Edera, dall'oratorio ai gol all'Olimpico: Torino, ecco il tuo talento

Serie A

Gli osservatori del Toro l'hanno scovato in un oratorio di periferia, poi tutta la trafila con le giovanili granata fino al ritiro estivo di quest'anno con Mihajlovic che se lo tiene stretto: "Non va da nessuna parte, può conquistarsi un posto qui". Ora i gol all'Olimpico, uno stadio che è nel suo destino

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Non capita a molti giocatori di essere "scoperti" da un grande club giocando in oratorio; non capita a molti di essere chiamati per il ritiro della prima squadra solo perché qualcuno dei grandi si è infortunato e guadagnarsi la propria chance in Serie A, né di segnare due gol nel giro di poco più di una settimana all’Olimpico di Roma, una città e due squadre nel destino di Simone Edera. Al quale tutto questo invece è capitato, rendendo la sua storia unica. Da raccontare. Proprio così. 2004, Oratorio Valdocco, periferia di Torino. Gli osservatori granata notano questo ragazzino smilzo e lo chiamano per un provino: è l’inizio di un percorso granata lungo tredici anni, che ieri ha vissuto un’altra tappa prestigiosa ma che è destinato a continuare. "Se non si monta la testa, può diventare importante", ammonisce il sergente Mihajlovic in conferenza stampa, dopo che grazie al gol del momentaneo 2-0 di Edera (la partita finirà 2-1), il Torino è riuscito ad eliminare la Roma agli ottavi di finale di Coppa Italia. Primo retroscena: "Siamo stati fortunati perché due giocatori si erano infortunati e l’abbiamo aggregato alla squadra, può diventare veramente forte e l’ho voluto tenere a tutti i costi dopo due allenamenti".

Roma nel destino, in mezzo uno Scudetto Primavera

Ci aveva visto giusto, proprio come quegli osservatori nel lontano 2004. Edera era soltanto un ragazzino, ma sarebbe diventato una costante nella trafila delle giovanili granata. Un percorso che ha il suo apice nella finale scudetto Primavera del giugno 2015: è proprio in questa occasione che le squadre romane cominciano a intrecciarsi con il destino del giovane attaccante esterno. Il Toro guidato dall’attuale allenatore del Frosinone, Moreno Longo, vince uno scudetto che mancava da ben 23 anni, con rigore decisivo segnato proprio da Edera. L’avversario? La Lazio, allora allenata da Simone Inzaghi… Sì, l’allenatore contro cui il gioiellino granata ha segnato il suo primo gol in Serie A, nella partita giocata all'Olimpico l'11 dicembre e le cui polemiche successive hanno forse oscurato le gesta sul campo del talentino con la maglia numero venti. Ma il filo che lega la città di Roma ad Edera è colorato anche di giallorosso: l’esordio assoluto in Serie A era arrivato un anno e mezzo fa. E dove, se non all’Olimpico? E non in una gara qualsiasi: 20 aprile 2016, Roma-Torino 3-2, con Francesco Totti che rimonta i granata realizzando una doppietta negli ultimi minuti. Nella stagione successiva Edera viene mandato in prestito in Serie C. Prima Venezia, poi Parma: non un anno esaltante (alla fine saranno 10 presenze e nessun gol nella stagione regolare), conclusosi però con la promozione in B con il Parma: nei playoff le presenze e il minutaggio aumentano e arriva anche il gol (ai quarti, contro la Lucchese). Edera rientra alla base, dopo la più classica delle esperienze in cui "si è fatto le ossa" tra i professionisti.

Un finale ancora da scrivere

Il resto è storia. Una piccolissima parte, già scritta. Anche ieri all’Olimpico, il "suo" stadio, dov’è arrivato dopo il primo gol in Serie A anche il primo in Coppa Italia. Tanta invece ancora da vivere e da scrivere, sognando il primo gol sotto la curva Maratona: "Questo per me è un momento speciale: fin da bambino sogno di entrare in prima squadra. Sono molto carico e ringrazio il mister per la fiducia che mi ha dato", diceva dopo essere stato aggregato in prima squadra la scorsa estate. Poi sono arrivate otto presenze finora tra campionato e Coppa Italia e Mihajlovic se lo tiene stretto. L’allenatore parla spesso di “Cuore Toro”, un concetto poco spiegabile a parole. Ma che probabilmente Simone Edera, con la sua parabola da sempre a tinte granata, si candida ad incarnare pienamente.