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Blatter: "Contro di me un complotto. L'Italia? Non mi ha mai amato troppo"

Serie A
Sepp Blatter, ex presidente della Fifa (Getty)

L'ex numero uno della Fifa parla al Corriere della Sera: "I Mondiali del 2022 dovevano andare agli Usa, ma la Francia...". E ancora: "Ridurre gli errori è un bene ma toglierli del tutto no, così si perde l’aspetto umano del gioco. E non è vero che ho avuto un rapporto tormentato con l'Italia..."

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Lui, l'Italia e il codice etico: "E' stato tutto un grande complotto". Passando per l'assegnazione dei Mondiali del 2022: "Dovevano andare agli Stati Uniti...". Sepp Blatter - ex numero 1 della Fifa dal 1998 al 2016 - si racconta in un'intervista sul Corriere della Sera. Dal passato da presidente fino alla mancata premiazione dell'Italia nella Coppa del Mondo del 2006. Le sue parole. 

"Ecco la verità sui Mondiali in Qatar..."

Blatter dice la sua: "Il comitato esecutivo aveva un’intesa: la Coppa del Mondo 2018 doveva andare alla Russia, quello dopo agli Usa. Era un ponte ideale: le nazioni che erano state in guerra fredda per anni venivano riunite dal calcio. E invece i piani saltarono. In Francia comandava Sarkozy che faceva affari con l’allora principe ereditario del Qatar, oggi emiro, Tamim bin Hamad al Thani. I due si vedono all’Eliseo a cena e convocano Platini, allora presidente Uefa e nel comitato esecutivo della Fifa, che sosteneva la doppia assegnazione Russia-Usa. Finito l’incontro Platini mi chiama.“Sepp, ho un problema e se ce l’ho io ce l’hai anche tu. Sarkozy mi ha chiesto di votare per il Qatar e mi ha detto che anche i miei amici devono andare in quella direzione”. Non ero d’accordo, alla fine ha vinto il Qatar. Il presidente Obama però non era arrabbiato. Gli inglesi, loro sì che si arrabbiarono e se la presero con me".

"L'Italia non mi ha mai amato troppo"

E ancora: "La violazione del codice etico è stato tutto un grande complotto, gli americani volevano una testa: la mia, alla fine, l’hanno avuta con il concorso della commissione etica. La mia missione non è finita. Alla fine mi ha sospeso un tribunale sportivo, ma tutta l’attività della commissione etica ha lasciato l’impressione che si sia trattato solo di un gigantesco complotto. La giustizia ordinaria non mi ha mosso accuse, alla fine hanno fatto tutto gli americani. E gli inglesi, soprattutto gli inglesi". Sul rapporto con l'Italia: "Non mi ha mai amato troppo. Quando Havelange decise di ritirarsi nel 1998, Matarrese venne da me, che ero segretario della Fifa, e mi disse: “Sepp ti devi fare da parte”. Poiché Havelange era dimissionario, in tre minuti (con una mozione votata all’istante) mi fece fuori dal comitato Fifa. Era metà marzo del 1998, a fine mese mi candidai, sostenuto da Platini. Matarrese tornò: “Eh dai, non facciamo la guerra, accordiamoci”. Troppo tardi. Vincemmo con i voti delle federazioni americane". E infine: "Che faccio ora? Vivo. Accompagnato da una massima che rispetto: se non prendi dei rischi non avrai mai una chance, ma se prendi la chance puoi anche perdere".

Sul Var: "Ridurre gli errori ok, ma..."

"Ridurre gli errori è un bene ma toglierli del tutto no, così si perde l’aspetto umano del gioco. Il rapporto calcio-televisione però è vitale: con la tv il calcio ha raggiunto ogni angolo del pianeta. La testata di Zidane a Materazzi? Lì la tv aiutò molto, sì. Sarebbe stato ingiusto lasciare in campo Zidane. Perché non premiai l'Italia campione del Mondo? Preferisco non tornare ancora su quell’episodio - ammette - l’Italia meritava di vincere e questoè tutto. Non è vero che ho avuto un rapporto tormentato con l'Italia, nel 1997 ricevetti anche il Premio Artemio Franchi. Prima, negli anni 70, ero direttore marketing della Longines, sponsor della Ferrari. Mi portarono a Maranello da Enzo Ferrari: ero un ragazzo, mi mise soggezione. Poi, dopo i Mondiali del ’90, ho avuto ottimi rapporti con la famiglia Agnelli e con Montezemolo".