Partite da 45', squadre senza "9" e altre follie: come sarebbe la classifica

Serie A

Vanni Spinella

Partite dimezzate, squadre senza "9": per quali squadre sarebbe un campionato migliore? (Foto Getty)

Cosa accadrebbe se le partite finissero all'intervallo? E se "cancellassimo" i gol degli stranieri o degli attaccanti? Abbiamo stilato le classifiche di questi universi calcistici paralleli

Inter regina del quarto d'ora finale, Napoli specialista in rimonte dopo l'intervallo: sono i numeri a dirlo, ma se volessimo andare oltre? Prendendo spunto da statistiche di questo genere abbiamo fatto delle ipotesi più o meno folli, per vedere come verrebbe riscritta la classifica se, ad esempio, le partite finissero al 75° o se durassero un tempo.  

Se non ci fosse il quarto d'ora finale

Chiamatela "zona Inter", se volete. Otto gol, sui 12 totali, segnati nel quarto d’ora finale. Un totale di 7 punti racimolati in quel breve arco temporale, dato che senza i gol dal 75° in poi sarebbero finite in pari le partite (poi vinte) con Roma, Crotone e Genoa. L’ultimo punto, invece, lo porta il rigore di Icardi al Bologna, sempre nell'ultimo quarto d'ora e con i nerazzurri sotto 1-0: in quel caso, avremmo parlato di sconfitta.

Nessuno come l’Inter, insomma, nei finali di partita: e via con il dibattito su come vada interpretata la tendenza, con chi ci vede orgoglio e carattere (l’Inter che non molla mai) e chi scorge antiche lacune e soliti affanni (l’Inter che non sa chiudere le partite prima).

Pensate che ad aprile 2016 l’Inter di Mancini (quella con cui viene spesso paragonata questa Inter), dopo il crollo di Natale, occupava la quinta posizione in classifica con la terza miglior difesa, ma soffriva proprio i finali, con il 40% delle reti subite (12 su 30) dopo il 75° (e 8 punti persi).

Problemi che non si pongono Napoli e Juventus, che le partite le chiudono molto prima e che, se c’è bisogno di reazioni d’orgoglio per rimediare a uno svantaggio, non aspettano l’ultimo quarto d’ora: se le partite finissero al 75°, loro sarebbero comunque in testa a punteggio pieno. In coda, invece, avrebbe un punto il Benevento, beffato da un gol di Iago Falque al 93° quando lo 0-0 con il Torino sembrava archiviato. Tra chi ci smenerebbe con la “partita abbreviata” figurano anche Lazio e Atalanta, +4 punti ottenuti nel finale con modalità diverse. La squadra di Inzaghi trasformando due pareggi in due vittorie con un paio di golletti allo scadere (Milinkovic-Savic all’89°, 2-1 al Chievo; Immobile all’82°, 3-2 al Genoa), quella di Gasperini con una vittoria (il 2-1 al Sassuolo) e due pareggi strappati sul gong: a Firenze ancora imprecano per Freuler.

Tra le tante che non muoverebbero la classifica senza i quarti d’ora finali c’è anche il Bologna, ma non perché le partite dei rossoblu non siano animate dal 75° in poi, anzi. La squadra di Donadoni bilancia perfettamente beffe subite e arrecate: contro l’Inter, Icardi le toglie due punti al 77° (da 1-0 a 1-1), ma la settimana dopo glieli restituisce Okwonkwo trasformando all’89° lo 0-0 con il Sassuolo in una vittoria.

Se le partite durassero un tempo

La classifica parla chiaro: se si andasse sotto la doccia dopo 45’ la Roma sarebbe la squadra più contenta. Non tanto perché abbia sprecato punti nei secondi tempi (ne ha persi solo 3, con la vittoria sull’Inter che dopo l’intervallo si è trasformata in una sconfitta), ma perché crollerebbero tutte le avversarie dirette: -4 la Juventus (vittorie con Genoa e Fiorentina ottenute nella ripresa), -8 l’Inter (e dei suoi finali sprint abbiamo già detto tutto), addirittura -10 il Napoli, a cui evidentemente fanno bene le strigliate di Sarri tra un tempo e l’altro.

Per gli azzurri ben due partite ribaltate totalmente (da sconfitta a vittoria con Atalanta e Lazio) che hanno portato 6 punti, altre due in pari fino all’intervallo e vinte una volta rientrati dallo spogliatoio (Bologna e Spal) che ne sono valsi altri 4. E sempre senza sostituzioni al 45°, segno che a cambiare è l’atteggiamento della squadra, non l’interpretazione tattica.

Spiccano anche la Sampdoria, che avrebbe due vittorie in meno finendo nella colonna di destra, e il Benevento, che avrebbe tre punti: per tre volte consecutive (Samp, Bologna, Torino) la squadra di Baroni ha tenuto il pari fino al 45° per poi perdere di misura nella ripresa.

Quanto pesano i gol stranieri?

A braccetto anche nel “crollo”: la Serie A all’italiana, riscrivendo cioè la classifica dopo aver cancellato tutti i gol dei giocatori stranieri, vedrebbe Juventus e Napoli scivolare nei bassifondi, ma comunque insieme. Sempre appaiate anche in quell’ipotesi, a 5 punti, 13 in meno di quelli che hanno in realtà.

Stiamo giocando con gli universi paralleli, lo ribadiamo. Ma è curioso constatare, ad esempio, come i 18 gol della Juve portino tutti firme straniere: i 17 fatti da Dybala, Higuain, Mandzukic e compagnia e persino l’autorete di cui hanno beneficiato i bianconeri, quella di Hetemaj. E paradossalmente il 4-2 rifilato al Genoa, senza la tripletta di Dybala e il gol di Cuadrado, diventerebbe un pareggio per 0-0 e non una sconfitta, perché ai rossoblu dovremmo togliere il gol di Galabinov ma anche l’autorete… di Pjanic

In casa Napoli, invece, il campionato sarebbe iniziato con due sconfitte, dato che dei 3-1 rifilati a Verona e Atalanta resterebbero solo i gol di Pazzini e Cristante. Giù anche le milanesi (un gol italiano su 12 per l’Inter, quello decisivo di D’Ambrosio al Genoa; 3 su 10 per il Milan), mentre la Lazio perderebbe ben poco: i gol di Immobile non li cancella nessuno.

Un mondo senza centravanti

Proviamo allora un altro folle esperimento, e cancelliamo i gol dei nove, veri o falsi che siano: Higuain, Mertens, Dzeko, Icardi, Belotti, Immobile… Il risultato è sorprendente perché Napoli e Juventus restano in cima, e sempre a punteggio pieno, segno che i loro centravanti, quelli che per la teoria di Beppe Bergomi “fanno giocare bene la squadra”, non hanno spostato gli equilibri, almeno non con i loro gol. Tradotto, Mertens e Higuain non hanno ancora segnato reti decisive, senza le quali Napoli e Juve non avrebbero portato a casa la vittoria. I loro gol si confondono in mezzo a quelli dei compagni: nel caso del Pipita in particolare, Dybala lo ha spesso “sostituito”, in questo inizio di stagione, facendo più il 9 che il 10.

Verrebbe da pensare, poi, che un’Inter senza i gol di Icardi si troverebbe in fondo alla classifica: e invece, eliminate le reti del 9 argentino, i nerazzurri perderebbero solo il punto raccattato a Bologna su rigore (1-1). In tutte le altre gare, i gol di Maurito sono stati arrotondati da quelli di un compagno (Perisic in due casi); e nel 3-1 contro la Roma, tolta la doppietta di Icardi, l’Inter vincerebbe comunque 1-0 (Vecino), visto che ai giallorossi non va conteggiato il gol di Dzeko. Discorso simile per la Lazio e il suo Immobile, mentre ne beneficerebbe l’Udinese, dato che finora ha preso gol da quasi tutti i centravanti che ha affrontato (Inglese, Borriello, Kalinic, Belotti, Dzeko). Classifica alla mano, un mondo senza “9” non sarebbe molto diverso. Ma sicuramente molto più noioso.