Inter, è crisi vera. E i precedenti preoccupano
Serie AI nerazzurri hanno mancato l'appuntamento con i tre punti per la 7^ giornata di fila (9 se si considera il match di Coppa Italia contro il Pordenone e il derby con il Milan) e ora il quarto posto è davvero a rischio. Un campanello d'allarme per Spalletti, in particolare visto il crollo che colpì l'Inter di Stramaccioni e quella di Mancini
Il gol allo scadere di Paloschi ha allungato la striscia negativa dell'Inter, ora da 7 giornate senza successo. Una crisi di risultati incominciata dopo la schiacciante vittoria ai danni del Chievo che sembrava il preludio a una stagione da urlo per i nerazzurri con un primo posto conquistato grazie alla solidità della difesa e alla forza prorompente dell'attacco. Invece dalla sfida successiva, pareggiata per 0-0 in casa della Juventus, è cominciata la fase calante, anche se il vero crollo è iniziato con il conseguente ko casalingo rimediato contro l'Udinese. Sul campo della squadra di Allegri il punto portato a casa era stato visto come un risultato più che positivo, ma già allora si erano intravisti le prime lacune dal punto di vista del gioco. Da dicembre in poi infatti gli uomini di Spalletti non sono stati più imperforabili come all'inizio, ma a venire meno è stata soprattutto la costruzione del gioco dal centrocampo in su. 4 solo i gol fatti nelle ultime 7 partite di campionato, tra cui l'autorete di Vicari, con una manovra diventata troppo prevedibile. A questo la società ha cercato di ovviare con il mercato di gennaio che, in fase offensiva, ha regalato Rafinha a Spalletti e potrebbe portare Pastore negli ultimi giorni. Basterà a dare una svolta alla stagione? Nel mezzo intanto non va dimenticato lo 0-0 di Coppa Italia contro il Pordenone, poi eliminato ai rigori, e la sconfitta nel derby contro il Milan che ha contribuito ulteriormente a stroncare le sicurezze dei giocatori. Il calendario mette ora sulla strada dei nerazzurri Crotone, Bologna, Genoa e Benevento. Quattro ottime occasioni per risalire la china e ritornare competitivi per un posto in Champions.
I pericolosi precedenti
L'Inter ha perso sicurezza e posizioni in classifica nell'ultimo mese e mezzo, ma resta ancora in piena corsa per la competizione europea più importante. Tuttavia la situazione non è da sottovalutare. A preoccupare i nerazzurri sono infatti i precedenti delle ultime stagioni, spesso caratterizzate da partenze forti e gironi di ritorno pessimi, a sprecare tutto il buono fatto in precedenza. Il primo esempio è dato dall'Inter di Stramaccioni che, nel 2012-13, partì benissimo collezionando 34 punti nelle prime 16 giornate, frutto di 11 vittorie, un pari e 4 sconfitte che gli consentirono di balzare in seconda posizione. Una media di 2.12 punti a partita, impreziosita dal successo allo Juventus Stadium, prima squadra a riuscirci. Poi dal 15 dicembre, in coincidenza del ko per 1-0 incassato all'Olimpico contro la Lazio, iniziò la graduale discesa culminata col 9° posto finale. Nelle restanti 22 gare infatti la media punti scese a 0.9 (20 punti totali), con 5 successi, 5 pareggi e 12 sconfitte.
Situazione simile capitò a Mancini nella stagione 2015-16. L'allenatore di Jesi iniziò il campionato con 5 vittorie di fila e 41 punti complessivi nelle prime 18 giornate, in virtù di 12 successi, 3 pari e 3 ko. Una media di 2.27 punti a partita che permisero ai nerazzurri di guardare tutti dall'alto in basso per quasi metà stagione. Nell'ultimo turno del girone d'andata l'Inter perse poi a San Siro contro il Sassuolo, per un rigore al 90' di Berardi, e da lì cominciò una lunga crisi. Nelle successive 20 giornate i nerazzurri raccolsero appena 26 punti (8 vittorie, 4 pareggi e 8 ko) e con una media di 1.3 punti a partita dovettero accontentarsi del quarto posto. Anche Spalletti ha avuto un eccellente avvio sulla panchina milanese, ottenendo 12 successi e 3 pari nelle prime 15 partite. L'imbattibilità e la media di 2.6 punti a incontro hanno contribuito al primo posto provvisorio, ma nelle ultime settimane la media punti è scesa allo 0.7. Dovesse mantenere questo score per il resto del campionato, concluderebbe la stagione con appena 16-17 punti tra la 16^ e la 38^ giornata che, aggiunti ai 39 raccolti nei primi 15 turni vorrebbe dire chiudere con 55-56 punti, una somma che negli ultimi cinque anni ha garantito una classifica finale tra il 7° e il 9° posto.
Cambiasso: "La squadra ha subito un crollo mentale"
L'involuzione dell'Inter è sotto gli occhi di tutti e un ex calciatore nerazzurro, Esteban Cambiasso, ha provato a spiegare il perché nel corso dello Sky Calcio Club: "La squadra di Spalletti, così come la Roma, ha mollato quando ha capito di non poter più lottare per lo scudetto - ha detto l'argentino -. Quindi finché realizzi che lotterai solo per la Champions, aggiunto alle questioni societarie e a quelle del mercato, rendi meno sul campo. Secondo me si tratta di un crollo mentale perché l’Inter delle prime giornate giocava così e così però vinceva, Icardi sfiorava mezza palla e la metteva dentro, mentre ora non funziona nulla". Sul mercato Cambiasso poi aggiunge: "Se Pastore riesce a dare qualcosa in più va bene, ma l’Inter non ha bisogno di grossi cambiamenti. Qualche ritocco di qualità per centrare l’obiettivo quarto posto". Anche Bergomi ha sostenuto le difficoltà dei nerazzurri: "Prima davano la sensazione di essere una squadra vera. La dirigenza comunque ha capito che è questo il momento di rientrare in Champions e sta agendo sul mercato, perché se dovesse fallire diventerebbe molto dura".
Il fallimento del primo mercato Suning
Proprio il mercato è un altro elemento che testimonia il momento difficile che sta attraversando l'Inter. Con la partenza di Joao Mario al West Ham e di Gabigol al Santos sono infatti andati via quasi tutti i calciatori acquistati dai nerazzurri nel primo mercato sotto la proprietà Suning. L'unico ancora in rosa è Candreva, arrivato dalla Lazio per circa 25 milioni e protagonista di una stagione e mezzo di alti e bassi a Milano, con 67 presenze, 8 gol e 19 assist all'attivo. A prendere subito la via d'uscita sono stati invece, oltre a Joao Mario e Gabigol, Banega, Ansaldi ed Erkin. Quest'ultimo se ne andò l'anno scorso prima ancora di iniziare la stagione, mentre gli argentini hanno deciso di ricominciare da un'altra parte la loro carriera: Banega ha fatto ritorno a Siviglia, mentre il terzino ha cercato fortuna a Torino.