Serie A, le 6 cose da seguire della 27^ giornata

Serie A

Marco D'Ottavi e Francesco Lisanti

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La possibile novità del ruolo di Candreva, l'impossibile tabellina salvezza del Benevento, la bella sfida fra Samp e Atalanta e altre cose da tenere d'occhio in una giornata di campionato particolarmente ricca

 

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Udinese-Fiorentina: quali giocatori starebbero meglio nell’altra squadra?

Udinese e Fiorentina sono due squadre che giocano molto bene in transizione, con moduli simili ma sviluppi diversi. I viola giocano sempre ad alto ritmo, attaccando in verticale il più velocemente possibile. Così facendo Pioli prova a sopperire alla mancanza di qualità della propria rosa con la quantità che possono offrire giocatori come Simeone, Benassi e Chiesa. L’Udinese, invece, gioca delle transizioni più geometriche, che sfruttano i meccanismi offensivi attivati dai tagli delle punte. Ma, potendo, quali giocatori si ruberrebero a vicenda i due allenatori per migliorare la propria manovra offensiva?

De Paul: Un giocatore preciso tecnicamente come De Paul sarebbe l’aggiunta perfetta ad un sistema che manca di qualità come quello della Fiorentina. Lo spagnolo sta giocando la miglior stagione della sua carriera: ha già messo a segno 4 gol e 6 assist e la sua capacità di mettersi tra le linee avversarie per servire l’ultimo passaggio è proprio quello che manca alla Fiorentina. Nel ruolo Pioli avrebbe Riccardo Saponara, ma il trequartista italiano non è mai entrato nelle rotazioni dell’allenatore ed è difficile immaginare possa farlo in questo momento della stagione.

Jakub Jankto: Pioli non ci penserebbe due volte ad aggiungere al suo centrocampo una mezzala così intensa e verticale. Il ceco non è solo dotato di grande corsa, inserimento e capacità di finalizzare, ma è anche utilissimo in fase di costruzione: in questa stagione gioca 2.2 passaggi chiave ogni 90’ (decimo in Serie A in questa classifica).

Federico Chiesa: ovviamente tutti in Serie A vorrebbero Chiesa. Ad Oddo servirebbe però in particolare per inserire una sfumatura di imprevedibilità al suo gioco, che può risultare difficile da attuare quando gli avversari si coprono bene. Oddo potrebbe anche provarlo come punta: Chiesa è un giocatore in perenne movimento, con una forza fisica sopra la media, anche se forse sarebbe un po' troppo anarchico per i movimenti dell'Udinese.

Milan Badelj: Nel centrocampo molto fisico di Oddo manca un giocatore come Badelj, in grado di mettere ordine quando necessario. Il croato davanti alla difesa permetterebbe all’Udinese di gestire meglio alcune fasi della partita in cui è richiesto un maggior controllo del pallone.

La disperata rincorsa salvezza del Benevento

A cavallo tra il 2017 e il 2018 il Benevento ha portato a casa due vittorie consecutive, contro Chievo e Sampdoria. Da quel momento sono arrivate 5 sconfitte, contro tutte squadre superiori come Inter, Napoli, Roma, Torino e Bologna e una vittoria, contro il Crotone. Anche nelle sconfitte, però, il Benevento ha dimostrato di avere un gioco ben codificato con il quale mettere in difficoltà avversarie ben più attrezzate come nel primo tempo a San Siro contro l’Inter. Domenica gioca contro il Verona, una delle poche squadre davvero alla portata dei giallorossi ed è possibile aspettarci una grande prestazione dagli uomini di De Zerbi. Una vittoria potrebbe far partire una rimonta? Ecco i risultati che dovrebbe fare il Benevento da qui alla fine per salvarsi:

vs Verona: grande vittoria per 3 a 0 per rianimare le speranze della squadra e della città (-10).

vs Fiorentina: i viola faticano sempre con le piccole, a Firenze si può portare a casa un rocambolesco 3 a 3 con tripletta di Guilherme (-9).

vs Cagliari: contro un Cagliari in crisi d’identità basta una partita fiacca ma solida degli uomini di De Zerbi per vincere con il minimo scarto (-7).

vs Lazio:  in casa del miglior attacco del campionato non c’è nulla da fare, sconfitta netta ma perdono tutte le rivali (-8).

vs Juventus: Se il Benevento ha perso solo 2 a 1 allo Stadium è logico pensare possa bloccare sul pareggio la Juventus in casa propria: 1-1, il grande risultato che aspettavano al Vigorito (-7)

vs Sassuolo: Se non succede nulla nei prossimi 30 giorni, il Benevento è più forte del Sassuolo, squadra su cui a questo punto fa la corsa (-4)

vs Atalanta: L’intensità dell’Atalanta è troppa per la squadra di De Zerbi, che gioca bene ma finisce per prendere due gol da calcio da fermo. (-6)

vs Milan: Gattuso passeggia sul cadavere di un Benevento un po’ sfiduciato (-6)

vs Udinese: l’Udinese ha tirato i remi in barca, i giocatori pensano ai mondiali, Oddo ha già firmato con una grande squadra, 2 a 0 e la salvezza torna possibile (-4).

vs Spal: Regna la paura: 0-0 (-4).

vs Genoa: Contro una delle migliori difese posizionali del campionato, il Benevento gioca la miglior partita della sua stagione, Djuricic e Brignola sono imprendibili mentre tutte le altre in lotta per la salvezza perdono (-1)

vs Chievo: Il Chievo salvatosi la giornata prima concede riposo a tutti i suoi giocatori, il Benevento con due gol rapidi si assicura la vittoria e poi orecchio agli altri campi. Il Sassuolo perde contro la Roma, la SPAL non fa meglio del pareggio con la Sampdoria: è salvezza.

Quindi al Benevento per salvarsi bastano 6 vittorie e 3 pareggi - 21 punti - in 12 giornate. Arriverebbe così a 31, fantomatica quota salvezza di un campionato che a quel punto sarebbe davvero livellato verso il basso.

Chievo-Sassuolo, alla ricerca della scossa salvezza

Due settimane fa, un po’ per via della reputazione impopolare dell’anticipo del sabato alle 18, un po’ per via dello spettacolo magro offerto dalle due squadre, Chievo-Cagliari sembrava avviarsi verso un grigio zero a zero. Poi dalla panchina è entrato Giaccherini, e ha fatto saltare il banco con una punizione spettacolare e una transizione condotta in solitaria che ha portato al gol di Inglese. Qualche minuto dopo ha sofferto una lesione muscolare, per la quale non è ancora tornato ad allenarsi. Qualche giorno dopo, il Chievo ha perso anche Birsa per una sindrome influenzale e si è presentato a Firenze con una squadra povera di qualità e idee.

Sembra che la squadra di Maran non possa prescindere dal suo undici titolare per ricreare quei meccanismi offensivi coordinati e complessi che l’avevano tenuto in linea di galleggiamento nelle ultime stagioni: nonostante un tempo di possesso mediamente superiore, contro la Fiorentina ha prodotto soltanto 5 tiri, di cui 2 nello specchio della porta, non particolarmente insidiosi. Nell’ultimo mese ha segnato soltanto due gol, per di più nel giro di una manciata di minuti, gli unici che Castro, Birsa, Giaccherini e Inglese hanno passato in campo insieme.

La risposta di Maran alla sterilità del gioco è stata alzare il baricentro del pressing, ma il Chievo fatica ad aggredire con efficacia, aprendo spazi per le transizioni centrali.

Anche questa settimana non ha portato buone notizie: Birsa dovrebbe ritornare al suo posto sulla trequarti, ma Inglese si è fermato per una contusione al ginocchio, e non è detto che parta titolare. Problemi simili affliggono il Sassuolo, che dovrà sostituire Berardi dopo l’espulsione rimediata contro la Lazio. Con Iachini, il Sassuolo ha continuato a segnare pochissimo (la miseria di tredici non penalty goals, praticamente uno ogni due partite, la stessa media gol di Bernardeschi e Duván Zapata) e in più ha progressivamente perso anche quella compattezza che aveva caratterizzato le prime giornate dopo il cambio panchina.

Così come il Chievo, anche il Sassuolo sembra una squadra mentalmente impreparata alla lotta salvezza, che tende a deprimersi dopo il primo episodio negativo, e restituisce una sensazione di sconforto ben sintetizzata da Iachini dopo l’ultima sconfitta: «nelle ultime uscite ho sempre visto che riusciamo a essere pericolosi, ma non so come sia, sotto porta manca qualcosa». Entrambe le squadre avrebbero bisogno di una vittoria convincente per riavvicinarsi alla propria abituale posizione di classifica: come ha dimostrato Giaccherini due settimane fa, a volte basta solo una scossa di elettricità.

Spalletti rischierà Candreva trequartista nel derby?

Nell’ultima partita contro il Benevento, al ventesimo minuto del secondo tempo, con il risultato bloccato sullo zero a zero, Spalletti ha sostituito un volenteroso Rafinha per puntare sull’energia di Karamoh. In termini di produzione offensiva non è cambiato molto: da lì alla fine della partita, l’Inter ha tirato verso la porta del Benevento soltanto quattro volte, in due occasioni con i colpi di testa su palla inattiva di Skriniar e Ranocchia che hanno confezionato il 2-0 finale, in due occasioni con due tiri velleitari dalla lunghissima distanza di Gagliardini e Candreva.

La mossa però ha generato un risvolto interessante, cioè quello di riportare Candreva al centro della trequarti, una posizione che ha abbandonato quand’era poco più che ventenne per trasformarsi progressivamente in un’ala destra anni Cinquanta, con un repertorio di isolamenti sulla fascia, dribbling ostinati e cross a palla ferma. Contro ogni pronostico, Candreva si è calato rapidamente nei nuovi panni, mostrando una flessibilità che era difficile riconoscergli. È apparso a disagio in alcune situazioni di gioco, com’era normale che fosse, soprattutto nel tempismo della riaggressione e nell’attenzione nei ripiegamenti, movimenti indispensabili nella zona nevralgica del campo.

Candreva si accorge in ritardo dell’abbassamento di Cataldi, l’Inter si disunisce e il Benevento trova facilmente spazio tra le linee in posizione pericolosa.

Contro il gioco a un tocco del Benevento, Candreva finiva per trovarsi sempre un tempo indietro nei compiti di marcatura rispetto allo sviluppo dell’azione, ed è presumibile che soffra anche contro il Milan, che muove la palla con grande rapidità tra i piedi di Bonucci, Romagnoli e Biglia. Tuttavia, in fase di possesso si è messo a disposizione della squadra, che con il suo accentramento ha guadagnato verticalizzazioni immediate e una maggiore pericolosità in transizione. Nei minuti in cui ha giocato da trequartista, è stato insieme a Vecino il giocatore dell’Inter a registrare più tocchi e passaggi tentati, coprendo una zona molto vasta di campo per collegare i reparti spesso scollati. Ha anche registrato zero cross, che per le abitudini di Candreva è sempre una buona notizia.

La distribuzione di passaggi di Candreva nell’ultima mezz’ora, via Whoscored.com.

Dalle indiscrezioni che filtrano da Appiano Gentile, pare che Candreva possa iniziare da titolare anche nel posticipo contro il Milan. Questo permetterebbe intanto di liberare Karamoh sulla catena di destra, con il supporto di Cancelo, ed eventualmente di costringere Biglia a inseguirlo di fuori della sua zona di competenza, per disordinare l’assetto molto compatto del Milan di Gattuso. L’Inter ha bisogno di novità tattiche per scrollarsi di dosso questo momento di stanchezza fisica e soprattutto mentale: anche se non dovesse rivelarsi una soluzione percorribile a lungo termine, a Spalletti interessa soprattutto che paghi dividendi nella partita più importante di questo finale di stagione.

Torino-Crotone, un attacco in crisi contro una difesa in crisi

Reduci da due sconfitte di rilevante peso specifico, Torino e Crotone proveranno a smaltire la delusione accumulata nelle ultime due settimane. Dopo una notevole striscia di risultati positivi che aveva riaperto la finestra sulla qualificazione europea, il Torino si è scoperto inoffensivo al cospetto della Juventus e ha poi subito il contraccolpo emotivo nella sconfitta contro il Verona. Un percorso simile quello del Crotone, che dopo aver perso entrambi gli scontri diretti contro Spal e Benevento dovrà necessariamente raccogliere punti altrove, in casa di avversari più forti, per guadagnare quei dieci/quindici che lo separano dalla salvezza.

Il confronto si presenta suggestivo: un attacco sterile e poco ispirato contro una difesa che ha concesso tre gol a Benevento e Spal senza che queste abbiano dovuto impegnarcisi troppo. Per il pubblico italiano, può essere l’occasione di tenere sotto osservazione Belotti, che a tratti dà l’impressione di stare recuperando quella prolificità e quella continuità che lo ha portato per tutta l’estate sulle pagine di calciomercato, salvo spegnersi nella settimana successiva, immortalando perfettamente questa stagione del Torino. Dopo il grande gol in volata solitaria contro l’Udinese, ha chiuso la partita contro il Verona con il misero score di zero tiri in porta a fronte di quattro tentativi.

Fotografia del momento di Belotti.

Ha lottato a tutto campo su ogni palla vagante ma ha sofferto molto la fisicità di Caracciolo e Vukovic, e non è mai riuscito ad attaccare la porta in condizioni ottimali. Il Torino si difende con un blocco molto basso e prova a verticalizzare in pochi tocchi, coinvolgendolo spesso in duelli aerei lontano dalla porta, con il centrocampo che fatica ad accompagnare l’azione. L’azione trova sbocco unicamente lungo le fasce, ma mai abbastanza rapidamente perché Belotti riesca ad attaccare l’area in corsa. Un disagio manifestato anche nelle quattro occasioni in cui è arrivato al tiro, sempre in girata da posizione spalle alla porta, o saltando da fermo per colpire di testa.

Domenica dovrà vedersela con Ceccherini e Capuano, due difensori più alti di lui che però fanno fatica a usare il corpo per spostare gli attaccanti avversari e non hanno grande elevazione sulle palle alte (lo si può notare nei primi due gol segnati dalla Spal domenica scorsa). Può essere il contesto ideale per rivedere Belotti dominare fisicamente la partita, per trascinare la squadra di Mazzarri fuori dal momento negativo.

Gasperini contro Giampaolo: chi scenderà a compromessi?

Dopo la convincente, per quanto sofferta, vittoria contro l’Udinese, a Giampaolo è stato fatto notare come la Sampdoria avesse raccolto la miseria di 11 punti fuori casa, a fronte di 31 conquistati sul campo di Marassi. Con notevole prontezza di riflessi, Giampaolo ha risposto che in realtà erano anche meno, perché la statistica contava anche la vittoria nel Derby contro il Genoa, quindi non esattamente lontano dalle mura amiche.

Giampaolo non ha poi saputo darsi una spiegazione convincente, e probabilmente non ce n’è una sola, all’interno dell’insieme di fattori tattici e ambientali. Di sicuro alla Sampdoria piace dominare le partite attraverso il controllo del pallone, e imporre la propria identità, e di sicuro non sarà facile farlo contro una squadra dall’identità altrettanto marcata, e dall’eccellente rendimento casalingo, come l’Atalanta di Gasperini.

Il confronto nel girone di andata fu caratterizzato dai ritmi alti e dal grande equilibrio: 11 tiri in porta per la Sampdoria, 10 per l’Atalanta, primo tempo tutto di marca atalantina, secondo tempo tutto di marca sampdoriana, 3-1 conclusivo strappato in rimonta. Allora la chiave fu l’ingresso sulla trequarti di Caprari, che seppe migliorare la velocità di recupero palla della Samp, fornire un’opzione in profondità per allentare la pressione atalantina, e creare superiorità con il dribbling. Questa volta Caprari partirà titolare, perché Ramírez è indisponibile, e Gasperini dovrà da subito trovare contromisure per una zona di campo che l’Atalanta deve necessariamente coprire staccando un difensore dalla linea.

La naturalezza con cui ormai la Samp arriva al tiro attraverso il palleggio, anche quando il centro è schermato da tutti gli uomini avversari. La circolazione iniziale serve a liberare la ricezione di Torreira, e una volta che il pallone passa per i suoi piedi, lo sviluppo diventa subito più verticale.

Ci saranno poi altri duelli interessanti: la differenza di altezza tra Ilicic e Torreira, qualora l’Atalanta dovesse decidere di risalire il campo con i lanci lunghi (all’andata in quella zona c’era Cristante, e vinse tutti i duelli aerei); gli inserimenti degli esterni dell’Atalanta ad azione in corso, che la Sampdoria è costretta a coprire con i terzini sacrificando la compattezza difensiva, e viceversa le sovrapposizioni dei terzini della Sampdoria che possono creare superiorità contro le catene laterali dell’Atalanta - cinque mesi fa, fu una grande iniziativa di Strinic a rompere lo stallo e a portare in vantaggio i blucerchiati.

Numerose saranno le chiavi tattiche della gara, e numerosi gli scenari possibili in questo confronto tra due formazioni che nobilitano la classe media del campionato, e che inseguono quel posto in Europa alle spalle delle grandi. In un periodo di proverbiali “finali”, il risultato di questo confronto inciderà strettamente sulle ambizioni delle due squadre da qui alla fine della stagione.