In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Serie A, le migliori giocate 34^ giornata

Serie A

Emanuele Atturo

L'assist di Rafinha, l'uscita palla del Napoli, il gol di Lasagna e altre perle nella giornata che ha riaperto ufficialmente la corsa per lo Scudetto

 

GUARDA GLI HIGHLIGHTS DELL'ULTIMA GIORNATA

Condividi:

Quella appena passata verrà probabilmente ricordata come la giornata che ha riaperto il campionato. Il colpo di testa di Koulibaly, saltato a prendere la palla di testa a due metri e mezzo di altezza, è la fotografia più efficace della forza di volontà con cui il Napoli è voluto rimanere aggrappato al proprio sogno. Senza magari la brillantezza di gioco di inizio stagione, ma svoltando le partite con la mentalità che era forse mancata negli anni scorsi. Abbiamo scelto una giocata da Juventus - Napoli, e ci abbiamo messo vicino altre cose belle viste nelle altre partite, come il geniale assist di Rafinha, o quello di Viola nella vittoria che ha condannato il Benevento in Serie B (!).

Buona lettura!

Un cambio di gioco fatto bene, specie più in diagonale che in orizzontale, disordina all’improvvisa le linee avversarie, costringendole a scivolare da una parte all’altra del campo. Ma non tutti i cambi di gioco sono uguali. Ci sono cambi di gioco più semplici, col loro sapore zen, e altri complicati, che hanno bisogno di filare tesi come una corda per superare indenni la mappa orizzontale del campo. Questo di Ionita appartiene al secondo tipo. Il giocatore moldavo ha due giocatori che accorciano verso di lui, Verdi e Poli, sembra fare una giocata affrettata, ma con un cambio di gioco mancino tesissimo riesce a disinnescare il pressing facendo avanzare la manovra di trenta metri. La palla di Ionita ha dovuto scavalcare cinque giocatori del Bologna per arrivare a Faragò.

Abbiamo scelto questa giocata di Ionita anche perché è un esempio virtuoso di un giocatore che si assume una responsabilità creativa, con una giocata che alza il livello di difficoltà, nel contesto di una partita in cui invece si sono tutti concentrati sull’agonismo difensivo, facendo il compitino col pallone tra i piedi. Una brutta partita, finita a reti bianche e con il Cagliari, uscita tra i fischi, che non è riuscito a tirarsi definitivamente fuori dalla zona retrocessione, nonostante una rosa di ottimo livello, in cui anche le seconde linee - come Ionita - possiedono un’ottima qualità.

Rafinha è uno dei giocatori più in forma del nostro campionato. Il modo in cui è diventato influente nel gioco di Spalletti non ha niente di scontato: dall’inizio dell’anno l’Inter è una squadra che aspira ad essere verticale, e ha spesso espresso i propri momenti più brillanti quando ha accettato di perdere il controllo del gioco, liberando la capacità di alcune sue individualità di giocare per strappi.

Rafinha è un giocatore diverso, che ha nel suo istinto associativo la parte migliore del suo gioco. Eppure si è calato alla perfezione nel sistema dell’Inter, aumentandone la verticalità grazie alla sua capacità in conduzione nel corridoio centrale, alla sua visione di gioco, e al suo istinto a buttarsi in area senza palla. Rafinha continua però a parlare un linguaggio diverso rispetto a quasi tutti i giocatori dell’Inter, e col suo cervello sta ritessendo i fili di una manovra a volte sconnessa, portata avanti da giocatori che si pensano come monadi. Questo assist esprime in maniera luminosa la diversità di Rafinha il suo talento associativo, la sua visione di gioco.

In quest’azione l’Inter attacca bene l’area di rigore, con tante opzioni su corridoi diversi. Perisic è il giocatore più solo e ovvio da servire, ma Karamoh ha visto l’inserimento di Rafinha prima di tutto e non riesce a cambiare il verso della sua giocata. Quando gli arriva la palla Rafinha ha tanti giocatori del Chievo davanti a chiudergli lo specchio della porta, e il corpo non orientato per il tiro, allora serve di prima Perisic con dei tempi perfetti. È un assist delizioso per l’idea che c’è dietro, un altruismo e un senso del gioco rari nel campionato italiano, ma di cui non va sottovalutata l’esecuzione tecnica. C’è bisogno di una grande sensibilità per non sbagliare quell’assist di prima.

Nel calcio di oggi, dove la maggior parte delle squadre ha sviluppato meccanismi di pressione alta, si sta affermando un'estetica dell’uscita palla. Di fronte agli sforzi di aggressione, la calma glaciale con cui certe squadre disinnescano il pressing ha una sua bellezza particolare. Quella dell’elusione calma della foga agonistica avversaria, della vittoria della freddezza e della precisione tecnica sul bollore della corsa.

Il Napoli ieri ha messo in piedi diverse uscite palla pregevoli, negli sporadici momenti in cui la Juventus si alzava in pressione. In questo caso ad esempio la squadra di Sarri sembra quasi voler tornare indietro per attirare il pressing della Juve per aggirarlo, come un torero con il toro. Mario Rui non ha certo la capacità di spinta di Ghoulam, ma è un ottimo palleggiatore. In questo caso si appoggia da Jorginho marcato, il Napoli sembra finito nella trappola del pressing bianconero, il brasiliano si riappoggia su Mario Rui, su cui va in pressione Cuadrado, ma il terzino di prima ritrova lungolinea Jorginho che nel frattempo si era allargato. Poi Jorginho si appoggia ad Hamsik che cambia gioco per Hysaj.

La bellezza di certe uscite palla a volte non sta però nella freddezza con cui i calciatori giocano sotto pressione, né nell’ordine geometrico con cui una squadra ha preparato i propri riferimenti in appoggio, ma nelle esecuzioni tecniche, spesso rischiose, che si fanno in zone di campo in cui è sconsigliato perdere palla.

In questo caso il Bologna esce dal pressing del Cagliari con addirittura due colpi di tacco consecutivi. Il primo è di Orsolini, che viene pressato da Padoin sulla fascia, il secondo è di Verdi, su cui era salito in pressione Castan, che usa il tacco per appoggiarsi su Poli. Questo per chi dice che le squadre della parte destra della classifica di Serie A non hanno qualità tecniche.

Nel crollo a precipizio dell’Udinese, Kevin Lasagna è un ramoscello di speranza a cui aggrapparsi per evitare di farsi inghiottire dal gorgo della Serie B. Mentre Oddo è sull’orlo dell’esonero, e i tifosi contestano la squadra provando persino ad entrare negli spogliatoi, Kevin Lasagna continua a segnare con grande naturalezza. Da quando è rientrato dal suo infortunio - che lo ha tenuto fuori da febbraio - ha giocato da titolare tre partite segnando tre gol, rivelandosi forse ancora più indispensabile di quanto potesse sembrare.

Quest’anno Lasagna ha già segnato 10 gol in Serie A in 24 presenze: un bottino sorprendente, se pensiamo che nella sua miglior stagione realizzativa, la scorsa, ne aveva segnati 14 in 47 presenze, ma in Serie B. Non sembrava che Lasagna potesse esprimersi a questi livelli. Nelle prime partite di Oddo ne abbiamo apprezzato la precisione nei movimenti senza palla, il dinamismo, l’intelligenza, ma negli ultimi tempi sta mostrando anche giocate tecnicamente complesse.

Il gol segnato ieri è eccezionale. Lasagna riceve una palla un po’ a casaccio in verticale, è dietro al difensore ma riesce ad anticiparlo stappando la palla di destro. Il suo controllo non è il massimo: Lasagna è spalle alla porta, col difensore dietro e ha la palla attaccata al corpo, allora si gira sul piede perno, in mezza caduta, per colpire la palla col sinistro. Lasagna schiaccia il pallone a terra, come fosse una volèe tennistica che schizza all’angolino. Di certo è un pessimo segnale per l’Udinese, che il suo bomber stia in una forma così straordinaria e che la squadra continui comunque a non fare punti. Le partite con Lazio, Cagliari e Crotone hanno visto sempre lo stesso copione in atto: Lasagna segna il gol dell’1 a 0, e la squadra finisce poi per perdere 2 a 1. Lasagna è diventato centrale proprio grazie ad Oddo: quando la squadra si è messa con il 3-5-2 è stata valorizzata al massimo la sua capacità di associarsi con un’altra punta e di attaccare la profondità. Speriamo che la sua forma si mantenga a questi livelli anche nel caso l’Udinese prendesse Andrea Stramaccioni in panchina.

Nicholas Benito Viola era il giocatore di culto del Benevento promosso in Serie A. Quest’anno il suo impatto con la massima serie è stato faticoso, ma Viola ha comunque mostrato sprazzi di un talento luminoso, e i tatuaggi sulla faccia da soundcloud rapper contribuiscono comunque a mantenere vivo il suo culto anche in assenza di grandi momenti di calcio.

Contro il Milan, nella vittoria a San Siro che ha sigillato la paradossale stagione del Benevento, Viola ha eseguito la sua miglior giocata dell’anno. È un’azione pazza: la palla stagna sulla trequarti e tutti i giocatori attorno cadono. Viola scivola, poi si rialza, e mentre si rialza ha già visto il movimento di Iemmello, che è scappato alle spalle di Rodriguez. Lo serve con una palla d’esterno sinistro bellissima come i suoi capelli neri e folti da moschettiere, la sua barba incolta, i suoi cambi di gioco. Qualcuno si metta una mano sulla coscienza, scelga lo stile, decida di dare un’altra possibilità in Serie A a Nicholas Benito Viola.