Al primo anniversario della nuova proprietà cinese il punto sulla situazione del Milan. Tanti dubbi sull’aspetto finanziario: tra rifinanziamento del debito con Elliott, il prossimo incontro con l’Uefa del 20 aprile, le inchieste e le credibilità di Yonghong Li. Sul campo l’inizio disastroso e la risalita. E l’unico vero colpo azzeccato è stato Gennaro Gattuso
Il Milan compie un anno, fondato nel 1899, gli anni sarebbero 118, ma il nuovo Milan tutto cinese, è targato soltanto 13 aprile 2017. Per l’anniversario, la lettera aperta scritta dal presidente Yonghong Li ai tifosi trasuda fiducia, ottimismo e coraggio, una situazione in realtà molto lontana da questi primi 365 giorni dalla svolta epocale che ha investito il club rossonero. Perché è un anno difficile da celebrare, sotto molti punti di vista: da quello sportivo a quello finanziario, soprattutto per l’aspetto finanziario. Le ombre sono molte di più delle luci ad avvolgere casa Milan, e la società pare ancora una sorta di cantiere in oggettiva difficoltà. Dapprima la questione legata al rifinanziamento del debito, una sorta di spada di Damocle che pende ancora sulla testa dei vertici rossoneri. Prima la valutazione da 740 milioni della società rossonera, dunque il celebre closing slittato in continuazione, dal 13 dicembre 2016 a inizio aprile scorso, fino alla scadenza dell’accordo e un nuovo patto che ha portato alla definitiva cessione societaria due settimane più in là. Ma, su di essa, pendono gli oltre 300 milioni dall’ormai famoso fondo d’investimenti americano Elliott. Ed è qui che si inserisce tecnicamente la questione del rifinanziamento.
Ombre finanziarie: cosa ne sarà del Milan?
Il Milan è ormai da tempo alla ricerca di una nuova società che possa permettere di rifinanziare il debito di 303 milioni con Elliott. Fino a gennaio la pista più calda portava ad Highbridge, ma l’occasione è ormai sfumata. La data ultima per trovare un accordo è quella di ottobre 2018, altrimenti la società passerebbe direttamente nelle mani degli americani. La domanda è semplice: quante possibilità ci sono che il Milan riesca a saldare quei milioni? Poche, al momento. E il tempo continua a stringere. Per una proprietà che, nel corso del suo primo anno alla guida del Milan, ha sempre rispettato tutte le scadenze previste, ma spesso in extremis (come l’ultimo aumento di capitale di 11 milioni della scorsa settimana). Tra gli altri aspetti a gettare altre e ulteriori ombre sull’aspetto finanziario rossonero l’inchiesta del Corriere della Sera dello scorso marzo: con il fallimento della "Jie Ande", una delle società di Yonghong Li tra quelle indicate nel curriculum dell’uomo d’affari cinese al momento dell’acquisto del Milan. Non un risvolto che implica direttamente i rossoneri, ma, come scriveva proprio il CorSera: “L’ennesimo duro colpo alla solidità patrimoniale e credibilità del suo presidente”. Il futuro? Difficile da scrutare, con Elliott che continua monitorare la situazione (in caso di passaggio a ottobre nelle loro mani gli americani rivenderebbero verosimilmente il club), più le nuove piste che portano alla Russia, con alcune proprietà, forse, interessate ad un’entrata in scena. È così che allora le prove più dure da affrontare per il Milan sono ora queste, oltre al rifinanziamento: l’iscrizione al prossimo campionato: i paletti dettati dalla Covisoc, la commissione preposta al monitoraggio della situazione economico-finanziaria dei club in Italia, andranno necessariamente rispettati; oltre all’incontro del 20 aprile con la Uefa a Nyon. Tema del faccia a faccia europeo? Il Fair play finanziario, e - fallito l’accordo per un voluntary agreement: il patto che deroga alle tradizionali regole del FPF in caso di mutamenti radicali nell’assetto di una proprietà calcistica - la pista è ora quella del settlement agreement, dove l’Uefa chiederà nuove garanzie sulla forza della proprietà. Da quella giornata uscirà un’importante svolta per il Milan, che ha speso tantissimo in estate, nonostante anche le stesse prestazioni sportive non siano andate di pari passo con i piani ideali.
Luce sportiva: Gattuso
Dunque si inserisce anche l’aspetto puramente sportivo del primo anno cinese del Milan, dove la scelta veramente indovinata e - fin qui - soddisfacente pare soltanto una: Gennaro Gattuso. Il rinnovo con Montella di inizio stagione aveva continuato a dettare la politica societaria lungo la via dell’ottimismo, incondizionato e, a posteriori, anche immotivato. Con l’aeroplanino in panchina - che pur molto bene aveva fatto nella stagione precedente, riportando un trofeo in bacheca dal 2011 - il Milan non è mai decollato. Dopo il filotto di vittorie a inizio stagione tra campionato ed Europa League, contro avversari non certo irresistibili, è iniziata la discesa, libera. Bonucci non ha spostato gli equilibri. I nuovi colpi Rodrgiuez, Biglia, Kessié, Calhanoglu, Musacchio, André Silva e Kalinic sono stati inizialmente tutti una delusione, e, sotto Natale, i due ko contro Verona e Atalanta hanno scavato il punto più basso della stagione. Dunque la rivoluzione Gattuso, già in panchina in quelle due sconfitte, e all’esordio in quel clamoroso 2-2 di Benevento col portiere Brignoli a palesare l’ennesima declinazione delle legge di Murphy: quando le cose possano andare male, andranno male. Poi il 4-3-3 che inizia a funzionare, i titolarissimi diventano undici, con qualche raro innesto. La quadra c’è. Bonucci diventa leader in difesa e si porta al seguito Romagnoli, gli infortuni di Conti continuano ad essere molto sfortunati. Ma anche il centrocampo con Kessié-Biglia-Bonaventura funziona. Calhanoglu sembra il gemello del giocatore di inizio anno. Solo gli attaccanti deludono ancora (nonostante il doppio exploit di André Silva tra Genoa e Chievo). E se il bomber più affidabile è il giovane Cutrone, prelevato dalla primavera che fu dello stesso Gattuso, allora qualcosa, anche e soprattutto dal punto di vista sportivo, non ha funzionato. La finale di Coppa Italia è lì, ancora da giocare contro una Juve che però, nell’ultima sfida di campionato, si è dimostrata troppo forte nonostante il miglior Milan della stagione. L’Europa League è sfumata di fronte alla totale mancanza di esperienza di una rosa ancora giovane e tutt’altro che abituata a vincere (eccezion fatta per il solo Bonucci). E la rincorsa Champions in campionato passa dal Napoli, per un'ultima disperata speranza di una rimonta partita evidentemente da troppo lontano. È stato un anno lungo il primo del nuovo Milan della nuova proprietà cinese, dove però le tinte sono state decisamente molto più nere che rosse.