Luciano Spalletti è il simbolo della rinascita dell'Inter, una squadra che appare rigenerata dopo appena sei mesi. Dalla valorizzazione di Icardi e Perisic alla fiducia incondizionata a Skriniar, passando per l'utilizzo di giocatori rivitalizzati come Nagatomo e Ranocchia: ecco le cinque mosse che hanno permesso a Spalletti di riportare il club nerazzurro in testa alla classifica
Dici Spalletti e pensi all’Inter. In retorica si definisce sineddoche: una parte per il tutto. Ormai l’allenatore nerazzurro è sempre più immagine ed espressione della sua tifoseria e del nuovo "rinascimento interista". Il suo pubblico lo segue dappertutto: sui social (dove i suoi post vengono rilanciati come memoriali della fede nerazzurra), a San Siro (i tifosi dell’Inter sono in testa come affluenza media allo stadio) e anche in trasferta. Un movimento nerazzurro che segue il suo vate, come era successo soltanto con un altro vate nella storia recente. Il "vate di Setubal", come chiamano José Mourinho in Portogallo. Proprio come fece lo "Special One" con la sua Inter, anche Spalletti ha modellato la squadra a sua immagine e somiglianza. Ecco le cinque mosse della "cura Spalletti" con cui ha trasformato l’Inter in appena sei mesi, portandola in testa alla classifica nonostante il mercato estivo di basso profilo.
1) Ha convinto Perisic a restare
L’uomo copertina dell’Inter che torna in testa alla classifica è sicuramente Ivan Perisic, autore di una tripletta nel 5-0 rifilato al Chievo. L’esterno croato sembrava a un passo dall’addio in estate. Luciano Spalletti lo ha convinto a restare, indossando i panni del "mental coach". Un po’ come fece José Mourinho con Wesley Sneijder, quando lo convinse a sposare la causa nerazzurra. Lo ha riportato al centro del progetto, motivando e responsabilizzando il giocatore, facendolo sentire uomo squadra. Una mossa vincente. Adesso è impossibile immaginare un’Inter senza Perisic, in quel tridente infuocato con Icardi e Candreva. Fino ad ora Perisic ha collezionato 7 gol e 6 assist in 15 partite. Numeri da fenomeno per un’ala.
2) Ha valorizzato Icardi
Icardi ha sempre fatto gol, anche quando l’Inter è andata male negli ultimi anni. Ma la sua vena realizzativa in questo campionato ha raggiunto vertici mai visti: 16 reti in 15 partite, con l’ingresso ufficiale nella classifica dei 10 marcatori migliori nella storia dell’Inter (raggiunto Corso a quota 94). Ma la mano di Spalletti nella crescita di Icardi non riguarda soltanto il numero dei gol. Il nuovo allenatore dell’Inter ha fatto calare sempre di più Icardi nel ruolo di capitano. Alcuni tifosi, nostalgici di Javier Zanetti, lo definivano un ottimo attaccante, ma un discreto capitano. Adesso dovranno ricredersi. Maurito è maturato, diventando leader dello spogliatoio, trascinatore della squadra al di là dei gol. Merito anche di Spalletti, che sin dal primo momento ha messo le cose in chiaro questa estate, quando sembrava che la leadership di Icardi potesse essere messa in dubbio: "È tra i giocatori migliori che abbia mai allenato". Spazzate via le polemiche con i tifosi, annullate le voci di mercato. Icardi e Inter, stessa iniziale, stessi obiettivi.
3) Due nuovi polmoni a centrocampo
Da ex centrocampista, Spalletti conosce l’importanza di avere giocatori di spessore in mezzo al campo. Per questo ha subito dettato la sua linea una volta arrivato all’Inter. A centrocampo ha scelto di "trapiantare" una coppia già collaudata alla Fiorentina, quel "Borja Valero-Vecino" che sembra ormai un’unica parola, un binomio inseparabile. Anche in questo caso la mossa si è rivelata azzeccata, anche grazie al lavoro di Piero Ausilio e Walter Sabatini, che hanno consegnato a Spalletti la coppia di centrocampisti che desiderava.
4) Non cambiare molto, ma cambiare bene
I terzini sono il ruolo più delicato nella recente storia nerazzurra. Dall’incubo di Vratislav Gresko, terzino slovacco per sempre legato al dramma del 5 Maggio 2002, alla delusione per Roberto Carlos, fenomeno brasiliano frettolosamente ceduto al Real Madrid, passando per il "filosofo" Grigoris Georgatos, esterno tornato in patria a causa della saudade per la Grecia. Anche in questa stagione sembrava che i tifosi nerazzurri dovessero fare i conti con alcuni elementi poco brillanti come Nagatomo, D’Ambrosio, Santon e Ranocchia. Tutti giocatori impiegati da Spalletti, che ha saputo rivitalizzarli e tirare fuori il meglio anche dagli elementi più inaspettati della rosa. "Solo nella mente dei nostri nemici può esistere una distinzione tra esclusi e titolari. Le partite si vincono tutti insieme durante la settimana. Sempre più uniti, sempre più Inter", scrive Spalletti su Instagram. Gli innesti a centrocampo di Borja Valero e Vecino sono le due uniche novità determinanti in questa squadra, insieme all’acquisto di Skriniar in difesa. Per il resto l’Inter è praticamente la stessa della passata stagione. Questo significa che non è importante cambiare molto, ma cambiare bene. Il lavoro dell’allenatore nel saper valorizzare i calciatori già presenti in rosa in appena sei mesi è stato straordinario. L'Inter ha raccolto 39 punti dopo 15 giornate: non aveva mai guadagnato un bottino come quello raccolto in questo campionato. Ha 18 puni in più rispetto alla passata stagione, 6 vittorie in più, 11 gol segnati in più, 11 gol subiti in meno.
5) Puntare per primo su Skriniar
Lo scorso luglio in pochi avrebbero scommesso su Milan Skriniar. Figuratevi, chi avrebbe messo un giocatore con quel nome al centro della difesa dell’Inter? E invece, per uno strano scherzo del destino, è proprio "Milan" la colonna della difesa nerazzurra. Luciano Spalletti lo ha cercato, voluto, corteggiato insieme al lavoro della coppia Ausilio-Sabatini. Non sono arrivati altri innesti in difesa, sintomo che era lui il titolare designato. Il costo dell’operazione ha lasciato gli interisti con qualche dubbio: Skriniar è arrivato dalla Sampdoria per 15 milioni di euro più il cartellino di Caprari, valutato 13 milioni. Un affare complessivo da quasi 30 milioni di euro. Oggi Skriniar ne vale sicuramente di più. Molti top club europei adesso lo cercano, ma con un contratto di 5 anni sarà difficile portarlo lontano dall’Inter e da quell’allenatore che ha subito creduto in lui. Il gigante slovacco, classe 1995, ha dimostrato anche di saper segnare: per lui già 3 gol in queste prime 15 partite. Il gol di testa contro il Chievo, con quel "coast to coast" insolito per un difensore, è l'immagine della grinta e della voglia di vincere dell'Inter di Spalletti.