Il gol di Gattuso alla Juve: alla ricerca della foto perduta (in pescheria)

Serie A

Vanni Spinella

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I gol a Buffon (non tutti sanno che sono due), le liti con Ibrahimovic, il banco del pesce nel suo ristorante. Un fritto misto di ricordi a caccia di una mitica foto appesa nel locale: quella del suo gol alla Juventus nel 2011, ultima vittoria rossonera a Torino

La leggenda narra che Gattuso sia talmente affezionato a quel gol da esserselo incorniciato e appeso in pescheria, il locale che ha aperto a Gallarate, in provincia di Varese, qualche anno fa. C’è da capirlo: di gol in carriera non ne ha segnati certo a carrettate, alcuni di quei pochi, però, hanno un significato tale da meritare veramente di diventare un poster. Il 5 marzo del 2011 un gol di Gennaro Gattuso con la fascia da capitano al braccio decise Juventus-Milan: 0-1 per i rossoneri che rappresenta l’ultimo successo milanista a Torino.

Un gol bruttino, chiamiamolo pure con le parole dello stesso autore, “ciofeca”, ma comunque un gol decisivo che valse un pezzettino di scudetto per il Milan di Allegri. Sette anni dopo, ancora Juve-Milan, ma stavolta l’allenatore rossonero è Ringhio e Allegri se ne sta sull’altra panchina, a cucire insieme pezzetti di tricolore.

Buffon battuto due volte

Dietro quel gol di Gattuso c’è proprio Gattuso, a partire dalla corsa e dalla grinta con cui si avventa per primo sul pallone, dopo la sponda di Ibrahimovic al limite dell’area, un genere di schema che nella stagione successiva premiò spesso l’altro Rino, Noce-rino, facendone un uomo da 10 gol in un anno. Gattuso ne ha fatti 9 in tutto, in 13 campionati con il Milan.

E poi il tiro sporco che smaschera una tecnica individuale su cui lo stesso Rino ha ironizzato più volte («Quando vedevo Pirlo giocare dicevo “Devo cambiare mestiere”»), la trasfigurazione del volto nell’esultanza (non segnava da 3 anni) quando si rende conto che Buffon ha combinato una mezza papera, facendosi beffare dalla ciofeca. Palla in rete, Gigi nella rete.

Che poi lui aveva già dimostrato di saperlo battere anche con tocchi di classe, Buffon. Era successo 15 anni prima, il 6 giugno 1996, finale del campionato Primavera tra il suo Perugia e il Parma di Gigi, da appena 6 giorni Campione d’Europa con gli azzurrini di Cesare Maldini: sempre di sinistro, ma quella volta fu un dolce cucchiaino da dessert. Chissà che non gli sia venuta lì l’idea del ristorante.

Ma la foto dov'è?

Gattuso&Bianchi, si chiama il bistrot-ristorante-pescheria di Gattuso, quello della mitica foto appesa al muro. Bianchi, il suo socio, è Andrea Bianchi, pasticcere formatosi nello storico laboratorio di famiglia: la rete da pesca e il cucchiaino da dessert sono le due armi con cui in carriera Ringhio ha segnato a Buffon. Dimenticavamo: Andrea Bianchi, ovviamente, è tifoso juventino. Così, prima del primo Juve-Milan da allenatore di Ringhio siamo andati a verificare di persona l’esistenza del “quadro” incorniciato.

Alle 9.30 il locale apre. Altrove, a quest’ora, si inzuppa il cornetto nel cappuccino. Qui si sfiletta il pesce fresco appena arrivato e si allestisce il banco della pescheria. La vendita al pubblico è aperta, qualcuno passa e si prenota il pranzo, scegliendo ciò che vorrebbe ritrovarsi nel piatto qualche ora dopo. In sala intanto si preparano i tavoli, con i menu che cambiano di giorno in giorno. Giriamo tutto il locale, ma della foto nemmeno l’ombra. Magari è stata fatta sparire nella settimana che porta a Juve-Milan, d’altra parte gli affari sono affari e il ricordo di quel gol in bella vista manderebbe il pranzo di traverso a una buona fetta di clientela. Niente di tutto ciò: quella foto non è mai esistita, è pura leggenda, ci assicura chi lavora lì fin dal primo giorno, quello dell'inaugurazione con l'amico Beckham in prima fila.

Al banco del pesce si scherza, sfottò reciproci tra dipendenti della pescheria. «Vinciamo noi anche stavolta», assicura uno, milanista. «Macché, vi battiamo», replica l’altro, che poi si scopre essere “persino” interista, e dunque costretto a tifare Juve, a questo giro. «Lavoriamo sempre così, siamo allegri», ma la A è minuscola e la battuta non è voluta. A pranzo il locale si popola, clientela di ogni genere: c’è chi lavora nelle vicinanze ed è in pausa e chi si concede una mangiata più serena con gli amici, senza l’assillo dell’orologio. A un tavolino si parla per tutto il tempo di calcio, ma senza mai arrivare in Serie A: si disquisisce di giovani, Varese calcio e Accademia Como, allenatori-istruttori e il metodo infallibile per valutare la coordinazione generale di un ragazzo. Sapete qual è? La capriola.

L'esultanza di Gattuso per poco non lo diventa, quando lo sbattono a terra dopo il gol. Lui che cerca qualcuno correndo con l’indice puntato, finché da dietro Ibrahimovic non gli piazza due manone sulla schiena e lo manda al tappeto, e allora tutti addosso a schiacciarlo come una sardina.

Pescato del giorno

Era il Milan che Allegri schierava col rombo (non il pesce) a centrocampo, Van Bommel davanti a una difesa super (Nesta-Thiago Silva) e Boateng vertice avanzato, reinventato trequartista da una felice intuizione di Max.

«Questo gruppo è incredibile», commenta Gattuso dopo il gol, lanciando un’occhiata (è un pesce pure questo) ai compagni che gli passano attorno, lui, re dai piedi storti per una notte. «Tenere a bada Ibrahimovic tutta la settimana non è facile. Ibra non sta mai zitto, abbiamo tanti campioni e in allenamento diventa sempre più dura: nessuno vuole perdere, ognuno dice la sua e anche il mister ogni tanto si arrabbia. C’è tanto agonismo che a volte deve interromperci». Parla quello che ha da poco messo le mani al collo a Joe Jordan (lo Squalo, per restare in pescheria), e che sarà costretto dalla squalifica a saltare il ritorno contro il Tottenham, 4 giorni dopo il gol alla Juve con cui il Milan allunga i tentacoli sullo scudetto.

Due giornate dopo lo metterà quasi in cassaforte vincendo 3-0 il derby contro l’Inter di Leonardo, ex criticatissimo da Ringhio per la sua traversata del Naviglio. Ora la storia si ripete, prima la Juve e poi il derby. Chissà che non ne salti fuori un attimo indimenticabile da incorniciare.

La foto del gol non c’era, ma il fritto misto era buono.