Dopo qualche settimana senza l'intervento dei Var sui falli di mano in area, nella 29esima giornata sono arrivate diverse decisioni su uno degli aspetti meno chiari del regolamento. Emblematico il caso Tomovic, che colpisce la palla col braccio dopo che gli è carambolata sul corpo. Ma secondo le direttive di Rizzoli quello assegnato al Milan è un rigore giusto
Se qualcuno pensava che i Var si fossero "addormentati" è bastata una domenica a togliere ogni dubbio. Sono sveglissimi, soprattutto se si parla di falli di mano. A dire il vero un piccolo risveglio c'è stato anche sui contatti da rigore, visto quello concesso dopo revisione per la trattenuta di Fares su Petagna in Verona-Atalanta, ma a farla da padrone è sempre quello che Collina definiva un "processo alle intenzioni". E proprio la parola "intenzione" può essere la chiave per non smarrirsi nei meandri della "distanza ravvicinata", del "movimento naturale", della "mano verso il pallone non pallone verso la mano" ecc. ecc... Basta infatti riascoltare le parole del designatore Rizzoli in occasione dell'incontro con gli allenatori in Lega a Milano il 15 gennaio scorso per fare un po' di chiarezza nei casi che Rizzoli stesso definisce "grigi", in cui non è evidente la punibilità o l'innocenza. "Se l'intenzione del difensore è di opporsi con tutto il corpo a un tiro o a un cross - spiegava il designatore - già in partenza c'è un rischio, una presunzione di colpevolezza. Diverso invece se l'intervento è fatto per contrastare l'avversario, rimanendo in piedi, andando a contendere il pallone col piede".
Parole che spiegano gli interventi dei colleghi in cabina Var sui rigori non concessi in campo a Torino, Benevento e Milano. E che in quest'ultimo caso fanno luce sulla differenza di trattamento - ad esempio - tra il mani di Tomovic sul tiro di Chalanoglu in Milan-Chievo (rigore prima non dato poi concesso con l'intervento del Var, decisione condivisa da Rizzoli) e quello sempre a Milano di Skriniar in Inter-Lazio (rigore prima concesso poi tolto). Due situazioni simili ma con una differenza decisiva secondo l'interpretazione dei responsabili arbitrali: diversamente dal difensore del Chievo Skriniar infatti (sono sempre le parole del 15 gennaio scorso) "fa un intervento pulito e va ad intercettare il pallone con il piede". Piccole differenze, zone grigie, ma chiarimenti che se non altro aiutano a comprendere le decisioni di arbitri e Var. E che fanno giustizia di una leggenda metropolitana secondo cui il precedente rimbalzo del pallone su un'altra parte del corpo scagionerebbe automaticamente il responsabile. Non è così, o perlomeno non è un dato così categorico, ma solo un'attenuante, non sufficiente se gli altri parametri vanno verso la colpevolezza.