Scherzetti da derby: i 6 Genoa-Samp che hanno fatto la storia

Serie A

Vanni Spinella

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Beffe, imprese e grandi eroi: la storia del derby di Genova è fatta di partite mitiche, di giocate scolpite nella memoria dei tifosi, di sfottò e nomi che vengono ritirati fuori ancora oggi

AMARCORD SAMP, IL DERBY DI GENOVA SECONDO VIALLI E PELLEGRINI

Arrivano al derby con umori diversi, praticamente opposti. Il Genoa, penultimo a pari col Verona, ha avuto una partenza peggiore in Serie A solo una volta nella sua storia: bisogna risalire al 1959/60, quando raccolse una vittoria e due pareggi nelle prime 11 giornate e a fine stagione scese in B. La Sampdoria, sesta con vista sull'Europa, nell'era dei tre punti ne aveva collezionati 20 solo una volta, dopo 10 gare: nel 2009/10, quando chiuse al quarto posto. Ecco perché chi vince fa uno "scherzetto" all'altra, che sia avvicinarla alla B o allontanarla dall'Europa. Intanto abbiamo scelto 6 derby storici, 3+3, fatti di beffe, imprese e grandi eroi.

8 maggio 2011
GENOA-SAMPDORIA 2-1 ("il gol di Boselli")

Boselli, basta la parola. A tre giornate dalla fine del campionato, la Sampdoria galleggia sopra alla zona retrocessione, un punto appena sopra alla linea rossa. Il Genoa, che naviga tranquillo a metà classifica, può giocarsi il derby senza pensieri per la testa, se non quello di aiutare i cugini ad affondare in Serie B. I rossoblu vanno in vantaggio nei minuti di recupero del primo tempo con Floro Flores, che proprio con la maglia blucerchiata aveva segnato il suo primo gol in A nel 2004. Esperienza troppo breve (4 presenze) per considerarsi un ex e non esultare correndo dall’altra parte del campo sotto a una Gradinata che fa festa doppia.

Si va all’intervallo con i sogni dei tifosi del Genoa che sembrano materializzarsi, perché intanto il Lecce sta pareggiando con il Napoli (che insegue un posto in Champions) e ha raggiunto in classifica i blucerchiati. Si torna in campo e, a Lecce, Corvia firma anche il sorpasso. La Samp non perde la testa e il 67° minuto è quello in cui torna a respirare: Mascara, del Napoli, fa 1-1, ma soprattutto Pozzi trova il pareggio contro il Genoa, aiutato da un errore di Eduardo che non trattiene un pallone scagliato da Palombo da casa sua. Non è certo finita qui. Minuto 88, “din don din don, ha segnato Chevanton”, cantano i tifosi del Genoa, perché da Lecce giunge la notizia del vantaggio dei pugliesi sul Napoli, rete con cui la Samp scivola in zona retrocessione, a -1 proprio dal Lecce. Al popolo rossoblu andrebbe già bene così, ma la festa si arricchisce con un ulteriore elemento che diventa subito storia del derby: quando l’1-1 sembra ormai scritto, con il Genoa in 10 per l’espulsione di Mesto, al 97° arriva il gol di Boselli che decide il derby e, di fatto, getta la Sampdoria nel panico. Perdendo anche le ultime due partite, finirà in B una stagione iniziata giocando il preliminare di Champions.

3 maggio 2009
GENOA-SAMPDORIA 3-1 ("la tripletta del Principe")

A 5 giornate dalla fine, il Genoa di Gasperini si è arrampicato fino a un quinto posto che significa Europa League, a -1 dal preliminare di Champions. Mezza città sogna l’impresa, l’altra mezza si interroga su come rovinare i piani dei rossoblu. Ne esce un derby nervoso, con tre espulsi nel finale (Ferrari e Thiago Motta da una parte, Campagnaro dall’altra), in cui il protagonista indiscusso è il “Principe” Milito, autore di una tripletta, primo giocatore a riuscirci nella storia del derby di Genova. Il primo gol è un tocco sotto porta, il secondo – dopo il provvisorio 1-1 di Campagnaro – un sinistro a incrociare di prima intenzione un pallone che rimbalzava dalle sue parti, il terzo un omaggio di Palladino, che al 93° sceglie la via dell’altruismo per finalizzare un contropiede due-contro-zero. Il Genoa si tiene stretta l’Europa, ma non riuscirà a fare altrettanto con il suo Principe, che dopo i 24 gol stagionali andrà all’Inter a rimpiazzare il capocannoniere (25 gol) Ibrahimovic.

25 novembre 1990
SAMPDORIA-GENOA 1-2 ("cartoline di Natale")

Una punizione da cartolina. Quella che, per Natale, i tifosi del Genoa fecero stampare e spedirono come regalo ai cugini blucerchiati, futuri campioni d’Italia. Nell’anno dello Scudetto della Sampdoria di Vialli&Mancini, infatti, il Genoa si toglie lo sfizio di vincere il derby in casa dei rivali (e di non perdere quello di ritorno: 0-0), grazie a un prodigio su punizione del brasiliano Branco. Sgambetto grazie al quale l’Inter, che intanto batte il Napoli di Maradona e Careca, raggiunge in vetta la squadra di Boskov. Vialli su rigore risponde a Eranio, poi al 74° lo specialista Branco esplode il suo sinistro colpendo, come spiega lui, «con “tres dedos”». Click: foto scattata. Nella cartolina c’è Pagliuca proteso che non arriva all’incrocio e la palla che si infila proprio lì; sullo sfondo una Gradinata in festa. C'è chi ne ha fatto un quadro.

18 novembre 2012
SAMPDORIA-GENOA 3-1 ("mi presento, sono Maurito")

Quart’ultima contro terz’ultima: è un derby di bassa classifica in cui si gioca per salvarsi la pelle ma anche per inguaiare l’altro, cacciandolo ancora più giù. Il Genoa di Delneri, un punto in meno in classifica dei blucerchiati, è un mezzo mistero: 4-4-2 con un tandem d’attacco, Borriello-Immobile, sulla carta devastante, considerando che si tratta del Ciro reduce dalla stagione record con Zeman al Pescara. La Sampdoria di Ferrara, invece, dopo 3 vittorie e 2 pareggi nelle prime 5 giornate, si è spenta. Black-out totale, 7 sconfitte di fila. Capite cosa significherebbe l’ottava, nel derby. Solo una settimana prima ha perso 2-0 a Palermo, rimediando una doppietta da un giovanissimo argentino che ha segnato i suoi primi gol in A: si chiama Paulo Dybala.

Ferrara forse prende spunto e lancia per la prima volta titolare un suo connazionale, altrettanto giovane. Si chiama Mauro Icardi. Samp in vantaggio dopo un quarto d’ora, con Poli (primo gol in A) che aggancia con grazia quello che era un tiro dalla distanza di Maresca, si gira e segna. Poco dopo il giovane Icardi fa intravedere le qualità del grandissimo attaccante andandosene in progressione, reggendo l’urto con Granqvist che cerca di tagliarlo fuori a spallate e concludendo in diagonale: Frey para ma non trattiene e il rientrante Bovo, sulla corsa, insacca nella propria rete. Immobile la riapre nel secondo tempo, ma a 2’ dalla fine Icardi trova la meritata gloria personale e il primo gol in Serie A, all’esordio da titolare. Per la Sampdoria è una boccata d’ossigeno, il Genoa sprofonda all’ultimo posto: a fine stagione, però, si salveranno entrambe. Delneri entra comunque nella storia come il primo allenatore ad aver perso il derby di Genova alla guida di entrambe le squadre.

11 aprile 2010
SAMPDORIA-GENOA 1-0 ("ci pensa Antonio")

Si è sempre parlato della sensibilità dei piedi di Cassano, nel corso della sua carriera, sorvolando forse su un altro aspetto. Cassano era fortissimo anche di testa. Magari non splendido da vedere in uno stacco aereo, ma sempre puntuale, nel posto giusto, persino difficile da contrastare, se vogliamo. Di testa ha segnato gol importanti, a Genova ha deciso un derby.

A 6 giornate dalla fine entrambe le genovesi credono nell’Europa e possono tirarsi a vicenda un brutto scherzo. Genoa a 3 punti da un posto che vale l’Europa League, Samp addirittura quarta (posizione che valeva il preliminare di Champions) a pari punti col Palermo. Ne nasce una sfida accesa, equilibrata, decisa appunto dal colpo (di testa) di un campione. Sulla torre di Lucchini, imbeccato dalla punizione di Palombo, Cassano è appostato bene, stacca con il tempo giusto resistendo al contrasto aereo con Moretti, impatta la palla con quell’unico spiraglio di fronte che gli può permettere di indirizzarla in porta. Un colpo volutissimo, da centravanti alla Pazzini, suo gemello all’epoca in quella Samp dei miracoli che guidata da Delneri chiuderà il campionato confermando il quarto posto ma buttando poi la qualificazione ai gironi di Champions nel preliminare. Il Genoa, nono, resterà fuori dall’Europa.

17 febbraio 2008
GENOA-SAMPDORIA 0-1 ("Maggio, odi et amo")

Il nome che finisce nel tabellino e che dunque resta nella storia è quello di Christian Maggio, ma mai come in questo caso non bisogna dimenticare tutto quello che c’è dietro a quel gol. A partire da Antonio Cassano, autore di una serie di assist che a Genova sponda Samp ancora si sognano di notte. E poi c’è Maggio, che fino a 3’ dalla fine rischia di uscire tra i fischi perché quelle palle magiche inventate dal compagno non riesce proprio a spingerle in rete, fino all’ultima, che lo fa diventare un eroe. Prima del gol Maggio se ne divora tre limpidi, stoppato da un ottimo Rubinho o tradito dall’emozione, tanto che Cassano inizia a sembrare insofferente come capita ai grandissimi con un’alta considerazione di sé quando hanno l’impressione di giocare con gente che non è in grado di parlare la loro stessa lingua (non a caso, Ibrahimovic e Cassano, uguali sotto questo punto di vista, andavano d’accordissimo).

Come accade sempre in questi casi, però, il triste Maggio fallisce le occasioni più semplici (risvegliando in qualsiasi tifoso neutro un sentimento di tenerezza), per poi infilare il pallone più complicato. Nell’occasione si vede Cassano in uno dei punti più alti della sua carriera, con una serpentina in mezzo a tre avversari storditi da continui cambi di direzione: se ne va sulla sinistra, raggiunge la linea di fondo e poi fa partire una morbida palombella verso il secondo palo. Maggio di testa si fa parare la prima conclusione (e in pochi si stupiscono, a quel punto), ma la fortuna gli concede un nuovo tentativo con la palla che gli torna sul piede: girata di destro, forte, quasi a occhi chiusi, pallone che forse sarebbe anche uscito ma che si infila grazie a una deviazione di uno dei difensori a protezione della porta. L’autore del gol si scrolla di dosso un macigno e urla la sua liberazione sotto alla Gradinata Sud, raggiunto dai compagni in festa. Nell’altro angolo, Antonio Cassano si siede per terra, da solo. Esausto, probabilmente pensando “Alla fine sono riuscito a fartelo fare”.

0’46’’ e 1’17’’: Cassano si conferma il compagno di squadra che ognuno di noi vorrebbe avere al proprio fianco al calcetto del martedì per segnare valanghe di gol. Maggio invece, nell'occasione, sembra il compagno scarso che tutti cercano di far segnare. Finché a un tratto...