Ben 15 punti di penalizzazione da scontare nella stagione 2018/19 per il Chievo e 36 mesi di squalifica a carico del presidente Campedelli sono le richieste della Procura federale della Figc: l'argomento è relativo alle presunte plusvalenze fittizie tra il club veneto e il Cesena. Proviamo a fare chiarezza sul tema plusvalenze e minusvalenze nel mondo del calcio
Cosa sono le plusvalenze?
Prendendo a prestito la definizione della Treccani, la plusvalenza fa riferimento all’incremento di valore e alla differenza positiva fra due valori dello stesso bene riferiti a momenti diversi. In ambito economico, come prosegue la nota casa editrice, è relativa alla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita di valori azionari lucrata da operatori di borsa e assoggettabile a imposta di ricchezza mobile. Per fare chiarezza, quindi, in caso di cessione ad un prezzo superiore del valore contabile, il venditore andrebbe a realizzare una plusvalenza ovvero un guadagno. Spostandoci in ambito calcistico, poniamo l’esempio di un giocatore pagato 10 milioni di euro e ceduto alla terza stagione per 7 milioni: in questo caso il valore residuo sarà pari a 4 milioni di euro e garantirà una plusvalenza. Se nello specifico un calciatore è un prodotto del settore giovanile, la plusvalenza netta è pressoché uguale al prezzo di vendita del giocatore in questione.
Cosa sono le minusvalenze?
Il significato è pressoché identico alla plusvalenza, tuttavia invece di "incremento di valore" e "differenza positiva" si fa riferimento ad un "decremento di valore" e ad una "differenza negativa". Nell’eventualità di una cessione a valore inferiore di quello contabile, quindi, si può parlare di minusvalenza ovvero una diminuzione di redditività. Da rimarcare come, in campo finanziario, una minusvalenza può compensare eventuali plusvalenze dello stesso anno fiscale e dei quattro anni successivi a patto che appartengano alla stessa natura: in generale si può pertanto parlare di un deterioramento del "prezzo". Torniamo all’esempio di un calciatore acquistato per 10 milioni di euro ma ceduto al terzo anno di contratto per 3 milioni: possiamo parlare in questo caso di una minusvalenza pari a un milione di euro.
Perché plusvalenze e minusvalenze sono fondamentali nel mondo del calcio?
Ai massimi livelli così come nelle serie inferiori, l’attualità delle società è chiamata a rispondere ad un bilancio sano ormai importante quanto i risultati ottenuti sul campo. Ecco perché realizzare delle plusvalenze ed evitare delle minusvalenze diventano due missioni determinanti in termini di conti e fatturati, aspetti finanziari da rispettare a partire dalle sessioni di calciomercato. Secondo il report annuale della Figc sullo stato del calcio italiano, nella stagione 2016/17 le plusvalenze sono arrivate a rappresentare il 22% del valore della produzione del calcio professionistico, che ammonta in totale a 3350 milioni di euro. Le plusvalenze hanno generato ricavi per 693.4 milioni in aumento rispetto all’anno precedente dell’84,4%. Più nello specifico, ogni acquisto o cessione di un giocatore non viene messo a bilancio nella sua interezza, ma viene distribuito in base alla durata di un contratto secondo la logica dell’ammortamento.
Come funziona l'ammortamento?
Spiegato dal portale money.it legato agli approfondimenti di economia e finanza, l’ammortamento può essere illustrato attraverso uno dei trasferimenti più importanti dell’ultima sessione di mercato: parliamo di Mattia Caldara, inserito nello scambio tra Juventus e Milan che ha riportato Bonucci in bianconero permettendo ad entrambe le società di registrare una corposa plusvalenza. L’ex difensore dell’Atalanta è stato acquistato dal Milan per 40 milioni di euro con un contratto di cinque anni e uno stipendio lordo di circa 3.4 milioni a stagione. Per capire quanto peserà il suo arrivo nel bilancio 2018/19 del club, è doveroso dividere l’esborso del cartellino per la durata del contratto: l’acquisto avrà quindi un’incidenza di 8 milioni ogni anno, ai quali vanno aggiunti lo stipendio lordo per un totale di 11.4 milioni. Il prossimo anno il trasferimento di Caldara peserà 32 milioni sulle casse del Milan (40 del costo iniziale meno gli 8 sottoposti ad ammortamento): qualora i rossoneri volessero venderlo nell’estate 2019 a 50 milioni di euro, la plusvalenza realizzata risponderebbe a 18 milioni oltre al risparmio sullo stipendio del giocatore. Se invece Caldara fosse ceduto a 20 milioni nella prossima finestra estiva, parleremmo di una minusvalenza di 12 milioni al netto dello stipendio risparmiato ad appesantire il bilancio del club piuttosto che alleggerirlo.
Come incidono plusvalenze e minusvalenze nel Fair Play Finanziario?
Votato ad estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche nonché a indirizzarle nel lungo periodo ad un auto-sostentamento finanziario, il Fair Play Finanziario è stato introdotto nel settembre del 2009 dal comitato esecutivo della Uefa. L’obbligo del pareggio del bilancio, pena incorrere in sanzioni o addirittura al blocco delle finestre di mercato e all’esclusione dalle competizioni europee, rappresenta vincoli rigorosi da rispettare per tutti i club. Se viene ammessa una piccola soglia di sforamento, è piuttosto vietato ai singoli proprietari il versamento di liquidità nei rispettivi bilanci nel tentativo di far quadrare i conti. Spostandoci all’estero, uno dei casi più eclatanti negli ultimi mesi ha coinvolto il PSG di Al-Khelaifi: reduce dagli acquisti monstre targati Neymar e Mbappé, il club parigino ha incassato 104 milioni di euro in cessioni (Pastore, Edouard, Ikoné, Berchiche e Guedes) poiché sottoposto all’inchiesta del FPF e obbligato a rispettare gli obblighi stabiliti dalla Uefa per certificare il proprio stato di salute economico. Lo scorso giugno si era invece parlato dei 45 milioni di euro di plusvalenza che l’Inter doveva realizzare per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario: l’accordo raggiunto con la Uefa e la cessione di giocatori (compresi i giovani del vivaio) hanno permesso di sanare in extremis il bilancio.
Perché le plusvalenze sono adottate da big e "piccole"?
Le grandi squadre possono inserire a bilancio plusvalenze o comunque entrate proficue attraverso le cessioni di giocatori che non rientrano nei loro progetti. Da non trascurare come, qualora il calciatore in questione venisse valorizzato, si potrebbe riacquistarlo pagando una piccola differenza. I club di seconda fascia ne guadagnano invece in termini tecnici ed economici: poniamo il caso di un giovane di prospettiva, stimolato a fare bene per garantirsi il futuro interesse del club che ne deteneva il cartellino. In questo caso la società d’appartenenza godrà di un vantaggio tecnico bilanciato da aspetti economici: l’investimento è minimo, la plusvalenza è doverosa qualora il top club eserciti il diritto di recompra senza dimenticare l’importanza dei buoni rapporti con le squadre di primissima fascia. Naturalmente il rischio risponde al falsare parte delle valutazioni di mercato nel tentativo di far quadrare i conti a bilancio, lavoro dettato dalle plusvalenze da dimostrare e dichiarare. Il compito delle autorità quindi quello d’indagare ed eventualmente chiarire se le cifre indicate siano reali e coerenti.