Atalanta-Napoli, tabù Gasperini: Sarri sfida la bestia nera

Serie A

Luca Cassia

Confronto numero 13 in panchina tra Sarri e Gasperini: l'allenatore dell'Atalanta conduce 4 vittorie contro 3 (Foto LaPresse)

Il pranzo è servito a Bergamo nella 21^ giornata di Serie A, incrocio spesso indigesto per Sarri sconfitto in 3 degli ultimi 4 confronti da Gasperini. Difficoltà azzurre dettate da fisicità, intensità e organizzazione dell'Atalanta, armi che il Napoli capolista combatte nella partita a scacchi tra due maestri

Fuga al comando o pranzo indigesto? La capolista Napoli archivia la sosta ripartendo dalla trasferta di Bergamo alle 12.30, forse l’esame più impegnativo tra precedenti e tatticismo puro. Perfino un leader azzurro come Koulibaly, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha spiegato senza giri di parole: "La vera anti-Napoli è l’Atalanta, soffriamo sempre il loro modo di giocare". Tesi ribadita dall’ultimo incrocio ovvero il primo impegno del 2018: i nerazzurri sbancano 2-1 il San Paolo e guadagnano l’accesso alle semifinali di Coppa Italia. Non è un mistero che Gasperini sia un autentico tabù per Sarri, allenatore che ha sfidato il collega più di chiunque altro in carriera. Eppure se il tecnico di Grugliasco esorcizza qualsiasi antidoto al sarrismo, l’uomo che ha portato il Napoli ad un livello mai raggiunto ammette la fatica titanica nel fronteggiare Gasp e le sue creature. Cambiare uomini e formazioni? Le difficoltà restano sempre una costante: a farne le spese per ultime anche Roma e Milan, tuttavia gli azzurri hanno un conto aperto da oltre un anno e mezzo.

Le armi di Gasp

Prendete gli ultimi 17 mesi del Napoli targato Sarri, formazione che in Italia tra Serie A e Coppa ha perso solo in 7 occasioni. Tre di questi ko vanno ricondotti proprio all’Atalanta che, sorprendentemente, si impose sia all’andata nella svolta stagionale (1-0 a Bergamo varando i giovani) sia al ritorno (doppio Caldara al San Paolo) nella scorsa annata azzurra chiusa al 3° posto a quota 86 punti, 14 lunghezze in più della Dea. Nel campionato in corso Gasperini ha pagato dazio solo contro una big, proprio il Napoli lo scorso 27 agosto: 3-1 finale dopo l’illusorio vantaggio di Cristante. Va detto però che i primi 45’ avevano confermato una volta di più le difficoltà dei campani contro la fisicità di Gasperini, peculiarità di un gruppo che ha ritrovato l’Europa a distanza di 26 anni conquistando subito un ruolo da protagonista. Pesano anche il palleggio ma soprattutto la marcatura a uomo, altra caratteristica nell’identikit che ha spostato verso Bergamo gli equilibri del recente duello in Coppa. I bergamaschi vantano uno strapotere riconosciuto nei duelli individuali e nella conquista delle seconde palle, abilità ormai da Dna come l’organizzazione e l’identità tattica imposta dall’ex allenatore del Genoa.

In particolare contro gli azzurri non manca mai il gol, propiziato da ripartenze e occupazione degli spazi che infastidiscono la squadra di Sarri per sua stessa ammissione. Altre difficoltà che inguaiano la capolista? La capacità di spezzare il ritmo e la condizione atletica, l’aggressione ai portatori di palla e i cambi di gioco all’insegna della velocità. Ecco perché l’etichetta di bestia nera non pare così fuori luogo, d’altronde i due allenatori dovrebbero conoscersi alla perfezione o quasi dopo 12 partite affrontate da avversari. Lo è per Gasperini, meno per il collega sprovvisto di anticorpi e indietro 4-3 nei precedenti tra Serie A, B e Coppa Italia nonché mai vittorioso in trasferta. La prima volta s’impose Gasp in Pescara-Crotone di 12 anni fa, l’ultima occasione ha premiato nuovamente il tecnico originario del torinese riportando l’Atalanta in semifinale di Coppa dopo 22 anni. C’è anche l’orario del match, poco congeniale a Maurizio Sarri che annovera 13 partite disputate alle 12.30: 6 incontri alla guida dell’Empoli senza sconfitte, 7 alle redini del Napoli con 4 successi e 2 ko esterni tra Bologna e Udine.

Pranzo da Napoli

Gasperini toglie respiro e geometrie, segna con tanti uomini e in modi diversi. La certezza è che Atalanta-Napoli andrà osservata per l’idea di calcio fedelmente indottrinata dai rispettivi allenatori: una partita a scacchi, mossa dopo mossa. Ma come superare un tabù ricorrente in 3 degli ultimi 4 incroci? Il Napoli necessita di una prestazione perfetta, alzando il livello e combattendo con le stesse armi nerazzurre: occorre l’intensità, esuberanza atletica dei padroni di casa pronti al braccio di ferro. Impossibile pensare come lo stratega Sarri, metodico al limite del maniacale, non abbia studiato contromosse per battagliare contro Gasperini. Vietato dare punti di riferimento, trappola mortale contro questa Atalanta, piuttosto occorre l’estro dei singoli dalla maggiore qualità accompagnato dalla pressione costante al terzetto difensivo. Sarà l’ora di Dries Mertens? Lontano 9 partite, 845’ e oltre due mesi dall’ultima rete segnata, Ciro rappresenta il re dei gol nelle sfide a pranzo con 8 centri. È invece il Napoli la squadra che segna più di tutti nelle partite delle 12.30: sono 42 i gol totali, un’eccellenza da ritoccare a Bergamo dove non vince dal 2015 e paga negli scontri diretti (9 successi contro i 22 della Dea). Ciò nonostante i campani sono imbattuti da 23 gare esterne di fila in A. Chissà che non possa pesare l’assenza per squalifica di Gasperini dopo le proteste all’Olimpico.

Maestri a confronto

Ad accomunare Sarri e Gasperini spicca la filosofia di gioco divertente e offensiva: entrambi abbracciano la forza delle idee e i sincronismi, il dinamismo e la coesione del gruppo. È innegabile il lavoro dei due allenatori nel plasmare uno stile sulle proprie squadre, votato alle verticalizzazioni e all’approccio autoritario ai match in Italia come in Europa. Innovatori a loro modo, profondamente basati sulla quotidianità e la passione. Magari meno tecnico e spettacolare del collega, l’artefice della rinascita dell’Atalanta sposa l’efficacia senza concedere il controllo all’avversario: difesa e attacco si spostano in blocco con criterio e organizzazione, proposta semplice ma aggressiva coniugando passato e modernità tra mezzali intelligenti e centravanti tattici. Gian Piero condivide con Sarri il ricorso ai giovani e difende una filosofia propria da oltre 15 anni, una vita in panchina che proietta entrambi alla soglia dei 60 anni. Gasp li festeggerà tra pochi giorni, ora più mai merita il titolo di maestro. Lui come Sarri, avversari un’altra volta alla scacchiera.