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Ancelotti: "Tifosi, basta insulti negli stadi. Napoli come una famiglia"

Serie A

Al Festival dello Sport di Trento l'allenatore del Napoli ha parlato un po' di tutto, confrontandosi sul palco con Guardiola e Sacchi. Dallo spirito da 'famiglia' alle prospettive in Europa del suo Napoli, passando per il momento del calcio italiano. Che secondo Carletto ha un grande male, la maleducazione sugli spalti di alcuni tifosi: "Basta, la rinascita del calcio italiano deve partire anche dai comportamenti"

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I comportamenti prima di tutto. Fuori e dentro gli stadi. E' solo così che il calcio italiano può cominciare a risalire la vallata e tornare a rivedere il sole. E' il consiglio, o meglio l'atto di accussa, di Carlo Ancelotti, che dal palco del Festival dello Sport di Trento ha voluto lanciare un messaggio chiaro e preciso nei confronti delle abitudini dei tifosi italiani, soprattutto in confronto alle altre realtà europee che Carletto ha frequentato con notevole successo: "A livello tecnico rimaniamo sempre molto competitivi e rispettati in tutto il mondo. Anche se non c'e' grande qualità e tanti talenti in giro, la grossa differenza che ho notato e' a livello di infrastrutture e di carenza culturale. In giro per l'Europa ho visto infrastrutture bellissime e stadi pieni, ma soprattutto ho assaporato la vera rivalità sportiva. Ecco, su questo punto siamo davvero indietro anni luce. Sono tornato in Italia a distanza di anni ma ancora mi tocca sentire insulti di ogni tipo dentro gli stadi. Bisogna finirla: non si tratta di rivalità ma di maleducazione. La rinascita deve partire anche da qui".

"Quando mi diedero del maiale..."

Un'usanza, quella relativa agli insulti, che Ancelotti ha riassaporato con amarezza sulla propria pelle in occasione dell'ultimo Juventus-Napoli, quando l'allenatore e i suoi giocatori sono stati ripetutamente insultati da una sezione dell'Allianz Stadium, la curva sud, poi squalificata per una giornata (sarà scontata nella prossima sfida interna della Juventus, quella col Genoa). Un comportamento che ha immediatamente riportato alla luce lo spiacevole divorzio tra l'attuale allenatore del Napoli e i tifosi della Juventus, che dopo il suo addio nel 2001 lo apostrofarono dandogli del 'maiale'. Tutta colpa della Lazio e della Roma, che in quelle due stagioni di Carletto in bianconero riuscirono a sfilare alla Vecchia Signora lo scudetto. Un'amarezza, tripla a questo punto, che Ancelotti si è lavato di dosso con tutte le soddisfazioni sportive che si sarebbe tolto di li a poco, a cominciare da una partita giocata all'Old Trafford in una sera di maggio, proprio contro i bianconeri: "Cosa ho pensato quando mi hanno insultato?", ha risposto proprio a Sky Sport nel post partita di Juventus-Napoli, "che avrei guardato in bacheca la Champions vinta nel 2003". La miglior medicina possibile, da qualsiasi tipo di insulto.

"Napoli, una famiglia"

Un pensiero, ovviamente, Ancelotti l'ha dedicato anche al suo Napoli, che non ha esitato a definire una famiglia: "A Napoli c'è un bell'ambiente, con giocatori giovani, umili, che hanno avuto esperienze importanti: siamo come una famiglia. C'è una squadra che ha voglia di crescere: ci sono tutte le condizioni per fare bene. In Italia si può fare un bel lavoro, poi in Europa vediamo, Klopp è stato sistemato per la partita di andata, ora vediamo quella di ritorno. Il calcio italiano sarà sempre competitivo, lo è la Juve, poi le valutazioni di oggi saranno diverse ad aprile. Il Real ha avuto un momento difficile e poi ha vinto. Mi sembra una Champions molto più equilibrata. Il Real che aveva i favori del pronostico ha perso un giocatore importante, credo ci sarà più equilibrio. Mbappé è un bel giocatore, molto veloce, che unisce velocità ed efficacia. E' molto giovane e sarà una stella nei prossimi anni".