L'Inter con un comunicato ha annunciato la scomparsa di Pierluigi Casiraghi, da quasi 20 anni storico scopritore di talenti per il club nerazzurro. Un aneddoto, inedito, per raccontare un personaggio che ha segnato un epoca
Due elementi imprescindibili accompagnavano i racconti di Gigi Casiraghi. La parlata milanese e la sigaretta in mano. Avere la fortuna di poterci scambiare quattro chiacchiere sui giovani che aveva scoperto era come aprire uno scrigno dei ricordi. Stefano Benni lo avvicinerebbe alla figura di Nonno Telemaco 87, quello che "accendevi" per raccontare ai nipoti le storie quando ancora non c'era la tv, Gigi era così. Un assist e via. "Ti ricordi quella volta che sei andato a prendere Tizio o Caio?". Lui partiva e già sapevi che se era primo pomeriggio, saresti tornato con la tangenziale in piena coda. La macchina l'altra compagna imprescindibile. Arrivava un blitz di mercato. Non avevi finito di dirgli chi era e già era partito. Energia pura. Umiltà, pudore e soprattutto discrezione. Lontano anni luce insomma dalle sfilate mediatiche odierne, di chi deve far sapere o farsi vedere. E non di chi deve concludere, arrivando prima degli altri. Anche sbagliando. Come quella volta che partì per andare a visionare un attaccante ma fini per essere impressionato dalle qualità di un portiere. Rimediò chiamando in fretta e furia "Il Giaguaro". "Asculta', Luciano, ciapa la machina. Subit". Recuperarono un campetto lontano da occhi indiscreti e provinarono il ragazzo che alla sera aveva firmato per l' Inter. Era Belec.
La grandezza di Gigi era però anche la capacità autoironica di raccontare le poche "sconfitte". Queste, rigorosamente in dialetto. Per pochi intimi. Anche qui verrebbe in soccorso un aiuto uno sceneggiatore o meglio un regista alla Salvatores. La sua trasferta in un presunto torneo "austro ungarico" (cosi lo aveva definito, forse per affezione alla disciplina dei luoghi) per "anda' a ved un furtisim", resta mitica. E chilometrica, come estensione. Finisce, come dicevamo, con un fallimento. Perché nonostante l'ars affabulatoria di Gigi, il suo far passare il concetto che ti cerca l'Inter, uno dei club più prestigiosi del mondo, il perfetto inglese spiattellato in faccia dal ragazzo, è una sentenza: "A mi de l'Italia frega gnent. Mi voeri anda' a giuga' in Germania".
Per chi credeva che il nostro paese fosse ancora il massimo da ambire, come Casiraghi, fu un rimanerci molto male. Non sul piano personale, Ma per dover rendersi conto , prima di molti altri, che stava arrivando l'attuale carestia di risultati se l'Italia non era più la meta desiderata dagli stranieri di livello. Il giovanotto era Alaba... Poi finito al Bayern Monaco.
Ma il "Casi" era arrivato prima. Anche quella volta. E te lo raccontava con più gusto di quando invece era "andato" a segno...