Le chiavi tattiche di Fiorentina-Inter

Serie A

Flavio Fusi

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Le squadre di Stefano Pioli e Luciano Spalletti vengono da momenti di forma opposti, ma entrambe preferiscono giocare un calcio verticale senza molto controllo. Le chiavi della gara sono nel centrocampo nerazzurro e nella difesa viola.

Il controllo su una partita di calcio può essere mantenuto in più modi, dal punto di vista tattico si può scegliere di gestire il pallone oppure lo spazio - oppure, ovviamente, entrambi. La Fiorentina di Stefano Pioli e l'Inter di Luciano Spalletti, però, non seguono pienamente nessuna di queste due logiche. La squadra toscana, fedele ai principi che hanno distinto la carriera del suo allenatore, è estremamente verticale e rifugge l’idea di controllo in entrambe le fasi: quando ha la palla, la verticalizzazione è sempre il primo pensiero dei centrocampisti, che non di rado ignorano opzioni di passaggio corte o orizzontali per cercare di innescare immediatamente i giocatori offensivi alle spalle della difesa avversaria. Il gioco sulle fasce segue la stessa logica frenetica, con gli esterni che sono portati ad anticipare il cross o a cercare il dribbling, al fine di far progredire il gioco il prima possibile, senza badare troppo all’efficienza. Anche la fase difensiva viola è caratterizzata dall’assenza di controllo: la strategia offensiva genera un alto numero di seconde palle che la Fiorentina contende in maniera sistematica, favorendo situazioni caotiche che possono avvantaggiare una squadra, come l’altra.


L'Inter che stiamo vedendo in questa stagione 2017-18, a sua volta, è una squadra molto verticale, che tende a forzare i ritmi della partita anche per le caratteristiche dei suoi calciatori, preferendo far progredire il gioco grazie agli strappi in progressione dei centrocampisti o risalendo il terreno di gioco sulle corsie laterali, piuttosto che attraverso una paziente ragnatela di passaggi (la costruzione bassa, a volte ricercata con insistenza, serve a creare spazi alle spalle della pressione avversaria, in cui poi innescare transizioni). Nemmeno la fase difensiva predisposta fin qui da Spalletti può essere considerata un’espressione “classica” del concetto di controllo: se è vero che la protezione del centro del campo è la priorità, l'Inter non controlla davvero lo spazio perché, proprio per difendere le zone centrali del campo, finisce spesso per pregiudicare la difesa delle fasce laterali, con i terzini che si stringono costringendo gli esterni a scalare sulla linea difensiva, e di conseguenza a concedere spazio all’avversario.

Inoltre, la fase di non possesso dell’Inter dipende in misura importante dall’intensità dei giocatori riescono a mettere in campo: quando essa cala si fa fatica a coprire gli spazi rimasti sguarniti, tanto che le difficoltà nei finali di partita sono diventati un leitmotiv di questa parte della stagione nerazzurra.

A chi fa più comodo l'assenza di controllo?

Nonostante, come detto, anche la Fiorentina sia abituata all'assenza di controllo, sulla carta potrebbe essere più l'Inter a trarre a proprio vantaggio il contesto tattico che si verrà a creare. Anzitutto perché saranno molte le seconde palle che le due squadre si contenderanno e i nerazzurri hanno dalla loro giocatori più forti fisicamente e più dinamici rispetto a quelli della Fiorentina (penultima per contrasti vinti in percentuale); secondo poi, come accennato, le circostanze ideali in cui esprimersi per molti singoli interisti comprendono la possibilità di avere molti spazi in cui correre. A questo va aggiunto che la squadra toscana ha già dimostrato di soffrire il gioco sulle fasce e i due terzini potrebbero essere messi in difficoltà dalla potenza di Candreva e Perisic.

Il rischio, per la squadra di Spalletti, è quello di mettere in piedi l'ennesimo festival del cross, che potrebbe esporre la squadra alle transizioni viola, soprattutto se Icardi dovesse rimanere isolato al centro dell’area come accaduto nelle ultime uscite stagionali. In più, il fatto di non avere a disposizione Miranda e D’Ambrosio potrebbe causare problemi a livello difensivo, per mancanza di coordinazione tra i singoli, soprattutto se la partita si rivelasse caotica come sembra logico aspettarsi.

Il gioco sulle fasce è stato fin qui la valvola di sfogo delle difficoltà offensive della squadra di Spalletti, ma non ha fatto che allontanare le possibilità di ottenere un livello anche minimo di controllo in fase di possesso palla. Resta però l'unica soluzione al momento, anche perché le caratteristiche dei centrocampisti dell’Inter però non sono ideali per il 4-2-3-1 pensato dal tecnico toscano, che sta facendo giocare Borja Valero sulla trequarti, un giocatore che porta indubbi vantaggi in fase di costruzione e sviluppo, ma che è anche profondamente diverso dal calciatore precedentemente utilizzato dietro la punta, ovvero Nainggolan, ben più portato all’inserimento e all’attacco della profondità.

Lo spagnolo, però, finora si è rivelato fondamentale nel sistema dell'Inter, perché di fatto è l'unico giocatore ad offrire quella consapevolezza posizionale in grado di far progredire il gioco anche centralmente. Il problema è che Valero si muove spesso verso il centrocampo, allontanandosi dall’area di rigore, con la conseguenza diretta di isolare Icardi, che di suo non è portato ad associarsi coi centrocampisti e tocca sempre meno palloni, pregiudicando la possibilità di combinare nell’ultimo terzo di campo. Anche i due mediani dell’Inter non hanno le caratteristiche adatte a gestire la progressione della palla in maniera ottimale: la pulizia nel tocco e nei passaggi di Gagliardini non offre garanzie sufficienti per far passare il gioco tra i suoi piedi; mentre l’ex della gara, Vecino, sicuramente più tecnico del compagno di reparto, si è fatto fin qui preferire più per il suo approccio verticale nei movimenti senza palla, piuttosto che per spunti creativi con il pallone.

Un esempio di come Gagliardini non possa fornire quella creatività che serve all’Inter. Qui riceve palla da Vecino e non solo ignora il movimento di Borja Valero che gli consentirebbe di verticalizzare sulla trequarti, ma sbaglia un passaggio semplice sui piedi di Santon e l’Udinese ha una grande occasione in contropiede.

In panchina c'è sempre Joao Mario, un elemento che avrebbe il tocco per sopperire ad alcuni dei problemi dell’Inter ma che è parso sempre spaesato nel 4-2-3-1 “spallettiano” e soprattutto sembra necessitare di tempi troppo lunghi nel prendere le decisioni, fatto che lo sfavorisce in un campionato come il nostro. Per caratteristiche, potrebbe essere l’eclettico ma discontinuo Brozovic il giocatore in grado di fornire una maggiore pericolosità offensiva in zona centrale, ma il croato non è pienamente a suo agio a giocare in un centrocampo a due e la soluzione alternativa - arretrare Borja Valero a centrocampo per usare Brozovic sulla trequarti - è complicata perché lo spagnolo, che già Sousa aveva avanzato sulla trequarti, non è più in grado di fornire l’intensità necessaria a sostenere il ritmo dei compagni, causando scompensi non trascurabili a livello strutturale. Che potrebbero rivelarsi fatali contro la rapidità della Fiorentina.

I centrocampisti a disposizione dell’Inter erano già di difficile collocazione in campo prima dell’avvento di Spalletti e lo sono tuttora, per questo non possiamo considerare spregiudicata la scelta dell’allenatore di dare priorità al proprio sistema di gioco ideale e a quelle che erano le due certezze dell’Inter dal punto di vista tecnico (Icardi e Perisic), piuttosto che privilegiare le caratteristiche degli uomini in mediana. A detta del tecnico il mercato rischia di non portare nessuna novità in tempi brevi: l’unica soluzione è quella di continuare a lavorare sul miglioramento dei punti di debolezza degli elementi a disposizione o, in alternativa, prendersi qualche rischio e sperimentare soluzioni inedite.

Come sta la Fiorentina?

Nella conferenza stampa pre-partita, Pioli ha centrato due dei temi che hanno determinato il miglioramento nelle prestazioni e nei risultati della sua Fiorentina. Innanzitutto la squadra, che è stata stravolta nei titolari rispetto alla passata stagione oltre che assemblata in larga parte nell’ultima fase della finestra estiva di calciomercato, aveva bisogno di un periodo di tempo per raggiungere quell’affiatamento necessario a far sì che i calciatori interpretassero in maniera coordinata le direttive del proprio allenatore.

Inoltre, l’allenatore viola ha sottolineato come la sua fosse “una squadra troppo giovane, non di età ma di conoscenza del campionato italiano”, sottolineando come molti dei nuovi elementi provenissero da campionati stranieri e non fossero abituati alle dinamiche della Serie A. La fase difensiva necessita più di ogni altro aspetto tattico del lavoro quotidiano e di un livello elevato di intesa tra gli elementi in campo. La comunicazione verbale e non verbale tra i giocatori si può migliorare solo con il tempo, soprattutto in un sistema difensivo che risulta essere dispendioso sia a livello fisico che a livello mentale come quello messo in piedi da Pioli.

Il 4-4-2 con cui la Fiorentina ha cominciato a difendere nelle ultime settimane. Thereau non si allinea più con i centrocampisti ma supporta Simeone nella prima linea di pressione. Il resto del centrocampo scivola verso sinistra, con Veretout che da mezzala scala in posizione di esterno.

Ecco, dunque, che i progressi in difesa della Fiorentina si spiegano probabilmente in questo senso: la comprensione dei “pressing-trigger” e del come operare le coperture preventive richiede sempre tempo, che dipende dalle capacità didattiche dell’allenatore e del suo staff ma anche dal lavoro in fase di pre-campionato che Pioli non ha potuto svolgere con la squadra al completo.

Non è però nemmeno da trascurare come, a campionato in corso, la squadra di Pioli abbia cambiato il proprio atteggiamento difensivo, passando dal difendere con un 4-5-1 ad un 4-4-2. Una scelta che ha permesso di coprire meglio il campo e di proporre linee di pressione più equilibrate e, in questo senso, un modulo che garantisce maggiore sicurezza in fase di difesa posizionale.

La partita di stasera sarà anche la sfida tra una squadra in crisi creativa (se si considera anche la Coppa Italia, l'Inter ha segnato solo 1 gol nelle ultime 6 partite, vincendo solo quella ai rigori con il Pordenone) e una che sta vivendo un momento di grande sicurezza: la Fiorentina non perde dalla sconfitta casalinga con la Roma (2-4), cioè da 7 partite di campionato, in cui ha subito in tutto 3 gol. Pioli ha trovato una sorta di equilibrio, nella generale mancanza di controllo della sua squadra, e i miglioramenti difensivi sono evidenti. Sarà lo scontro diretto a confermare o smentire lo stato di forma di due delle squadre più verticali del campionato italiano.