Morte Daniele Belardinelli, cosa sappiamo fino ad ora

Serie A

La zona, le armi, le diverse fasi dell'agguato pianificato e nel quale è rimasto ucciso Daniele Belardinelli, investito da un Suv in fuga. La ricostruzione completa dei fatti e dei provvedimenti presi

EDITORIALE. LA RIVOLTA DELLE PERSONE PERBENE

La ricostruzione

Inizialmente, come succede spesso in questi casi, le notizie si sono susseguite rapidamente ed è servito un po' di tempo per fare chiarezza. Mercoledì 26 dicembre, prima di Inter-Napoli, in programma alle 20.30 a San Siro, si diffonde la notizia di alcuni tifosi accoltellati in uno scontro tra ultrà nei pressi dello stadio. Si parla di un ferito grave ricoverato d'urgenza, poi nelle ore successive si diffonde la tragica notizia. Si è trattato di un agguato degli ultrà interisti ad alcuni minibus su cui viaggiavano i tifosi napoletani in attesa di essere agganciati da una pattuglia della polizia che avrebbe dovuto scortarli allo stadio. Un vero e proprio blitz pianificato come un'azione militare: "un'azione squadrista", secondo la definizione data dalla Questura. La ricostruzione dell'agguato ha chiarito che erano state coinvolte persino delle "vedette" lungo il percorso di avvicinamento dei minibus a Milano, per segnalare il tragitto della carovana dei napoletani. 

Assieme agli interisti, anche una trentina di ultrà del Varese, storicamente vicini a quelli della Curva Nord nerazzurri, e altrettanti di quelli del Nizza, gruppo gruppo «Ultras populaire sud», rimasti coinvolti in alcuni incidenti con i napoletani qualche anno fa.

Tra le 19.30 e le 19.50 inizia lo scontro, in una zona a meno di due chilometri dal Meazza: un centinaio di tifosi interisti blocca il traffico, occupa la strada e attacca un paio di minibus. Sono tutti incappucciati o con il volto coperto da cappelli e sciarpe per non farsi riconoscere dalle telecamere e iniziano a colpire le vetture con spranghe, martelli, bastoni, coltelli. I tifosi del Napoli, una settantina, scendono dai van e qui c'è il contatto tra le due tifoserie: un napoletano viene accoltellato, poi nella guerriglia sono proprio i tifosi del Napoli ad attirare l'attenzione su un ultrà rimasto a terra dopo essere stato investito. Si tratta di Daniele Belardinelli, 39 anni (non 35 come detto inizialmente), ultrà del Varese, che viene immediatamente caricato su un'auto e portato al vicino ospedale San Carlo in condizioni gravissime dove muore verso le 4.30: inutile l'intervento chirurgico d'urgenza. Il referto parla di lesioni alla milza e all’aorta toracica, di fratture alle gambe e di ossa del bacino frantumate.

Inizialmente si parla di un van che lo avrebbe investito, forse proprio uno di quelli dei tifosi del Napoli, poi di un Suv nero, probabilmente in coda nel momento dell'agguato e che, per sfuggire alla guerriglia, è partito a tutta velocità investendo Belardinelli all'altezza del bacino e lasciandolo a terra agonizzante. Quattro, invece, i napoletani rimasti feriti.

La zona dell’agguato e le armi

Gli scontri sono avvenuti in zona Sant'Elena, a meno di due chilometri dal Meazza, per la precisione all'angolo tra via Fratelli Zoia e via Novara, la lunga arteria a quattro corsie su una doppia carreggiata che dalla tangenziale Ovest porta direttamente ai piedi dello stadio. Gli ultrà che hanno invaso la strada fermando il traffico tra i fumogeni erano armati di spranghe, martelli, bastoni, coltelli: molte armi sono state abbandonate in terra e poi ritrovate nelle ore successive, alcune con ancora l'etichetta attaccata e dunque chiaramente acquistate nei giorni scorsi con questo preciso intento. Tra queste anche una roncola, l'attrezzo solitamente usato in agricoltura con una lama ricurva, che avrebbe causato il ferimento di uno dei quattro tifosi del Napoli.

Il video amatoriale degli scontri durante Napoli Inter

Più tardi spunta anche un video amatoriale, girato da una finestra che si affaccia sul luogo dello scontro. Si vedono gli ultrà incappucciati e a volto coperto in mezzo alla via, armati, affrontarsi tra le auto. Si scontrano, lanciano bastoni, chi riprende la scena commenta: "E' guerra".

Già prima dello scontro gli abitanti del civico 7 di via Fratelli Zoia avevano visto dalle finestre la "formazione" degli ultrà in movimento, pronta al blitz, ma non hanno fatto in tempo a dare l’allarme: il gruppo si è radunato rapidamente e subito è partito l'assalto ai minibus.

Le indagini e gli arresti per la morte di Daniele Belardinelli

Sono 9 gli indagati per gli scontri, tre dei quali subito arrestati. Il Questore di Milano, Marcello Cardona, inoltre, ha emesso 7 provvedimenti di Daspo (esteso alle competizioni internazionali) a carico di altrettanti ultrà interisti, tutti italiani e di età tra i 18 e i 48 anni. Sei degli assalitori raggiunti dal provvedimento, in particolare, hanno numerosi precedenti penali, e cinque erano già stati colpiti da Daspo per aver preso parte ad episodi violenti. Solo uno, un 21enne, è incensurato.

I provvedimenti avranno una durata di cinque anni per i soggetti colpiti per la prima volta e di otto anni per chi era gia' stato colpito in passato, e prevedono l'obbligo di presentazione alla polizia mezz'ora dopo l'inizio e mezz'ora prima della fine di ogni partita di calcio dell'Inter. Quest'ultima prescrizione però dovrà essere valutata e confermata dal gip dopo gli interrogatori, previsto per domani.

I tre arrestati, Luca Da Ros, Francesco Baj e Simone Tira, tutti sotto i trent'anni, saranno interrogati domani dal gip di Milano, Guido Salvini, e dovranno rispondere dell'accusa di rissa aggravata, lesioni e lancio di razzi. I loro avvocati, Mirko Perlino e Antonio Radaelli, li hanno definiti "molto provati" per la morte di Belardinelli, specificando che avrebbero avuto nella rissa un "ruolo marginale". I tre ultrà, nel corso dell'incontro nel carcere di San Vittore, hanno raccontato che Belardinelli "era cosciente" quando è stato soccorso, mentre gli avvocati hanno chiarito di non sapere quale sia l'accusa esatta di cui dovranno rispondere i loro assistiti, se non quella di aver partecipato alla rissa.

Le possibili sanzioni  

Il prefetto Saccone ha definito quello che è accaduto “una pagina nera per Milano” e nella riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica si è valutato anche il dispositivo di sicurezza messo in campo. "Aspettiamo l'esito delle indagini ma è ovvio che tutto nasce dalle segnalazioni di polizia prima della partita, quelle di provenienza, perché si è scortati se si è organizzati. Se i viaggi in trasferta sono spontanei, no". “Terminata l'efficacia dei provvedimenti della giustizia sportiva - ha aggiunto Saccone - potrebbe essere chiusa parte della curva della tifoseria interista”. "A me interessa anche capire i legami tra le persone coinvolte, che hanno premeditato l'agguato, e la curva, perché sulla base di quello che emergerà dalle indagini potranno essere presi ulteriori provvedimenti", ha concluso. Al momento, secondo quanto si è appreso, l'Osservatorio del Viminale sulla sicurezza delle manifestazioni sportive ha già avvisato la prefettura di Firenze di una limitazione nella vendita dei biglietti per Empoli-Inter nei confronti dei residenti in Lombardia.

Chi era Daniele Belardinelli

39 anni, residente a Buguggiate, Daniele Belardinelli faceva parte del gruppo ultrà del Varese "Blood and Honour" e aveva ricevuto in passato due Daspo di cinque anni, il primo nel 2007 in occasione di Varese-Lumezzane, il secondo nel 2012 per gli scontri prima dell'amichevole tra Como e Inter. La Questura di Varese ha fatto sapere che Daniele Belardinelli era sorvegliato speciale per reati connessi a manifestazioni sportive e la ricostruzione dell'agguato ha chiarito come sia stato parte attiva del commando che ha dato l'assalto ai minibus dei tifosi del Napoli. Socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti con sede nel Canton Ticino, era conosciuto anche per i suoi successi con la Fight Accademy di Morazzone nella scherma corta.