Maradona contro Icardi: lo scontro continua, ma al femminile con Wanda e Gianinna

Serie A
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Nuovo episodio della diatriba tra Maradona e Icardi. Dopo le dichiarazioni del Pibe de Oro ai sorteggi per i Mondiali, arriva la replica di Wanda Nara, a cui a sua volta segue quella della figlia di Diego, Gianinna

Un duello che continua, fatto di battute piccate, dove la reciproca antipatia non si nasconde. Ma stavolta, le discussioni che proseguono ormai da anni fra Maradona e Icardi hanno coinvolto anche le donne: Wanda, moglie e agente del capitano dell’Inter, e Gianinna, secondogenita di Diego ed ex moglie di Sergio Aguero. L’ultimo episodio della serie è cominciato lo scorso 1° dicembre, quando in occasione dei sorteggi per i Mondiali di Russia, Maradona ha colto l’occasione per criticare Icardi e consorte: “Sampaoli ha preferito convocare un giocatore infortunato piuttosto che Higuain che ha sempre fatto gol. Icardi ha una moglie che vuole entrare nel mondo del calcio, e gioca a pallone con i figli di Maxi Lopez. So bene la storia, Wanda ha chiamato più volte sia Bauza che Martino, me lo hanno raccontato sia loro che gli assistenti, chissà quante volte avrà chiamato Sampaoli. E’ una porcheria”.

Botta e risposta al femminile

Puntuale è arrivata la replica di Wanda, attraverso il proprio profilo Twitter: “Raccomando l’antidoping perché purtroppo in eventi così importanti ci sono persone annebbiate che vogliono solo rovinare momenti simili con invenzioni e parole fuori luogo”. Per poi ribadire il concetto poco dopo con un altro post: “E’ un’ossessione”. Gianinna ha risposto così alla signora Icardi: “Che pena che tu non possa evitare di criticare un’altra persona per il suo passato, pur avendo dei figli. Io ricordo il tuo di passato e sono felice che l’abbia superato. Wanda (con tanto di tag), le dipendenze non sono uno scherzo e alle spalle c’è molta sofferenza. Spesso non sono d’accordo con ciò che dice mio padre, ma lo apprezzo profondamente per essere uscito da una dipendenza che ha fatto del male a tutti. Credo che tu non debba tirare in ballo malattie né per difenderti né per aggredire”. Fine dell’ennesimo (e speriamo ultimo) atto.