Ha lottato a centrocampo, distribuito palloni, servito l'assist decisivo a Cutrone: il "nuovo" Pipita fa anche il trequartista. Ma analizzando i suoi numeri si scopre che non ha certo perso il suo istinto
Probabilmente neanche al Milan pensavano di essersi assicurati un trequartista così forte, nel momento in cui acquistavano Gonzalo Higuain, uomo d’area da 111 gol in A (in 177 partite), capocannoniere con record (36) tre stagioni fa. Il problema era il gol, in casa Milan; e il Pipita, in un modo o nell’altro, l’ha risolto. Assist geniale al 95° per il compagno di reparto (da pochi minuti) Cutrone e Roma battuta. Una palla filtrante, dopo aver attirato su di sé mezza difesa giallorossa, che ti aspetteresti da un trequartista abituato a galleggiare tra le linee da una vita, non da quello che di mestiere, da sempre, la butta dentro.
Pipita a tutto campo
I tifosi rossoneri possono stare tranquilli, Higuain farà i suoi gol e il gioco di Gattuso sembra studiato per assicurargliene tanti: l’abbiamo visto spesso dettare il passaggio in profondità alla sua maniera (in uno di questi casi è arrivata anche la rete, poi annullata dal Var per fuorigioco) e certi vizi non si perdono da un giorno all’altro. Certo che se il gol continua a scorrergli nelle vene, contro la Roma si è visto anche l’altro Higuain, quello che viene incontro al compagno, che calpesta zolle lontane dall’area avversaria per proteggere un pallone da scaricare dopo aver fatto salire la squadra, quello che – a volte rischiando anche di combinare qualche pasticcio – arretra fino in difesa, per dare una mano. Quello che, alla fine, ha regalato l’assist a Cutrone.
Un po’ di numeri per capirci meglio: nell’arco dei suoi 95 minuti, Higuain ha tentato la conclusione 5 volte (come Suso e più di tutti i compagni di squadra) ed è finito 4 volte in fuorigioco, cose che possono rassicurare chi teme che il nuovo Pipita si sia snaturato, ma ha anche tentato un cross e distribuito palloni con 33 passaggi (media di quelli riusciti 94%), di cui un terzo nella sua metacampo e, uno, l’ultimo, decisivo. Ha duellato persino con Pastore, trequartista-vero al quale però è mancato lo spunto creativo.
La soluzione di Gattuso
Sia chiaro, tutte cose che in 5 stagioni in Serie A gli avevamo già visto fare, ma probabilmente mai con questa intensità. Ha gesticolato come un leader perfezionista, ha tenuto in apprensione un intero reparto semplicemente con la sua presenza e la sua fama, e infine le ha sfruttate all’ultimo secondo: quando ti aspetti che uno come lui non sappia rinunciare alla tentazione di calciare l’ultimo pallone – e se lo aspettano anche i difensori della Roma, concentrati sul suo tiro dal limite che appare scontato – lui ti sorprende con la palla nel corridoio, inno alla generosità che solitamente non alberga in certi centravanti. E che fa sorgere un dubbio: stai a vedere che poteva coesistere benissimo con Cristiano Ronaldo.
Adesso però è Cutrone a ringraziare e vestire i panni dell’attaccante-provvidenza: era in campo da 11 minuti, 11 minuti di 4-4-2 che Gattuso immaginava proprio così, Cutrone prima punta pronto a gettarsi su ogni pallone, Higuain un passo indietro per sfruttarne la capacità di “vedere” calcio. Logico che poi il giovane Patrick (è del gennaio 1998, il Pipita del 1987: li separano quasi 10 anni) ricordi come sia un onore allenarsi ogni giorno accanto a un attaccante del genere e poter imparare da lui i trucchi del mestiere. Era il suo idolo quando sbarcò al Napoli dal Real Madrid, figuriamoci adesso che gli serve anche gli assist.