Milan-Genoa, Bonucci espulso col Var: salta la Juve

Serie A

La gomitata a Rosi costa caro al capitano rossonero, poi squalificato per due turni. Il quarto cartellino rosso in carriera gli farà perdere la sfida contro la sua ex squadra. In precedenza saltererà anche la partita con il Chievo

BONUCCI, DUE GIORNATE DI SQUALIFICA

LA CRONACA DI MILAN-GENOA

Senza Var, le cose sarebbero andate in modo diverso. Bonucci espulso in Milan-Genoa su segnalazione dei videoassistenti dell'arbitro. Per la prima volta in Serie A un calciatore riceve il rosso diretto non per un fallo di gioco ma per condotta violenta passata inosservata agli occhi dell'arbitro. Adesso il difensore del Milan rischia di saltare la sfida contro la sua ex squadra, la Juventus, che si giocherà tra due giornate, nel prossimo weekend, dopo il turno infrasettimanale sul campo del Chievo Verona.

L'episodio

Al 22' del primo tempo, Calhanoglu batte un calcio di punizione dalla fascia sinistra: il pallone è troppo lungo per tutti, ma l'arbitro ferma subito il gioco per un fallo in attacco. Nella mischia Bonucci ha colpito con una gomitata Rosi, che resta a terra e perde sangue copiosamente. Arriva la chiamata dei Var: l'arbitro Piero Giacomelli va a controllare l'episodio sul monitor. Gli basta poco per prendere la sua decisione: rosso per Bonucci. Per il numero 19 è la terza espulsione in Serie A, la quarta in carriera. L'ultima volta il 7 marzo 2012, in Bologna-Juventus, quando ricevette una doppia ammonizione.

Cosa rischia Bonucci

Già lunedì conosceremo il verdetto del giudice sportivo. Possiamo provare a capire cosa rischia Bonucci dando un'occhiata al codice di giustizia sportiva, all'articolo 19, comma 4, che – fatte salve attenuanti e aggravanti - prevede tre giornate di squalifica in caso di condotta violenta. Bonucci dunque salterà la sfida col Chievo, quella con la Juventus e, se non verranno concesse attenuanti, anche quella contro il Sassuolo. Per ricevere una squalifica inferiore a due giornate, e quindi giocare contro la sua ex squadra, il gesto del difensore dovrebbe venire invece considerato come un “grave fallo di gioco”: un intervento cioè fatto sì con vigoria sproporzionata ma nel contendere il pallone all’avversario. Un'ipotesi difficilissima.