e criticandone le "cassanate". Scoprendo che in fondo è impossibile non volergli bene
Arrivato a 35 anni possiamo dire di conoscerlo bene. Ci fa gioire, disperare, sorridere, dissociare. Gli basta una parola per sollevare un polverone, un assist per far impazzire uno stadio, e sono i momenti che preferiamo. Antonio Cassano è così, prendere o lasciare, e ormai lo seguiamo con l'affetto dei fratelloni maggiori che sperano sempre che il più piccolo metta la testa a posto. Lo bacchettiamo, ma non riusciamo a trattenere una risata quando se ne esce con una delle sue trovate. Semplicemente folle, e tra le follie di una carriera ne abbiamo scelte 10, nel bene e nel male
1. Infilarsi tra Blanc e Panucci
Solo una testa matta come la sua poteva pensare un gol del genere. Il 18 dicembre 1999 Cassano è un promettente diciassettenne che ha esordito nel suo Bari solo una settimana prima. Al minuto 88 della partita contro l’Inter, sull’1-1, addomestica di tacco un lancio di Perrotta, si aggiusta il pallone di testa e poi fa secchi in un colpo solo Blanc Laurent, detto “Le President”, anni 34, campione del mondo con la Francia, e Panucci Christian, un passato con le maglie di Milan e Real Madrid, con cui ha vinto due Champions, un’Intercontinentale oltre a trofei nazionali vari. Passa tra due dei migliori difensori del campionato con l’irriverenza del ragazzino che sta ancora giocando in strada aspettando che la mamma lo chiami dal balcone. Se non è (sana) follia questa…
2. Rose rosse per te
“Tifo per te”. Firmato “A.C.”. è il biglietto misterioso che accompagna un mazzo di 500 rose rosse che Michelle Hunziker si vede recapitare in camerino poco prima del suo esordio sul palco del Festival di Sanremo, nel 2007. Immediatamente scatta la caccia all’ammiratore. Adriano Celentano? Andrea Camilleri? Antonino Cannavacciuolo? Alla fine mamma Giovanna svela: “È stato mio figlio Antonio”, e il procuratore Bozzo conferma: “Me lo ha raccontato lui stesso, è da sempre un suo grande ammiratore e voleva augurarle buon lavoro”. Quella edizione del Festival la vincerà Simone Cristicchi (S.C.) con “Ti regalerò una rosa”. Braccino…
3. 600 donne e 4 cornetti
Il gesto romantico con cui tentò di conquistare il cuore di Michelle non ha nulla a che vedere con i racconti da “bomber” con cui nel 2008 infarcì la propria biografia. Cose del tipo “Ho avuto 6-700 donne, una ventina dello spettacolo” e “spesso ho giocato grandi partite dopo aver fatto sesso”. A Roma si era procurato una chiave del cancello di Trigoria che dava sul retro e le faceva entrare da lì, invitandole poi negli spogliatoi delle giovanili. A Madrid invece prima di ogni gara prenotava una stanza nel piano di sotto dell’hotel della squadra: ospitava le sue amiche e poi le faceva uscire grazie alla complicità di un cameriere che, per 50 euro, gli portava anche quattro cornetti per rifocillarsi. Poi, però, è arrivata Carolina.
4. Doti da imitatore
Sempre a Madrid “El Gordito” Cassano, sbarcato con epico collo di pelo e vistosa fidanzata al seguito (all’epoca era Rosaria Cannavò), si riscoprì grande intrattenitore. Viene pizzicato mentre, in giacca e cravatta a bordocampo prima di una partita, sollazza l’amico “Gordo” Ronaldo, Diarra e Cannavaro con una perfetta imitazione del “sergente” Capello, accusato poi (il labiale senza mano davanti alla bocca lo tradisce) di far giocare sempre gli stessi. Ridono tutti, tranne il mister.
5. “Bene bene”, male male
Il primo fu Gentile, di nome ma non di fatto: l’allora Ct dell’Under 21, nel 2001 lo lascia in panchina nella gara contro la Romania; lui il giorno dopo lascia il ritiro. L’allenatore lo escluderà per motivi comportamentali dai convocati per l’Europeo del 2002, Fantantonio non lo perdonerà mai, attaccando quella Nazionale (“di sfigati e rimbambiti”). Poi una sfilza di allenatori con cui il genietto di Bari Vecchia ha avuto discussioni, attriti, diverbi. Praticamente tutti, da Capello a Spalletti, da Mazzarri a Delneri, da Donadoni a Prandelli, da Voeller (che chiama "Rockefeller": geniale) a Lippi (che in Nazionale non lo vuole vedere nemmeno dipinto).
Non si salva nemmeno il giovane Stramaccioni, con cui il rapporto inizialmente è di stima reciproca. Sul web spopola addirittura il video di Strama che imita Cassano (le parti si sono invertite!) mentre gli fa i complimenti dopo un derby, con il tormentone “Bene bbene”. Pochi mesi dopo, la lite furiosa in allenamento: a scatenare l’ira del tecnico una frase carica di sarcasmo di Cassano (“Ecco, Mourinho ha fischiato la fine”) a fine seduta, nella giornata in cui al test del peso il giocatore non aveva dato risultati soddisfacenti ed era stato ripreso. Dalle provocazioni alle offese fino alla rissa sfiorata, con i compagni che devono separarli per evitare che arrivino alle mani. Strappo impossibile da ricucire.
6. Tante maglie, tanti addii al veleno
E dire che l’Inter pareva il coronamento di un sogno, per Cassano che da bambino era tifoso nerazzurro. Arrivato al Milan aveva detto: «È come essere in cielo». In nerazzurro specificò: «L’Inter è sopra il cielo». Si è lasciato male anche con il Parma, la Roma, la Sampdoria (anche se, tra le cassanate che rimpiange di aver fatto, ci sono gli insulti rivolti a Sensi e a Garrone). Di Galliani disse: “Mi ha preso in giro, promette ma poi non mantiene la parola. Faceva tanto fumo e poco arrosto”. Alla Juve non ci è mai stato, ma per sua scelta, almeno così rivelò nel novembre 2012: “Mi hanno cercato tre volte, ma io non voglio andarci perché loro vogliono solo dei soldatini”.
7. C'è posta per Totti
Un rapporto di amicizia vera, il suo modello sempre accanto in spogliatoio e in campo, liberi di parlare la stessa lingua (calcistica; non siate maliziosi). Poi qualcosa si rompe, e Totti e Cassano smettono di parlarsi e di abbracciarsi dopo i gol. Futili motivi, legati pare a una partecipazione al programma “C’è posta per te” e a una spartizione del compenso ritenuta poco equa. Così, dopo aver vissuto a casa dell’amico (quasi un fratello maggiore) Francesco per sei mesi nei suoi primi tempi alla Roma, per due anni non si parlarono.
Ottimi, nel complesso, i suoi rapporti con i colleghi “fenomeni” o “galacticos”: piena sintonia con Ronaldo, nei confronti di Zidane, poi, quasi una deferenza: “Chapeau, come giocatore e come persona. E come si allenava! Non parlava mai, però senti questa: in un anno e mezzo avrà parlato tre volte e quando parlava tutto il mondo stava lì ad ascoltarlo. Trionferà anche come allenatore”. Dopo queste parole mister Zizou ha infilato due Champions di fila…
8. Tacchi, tunnel e assist
Pazzini è forse quello che ne ha beneficiato di più (insieme, alla Sampdoria, fecero rivivere ai tifosi i tempi dei “gemelli del gol” Vialli-Mancini; ora ci riproveranno al Verona), ma non c’è giocatore, specie se di professione attaccante, che si sia mai lamentato del Cassano-calciatore. Ibrahimovic lo adorava e in campo lo voleva sempre al proprio fianco (“Tevez al Milan? A me manca Cassano…”, disse in una conferenza a gennaio 2012, quando si vociferava dell’arrivo dell’argentino in rossonero), Totti lo ritiene “il migliore con cui abbia mai giocato”, Balotelli in Nazionale ricorda ancora quell’assist per il gol di testa alla Germania. Al fianco di Cassano ci si esalta, lo sanno tutti, anche i fantallenatori. Basta vedere come si infuocano le aste del fantacalcio per i suoi partner d’attacco: “Con gli assist di Cassano, quest’anno spacca…”.
9. Corna, minacce e bandierine
Nel 2008 la Treccani ha inserito la parola “cassanata” tra i neologismi della lingua italiana. Definizione: “Gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano”. Se dovessimo corredare con delle immagini, tutti penseremmo al gesto delle corna rivolto all’arbitro Rosetti che l’aveva espulso (31 marzo 2003), alla maglietta lanciata addosso a Pierpaoli (anche qui dopo un’espulsione, contro il Torino) accompagnata da minacce da bullo (“Ci vediamo dopo, ti aspetto qui”), alla bandierina spaccata dopo il gol segnato alla Juventus. Così è più chiaro?
10. Non succederà più
Quante volte l’avrà detto, Antonio, dopo una delle sue cassanate? Assolutamente travolgente, poi, quando lo cantò (il tormentone riprende un vecchio successo di Claudia Mori), ballando nello spogliatoio con Delneri e Garrone, in t-shirt, mutande e calzini bianchi, dopo la conquista di un piazzamento Champions con la Sampdoria, nel 2010. Impossibile non volergli bene, vedendolo così.
E per finire, un bel ripasso generale: tutto Cassano e le sue cassanate in 6 minuti. In dialetto barese, naturalmente