Sampdoria, Giampaolo: "Farei di tutto per arrivare in Europa. La Juventus è l'unica big che mi manca..."

Serie A
Marco Giampaolo, allenatore della Sampdoria (getty)
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L'allenatore blucerchiato verso la sfida con i bianconeri: "Non ho mai vinto, speriamo di essere al top e che loro non lo siano. Torreira? È sempre acceso mentalmente". Sulla sua carriera: "Non ho mai svenduto le mie idee, la C sfida con me stesso. Mi sento come un papà per la squadra"

La Sampdoria-spettacolo di Marco Giampaolo è arrivata al momento della verità. Per poter restare lassù, tra le grandi della classifica, serve fare punti contro la Juventus. Cosa che, a Marco Giampaolo, in carriera non è mai riuscita: nove partite da allenatore contro i bianconeri, nove sconfitte: “È l’unica grande che mi manca”, ha raccontato sulle colonne de La Stampa. “La Juve è una bestia tentacolare, ha la forza e la mentalità per disporre di una partita come meglio crede. Bisogna essere al top e sperare che loro non lo siano”. Intanto, la Samp sogna l’Europa: “Ci sono ingredienti. La qualità della squadra, anche morale, perché è più bravo pure l’allenatore se i calciatori sono bravi. Poi l’organizzazione del club, lo scouting, i tifosi”. Questo, nonostante le cessioni estive di due stelle come Schick e Skriniar: “I giocatori migliorano se hanno qualità, un somaro non diventerà mai un purosangue. Vedremo, se dovessimo continuare così, chi ne raccoglierà i frutti”. E in vetrina c’è un nuovo gioiello, Torreira: “È sempre acceso mentalmente”.

"Farei qualsiasi cosa per l'Europa League. Juve o CT? Sto bene qui"

Un intenditore di vini, Marco Giampaolo, che si sta godendo la sua bottiglia di rosso: “Se fossimo un vino saremmo un Barolo di Rivetti o un ottimo Montepulciano di Valentini”, ha raccontato. Ma il respiro è europeo: “Europa League? È presto per dirlo. Ci può essere un’intrusa ogni tanto al 6º o 7º posto: l’anno scorso è successo all’Atalanta, prima al Sassuolo, ma non è facile”. Se la Samp ci arrivare, Giampaolo sarebbe disposto a fare una follia? “Farei qualsiasi cosa. Ma se ce la faremo sarà per altre ragioni”. Sulla possibilità di allenare la Juventus al posto di Allegri: “Sto bene qui. Max merita grandi elogi, anche il suo è un lavoro difficile. E tre scudetti di fila con due finali di Champions non sono poca cosa. Otto anni fa ci fu un incontro, poi niente: non era la migliore Juve, forse non ero pronto io”. Stesso discorso per il posto di CT: “Mi vedo bene alla Samp. Come può uscire il calcio italiano dalla crisi? Einstein sosteneva che la crisi può anche essere una bene- dizione, un’opportunità, a patto di imparare dagli errori”.

"Non ho mai svenduto le mie idee. Mi sento un papà"

La risalita di Giampaolo è stata repentina: ha assaggiato solo pochi anni fa anche la Lega Pro. “Se mi sono mai sentiti perduto? Sono sempre stato molto testardo. Non ho mai svenduto le mie idee, né sono mai sceso a compromessi per salvarmi il posto. Puoi anche farlo, ma duri una partita in più. La vittoria è essere in pace con se stessi. Cremona era l’ultimo treno, ho scelto io di ripartire da lì. Una sfida con me stesso: volevo vedere se sarei riuscito a tornare in A ripartendo dalla categoria più bassa del professionismo. Poi il doppio salto me l’ha fatto fare l’Empoli”. Sui suoi maestri: “Mi ha illuminato Sacchi, ho seguito Delneri, Prandelli e Spalletti. Quindi sono stato all’estero: ho studiato il Barcellona di Guardiola, quello B di Luis Enrique, i settori giovanili. Era un calcio che mi affascinava e ho cercato di riproporlo qui”. E magari la carriera di Giampaolo sarebbe potuta essere anche migliore… “Ma non è ancora finita. Io mai in una grande? Oltre alla Juve mi hanno cercato negli anni Roma e Milan. Evidentemente hanno preferito qualcun altro più bravo di me”. Una battuta finale sulla sua figura di maestre o padre per la squadra: “Devo essere una figura credibile e coerente, come nella vita devono esserlo i genitori. Quindi sì, in un certo senso un papà”.