Ha preso il Toro dopo una sconfitta contro la Juventus, costata la panchina a Mihajlovic, e l'ha rimesso in sesto con una strana alternanza di risultati e un modulo "non suo". I precedenti dicono che sa come si affrontano i bianconeri e che ha già vinto un derby contro Allegri. Ma occhio a Chiellini...
La “cura Mazzarri” è iniziata ufficialmente all’indomani di una sconfitta con la Juventus. Da quel giorno, 4 gennaio 2018, il Torino non ha più perso: sono intrecci così che contribuiscono a rendere ancora più intrigante il nuovo derby che è alle porte.
Quel 2-0 firmato Douglas Costa-Mandzukic che eliminò il Torino dalla Coppa Italia e costò a Mihajlovic la panchina resta l’unica sconfitta granata del 2018: certo, non un bel modo per iniziare l’anno nuovo, ma i tifosi del Toro hanno potuto consolarsi con la sequenza partita appena tre giorni dopo, con Mazzarri al timone. L’alternanza di vittoria e pareggio sembra quasi seguire uno schema, come se facesse parte della “cura” non assumere eccessive dosi di entusiasmo. O come se il nuovo allenatore, da bravo medico, avesse portato un rigore e una logica anche nei risultati: in casa solo vittorie e per di più mantenendo la porta inviolata, dalle trasferte si torna invece con l’1-1.
Sicuri che sia lui?
Mazzarri inizia a stupire contro il Bologna: non tanto per il 3-0 nel giorno della Befana, quanto per il modulo con cui schiera la squadra. Noto come “mister 3-5-2” e con gli esterni che nelle sue squadre sono abituati ad arare le fasce, il nuovo Mazzarri rientrato dopo l’esperienza inglese al Watford è ripartito dal 4-3-3 del suo predecessore: Baselli, Rincon e Obi in mediana, immutata nelle tre gare casalinghe che, come detto, hanno portato altrettanti successi (tanti quanti nelle 16 gare precedenti), 0 gol subiti e, ovviamente, tanti sorrisi nell'ambiente. In attacco, fiducia a Niang nel ruolo di punta centrale (ripagata da 2 gol), aspettando il rientro di Belotti che si è ripreso il suo posto proprio nell’ultima gara. Nascono così il 3-0 al Bologna, il 3-0 al Benevento e il 2-0 all’Udinese, tra i quali si incastrano gli 1-1 contro Sassuolo e Sampdoria, ottenuti invece partendo con il 4-3-2-1. Solo a sprazzi, finora, è riemerso il buon vecchio Mazzarri, che nel momento del bisogno è tornato al fidato 3-5-2. È capitato a Reggio Emilia, quando il Sassuolo dopo aver trovato il pareggio ha iniziato a premere con insistenza (e allora meglio cautelarsi), è successo di nuovo nel finale contro l’Udinese, quando invece c’era da difendere la vittoria.
Ecco dunque il dilemma: perché dalla Juve ci si deve difendere e affrontandola con il 4-3-3, poco più di un mese fa, Sinisa finì ko; ma è anche vero che il “nuovo” 4-3-3 mazzarriano, fatto di equilibri che evidentemente prima non si trovavano, sembra essere diventato il modulo di riferimento per le partite in casa, dove la porta è sempre rimasta chiusa.
Quel derby contro Allegri...
Mazzarri arriva al suo primo derby di Torino forte delle esperienze passate in quelli di Genova e di Milano. Sei in tutto (quattro più due), con il bilancio di 2 vittorie, un pareggio e 3 sconfitte. A Genova, sulla panchina della Sampdoria nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009, il confronto fu sempre con Gasperini: un derby vinto (1-0, gol di Maggio; derby indimenticabile per i tifosi blucerchiati), uno 0-0 e due sconfitte, entrambe nella seconda stagione, firmate da Milito (1-0 e 3-1 con tripletta del Principe, derby indimenticabile per i tifosi del Genoa).
Due invece i derby di Milano, vissuti dalla panchina dell’Inter nella stagione 2013-2014, con il primo che rappresenta un buon precedente contro Allegri, all’epoca allenatore del Milan: 1-0 grazie a un colpo di tacco di Palacio, vendicato dai rossoneri al ritorno (1-0, de Jong), quando però l’allenatore era Seedorf. Nella stagione seguente, invece, l’esonero dopo il 2-2 contro il Verona negò a Mazzarri il derby della giornata dopo: gli subentrò Mancini, che fece 1-1.
Mazzarri, la Juve e... Chiellini
Molti di più i precedenti tra Mazzarri e la Juventus, affrontata fin dal 2004 quando sedeva sulla panchina della Reggina. Il primo confronto fu un successo: 2-1 al Granillo contro i bianconeri di Capello, con Ibrahimovic che rispose alla rete di Colucci e gol decisivo di Zamboni. Seguiranno 3 sconfitte nei successivi 3 incroci. Da allenatore della Sampdoria, invece, 4 pareggi su 4 quando ha affrontato la Juve, e sempre contro Ranieri: il più spettacolare un 3-3 ottenuto dopo essere andato sotto 2-0 nei primi 15’.
Gioie e dolori alla guida del Napoli: una vittoria per 3-2 in casa della Juve di Ferrara, ribaltando il 2-0 bianconero (campionato 2009-2010); un’altra vittoria al ritorno (3-1), sempre in rimonta, contro Zaccheroni; l’esaltante 3-0 (triplo Cavani) a Delneri nella stagione successiva; ma anche i ko contro la corazzata di Conte (3-0, stagione 2011-2012; 2-0 stagione 2012-2013), che affronterà anche alla guida dell’Inter (un pareggio e una sconfitta). E poi le coppe, dove il Mazzarri allenatore del Napoli si è scontrato con la Juve ben tre volte: eliminato negli ottavi di Coppa Italia 2009-10 dopo una sconfitta per 3-0, vincitore della finale (2-0) del 2012, sconfitto ai supplementari (4-2) nella Supercoppa giocata pochi mesi dopo.
Bilancio generale, in campionato, di 18 precedenti, con 4 vittorie di Mazzarri, ben 8 pareggi e 6 successi bianconeri, che dovrebbe rassicurare abbastanza i tifosi granata sulla capacità del loro allenatore di saper affrontare la Juve. A patto che impari a marcare Chiellini: nel corso di queste sfide, gli ha già segnato 3 volte.