Juventus-Milan, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Federico Aquè

JuveMilanCOPE

Nonostante i risultati dicano il contrario, né la Juventus e né il Milan stanno attraversando un momento di forma particolarmente brillante, che partita dobbiamo aspettarci?

JUVENTUS-MILAN LIVE

Prima del pareggio contro la SPAL, la Juventus aveva vinto 12 partite consecutive in campionato, non subisce gol da 10 giornate, nelle quali ha conquistato 28 punti, più di qualsiasi altra squadra. Nello stesso periodo, giocando una gara in meno, il Milan ha raccolto ben 25 punti, ha subito soltanto 5 reti, la miglior prestazione difensiva della Serie A se si esclude la Juve, e ha vinto le ultime cinque partite di fila.

Due squadre non in grande forma

A dispetto di queste statistiche che descrivono due squadre in grande salute pronte a dar vita a una sfida incerta ed equilibrata, né la Juventus né il Milan stanno attraversando un periodo di particolare brillantezza. I bianconeri hanno sofferto contro quasi tutte le avversarie affrontate: il Tottenham in particolare, che ha messo a nudo meglio di tutte le debolezze del gioco juventino, ma in misura diversa anche la Lazio, l’Atalanta e la SPAL hanno mostrato i lati più oscuri della Juve, soprattutto quando si è trattato di costruire occasioni da gol. SPAL a parte, nonostante le difficoltà in fase di possesso, la Juventus ha comunque sempre trovato un modo per vincere le partite, grazie alla propria superiorità tecnica, fisica e mentale.

Ci sono poi gli infortuni. Massimiliano Allegri si ritrova con soli tre giocatori offensivi a disposizione: Dybala, Douglas Costa e Higuaín, a meno che non decida di rischiare Cuadrado, che è stato convocato ma non gioca dallo scorso dicembre. Il tecnico juventino non ha nemmeno la possibilità di avanzare Alex Sandro: anche il brasiliano, infatti, non è a disposizione.

La crescita del Milan sembra invece essere stata ridimensionata dalla doppia sfida con l’Arsenal: oltre a far riaffiorare i vecchi problemi di sterilità offensiva, non risolti nemmeno quando Gattuso ha scelto di rinunciare al 4-3-3 per schierare due punte (nella sfida di ritorno all’Emirates Stadium), le due partite contro i “Gunners” hanno posto dubbi anche sulla solidità difensiva, il principale risultato che sembrava aver raggiunto Gattuso da quando si è seduto sulla panchina rossonera. Quando ha provato ad essere più aggressivo, il Milan ha finito per allungarsi e concedere spazi ai lati e dietro Biglia nei quali, specie all’andata, ha banchettato Özil determinando l’esito della qualificazione.

In campionato, il Milan ha vinto all’ultimo secondo contro il Genoa grazie a un colpo di testa di André Silva e ha poi battuto 3-2 in rimonta col Chievo, in una partita che ha messo di nuovo in discussione le sicurezze difensive dei rossoneri anche contro un avversario di livello più basso rispetto all’Arsenal. È probabile che da quest’ultima partita Gattuso abbia tratto diverse indicazioni sugli errori da non ripetere contro la Juve.

Le difficoltà difensive del Milan

Il Chievo ha rinunciato al tradizionale rombo di centrocampo e si è schierato con un 4-4-2 che prevedeva Giaccherini e Depaoli aperti per allargare la difesa milanista e Castro in un’insolita posizione da interno di centrocampo, ma con ampia libertà di muoversi in verticale e inserirsi negli spazi aperti dalle due punte, Inglese e Stepinski.

È importante sottolineare come il Chievo abbia segnato entrambi i gol con il Milan schierato, e non in seguito a un contropiede. E in entrambe le azioni è stato decisivo un cambio di gioco di Radovanovic, lo strumento scelto da Maran per colpire la difesa rossonera.

Una volta attratto il Milan sulla propria fascia sinistra, il Chievo attacca il lato debole con un cambio di gioco di Radovanovic: Giaccherini sorprende alle spalle Borini e col suo cross permette a Stepinski di segnare il gol del pareggio.

È però tornando indietro sul campo e concentrandosi sulla costruzione bassa del Chievo che si possono guardare meglio le difficoltà difensive del Milan. Con Gattuso, i rossoneri avevano trovato una certa solidità limitando il pressing nella metà campo avversaria e schierandosi all’incirca a centrocampo. Il centravanti si occupava di schermare il regista avversario e l’uscita di una delle due mezzali era l’innesco del pressing, con l’altra mezzala e il mediano che si occupavano di coprire il centro. In questo modo il Milan indirizzava la manovra avversaria sulle fasce, dove poteva scalare con maggiore aggressività contando sulla linea laterale come alleato.

Così come l’Arsenal, anche il Chievo è stato in grado di mettere in crisi questi meccanismi che sembravano ormai collaudati. La posizione dei terzini di fianco ai difensori centrali creava una rete sicura in cui far circolare il pallone e attirare il pressing del Milan, Radovanovic rappresentava invece il punto d’appoggio per avanzare sul campo, affidandosi soprattutto alla precisione del suo gioco lungo. La squadra di Gattuso si è mostrata incerta su come rispondere ai quesiti posti dal Chievo, in particolare su chi dovesse controllare Radovanovic. Le mezzali preferivano coprire il centro e non erano tempestive nelle uscite, Cutrone e Suso, invece, si alzavano spesso in pressione sui difensori. Radovanovic ha così finito per ricevere libero e di mettere in evidenza le zone più vulnerabili dei rossoneri.

L’immagine qui sopra offre diversi spunti. Radovanovic sta gestendo la palla, Bonaventura ha abbandonato la sua posizione, ma è troppo lontano per mettere pressione al regista del Chievo e nemmeno copre la linea di passaggio alle sue spalle, dove si è smarcato Stepinski. Dallo stesso lato Calhanoglu è rimasto basso, mentre Suso sulla fascia opposta si è alzato in un tentativo di pressione isolato, lasciando uno spazio invitante alle sue spalle. Radovanovic ha così diverse opzioni: servire Stepinski tra le linee, allargare più comodamente a Cacciatore oppure cambiare gioco verso Giaccherini, che potrebbe contare sul supporto di Jaroszynski, se decidesse di alzarsi oltre Suso.

Questa situazione inquadra bene le zone deboli del Milan quando difende: lo spazio dietro Suso, meno puntuale nei ripiegamenti rispetto a Calhanoglu, e quelli di fianco a Biglia quando la rotazione dei centrocampisti non funziona. Contro la Juve, è facile attendersi una squadra più ordinata e meno portata ad aggredire la costruzione bassa per non allungarsi, ma i bianconeri hanno ovviamente più qualità del Chievo per attirare la pressione e risalire il campo negli spazi che si aprono. Il Milan non può ovviamente permettersi di lasciare a Pjanic la libertà concessa a Radovanovic, concedere ad Asamoah di smarcarsi dietro Suso e soprattutto a Dybala di ricevere ai fianchi di Biglia.

I problemi offensivi della Juventus

Di recente la Juve ha comunque mostrato qualche problema a risalire il campo palleggiando, non solo contro il collaudato pressing del Tottenham, ma anche contro la strategia più prudente della Lazio o quella più coraggiosa della SPAL, che aveva preparato un sistema di marcature uomo su uomo particolarmente evidente nelle fasi di pressing offensivo.

Ogni giocatore della SPAL ha un avversario di riferimento: la mezzala sinistra Grassi si alza su Pjanic, Costa pressa De Sciglio, Felipe esce molto in alto su Douglas Costa.

Anche a difesa schierata, ogni giocatore della SPAL aveva consegne precise in marcatura: l’unico juventino libero era il terzino sinistro, Asamoah, per permettere ai due difensori centrali, Cionek e Vicari, di controllare in coppia Higuaín. Lazzari restava basso per controllare Alex Sandro, schierato da esterno offensivo, mentre sulla fascia opposta Costa si alzava su De Sciglio. Con questo sistema di marcature il centrale difensivo sinistro, Felipe, era libero di uscire in marcatura su chi si muoveva tra le linee tra Dybala e Douglas Costa. Liberando Felipe, la SPAL poteva così controllare meglio il lato forte della Juve, quello destro in cui si muovevano appunto Dybala e Douglas Costa.

La squadra di Allegri è rimasta intrappolata nel sistema di marcature previsto da Semplici, ha avuto grandi difficoltà a risalire il campo in maniera pulita e a costruire occasioni da gol. I tentativi di creare un lato forte a destra con Dybala e Douglas Costa si è scontrato con le scalate previste dalla SPAL, che liberavano Felipe permettendogli di marcare tempestivamente chi si liberava dietro il centrocampo, a sinistra Asamoah e Alex Sandro hanno faticato a combinare, in parte per la difficoltà di quest’ultimo a muoversi dentro il campo, e anche Matuidi non ha fornito un contributo apprezzabile, né tagliando sull’esterno né inserendosi centralmente, nemmeno quando la SPAL si alzava in pressing e le rotazioni a destra (Lazzari si alzava provocando lo scivolamento sull’esterno di Cionek) liberavano uno spazio tra Cionek e Vicari.

Pur partendo dal 4-2-3-1, Allegri aveva previsto un rombo di costruzione per mantenere la superiorità numerica contro le due punte della SPAL. De Sciglio resta bloccato di fianco a Rugani, Chiellini si allarga, Asamoah si alza per prendere l’ampiezza, mentre a destra resta aperto Douglas Costa (fuori inquadratura).

In maniera diversa, sia il Tottenham che la SPAL hanno evidenziato quanto la Juve fatichi ad avanzare palleggiando: gli “Spurs” con le trappole previste dal loro pressing offensivo e dai loro meccanismi di riaggressione, la squadra di Semplici con un sistema di marcature molto aggressivo. Nei momenti di difficoltà, l’anno scorso i bianconeri potevano rifugiarsi nella scorciatoia rappresentata dal lancio lungo di Bonucci verso Mandzukic: ora il primo è il capitano del Milan, e per la prima volta sfida la Juve da avversario, mentre il secondo è infortunato e non può mascherare con la sua superiorità fisica i problemi in palleggio della squadra.

La buona notizia per Allegri è che molto difficilmente il Milan sarà in grado di replicare le prestazioni del Tottenham e della SPAL: i rossoneri non hanno la qualità per giocare il possesso brillante tipico della squadra di Pochettino e il loro pressing è decisamente meno collaudato, ma al tempo stesso non possono permettersi di giocare le lunghe fasi difensive della SPAL, rinunciando al possesso e alla possibilità di avvicinarsi a Buffon.

Le armi per vincere

Nonostante gli infortuni e le difficoltà offensive, la Juve ha decisamente più strumenti per indirizzare la partita: un dribbling di Douglas Costa, una giocata di Dybala, una sponda di Higuaín o perfino un filtrante di Chiellini. Anche quando sembra sul punto di cadere, alla Juve basta davvero poco per rialzarsi e rimettere le cose a posto.

Il Milan dovrà fare di tutto per togliere la squadra di Allegri dalla propria comfort zone: in fase offensiva costringendola ad allungarsi per trovare spazi dietro le linee di pressione (e in questo senso il rientro di Romagnoli è fondamentale) e in fase di non possesso aggredendo con precisione la costruzione bianconera, utilizzando il pressing anche come strumento offensivo. Utilizzare cioè i problemi a risalire il campo palleggiando della Juve per trovarla scoperta. Anche se il possesso del Milan è più equilibrato sui due lati del campo rispetto all’andata, forse non è ancora di un livello sufficiente ad aprire lo schieramento bianconero quando si difende nella propria metà campo abbassando il baricentro. Nonostante il grande rendimento degli ultimi mesi, il Milan avrà bisogno che molti tasselli si incastrino al posto giusto per strappare la prima vittoria da quando la Juve si è trasferita allo Stadium.