Supercoppa italiana 2018 in Arabia Saudita: il caso donne allo stadio e le polemiche spiegate bene

Serie A

La finale della Supercoppa italiana si giocherà come sapete a Gedda, in Arabia Saudita, Paese con il quale l'Italia ha intensi rapporti industriali e commerciali. Ma se c'è di mezzo il calcio, si scatenano le polemiche, anche a causa delle limitazioni imposte all'ingresso delle donne in alcuni settori dello stadio. Divampa il dibattito politico, e oggi è intervenuto anche il presidente della Lega Calcio Gaetano Miccichè

SUPERCOPPA, JUVE-MILAN LIVE

IL CASO HIGUAIN

Il Ministro dell'Interno Salvini si è schierato apertamente: se la prende con gli interessi economici del calcio che hanno "consigliato" la sede in un paese definito "irrispettoso e retrogrado" e si propone di sensibilizzare la Lega Calcio sull'argomento. Sulla stessa lunghezza d'onda anche tanti altri politici, compresa l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, che ritiene che questa vicenda sia "estremamente offensiva per le donne e per le persone che credono nei diritti delle donne".

Prova a spegnere le polemiche e a spiegare la scelta della Lega il presidente Micciché, con una nota:
"La nostra Supercoppa si legge sarà la prima competizione internazionale a cui le donne saudite potrano assistere dal vivo", precisando che "le donne potranno entrare da sole senza nessun accompagnatore uomo, come scritto erroneamente da chi vuole strumentalizzare il tema". La precisazione che fa Miccichè è che "Quando è stata scelta Gedda la vicenda dell'omicidio del giornalista Kashoggi non era avvenuta. Altrimenti sarebbe stata presa un'altra decisione". 

Micciché ha inoltre sottolineato come la scelta di portare il calcio in aree che differiscono per cultura non è una scelta soltanto italiana e che l'Arabia Saudita è il maggior partner commerciale italiano nell'area mediorientale e questo tipo di rapporti non si sono mai interrotti.  Il calcio dunque si propone non come agente politico ma con un ruolo sociale: un veicolo di unione e comunanza tra popoli. E questo aggiunge Micciché "è stato già realizzato visto che proprio la partita ha aiutato gli organizzatori locali nel processo di apertura". Un processo che in Arabia Saudita è già iniziato da ottobre del 2017: quando l'Autorità generale per lo Sport ha autorizzato le donne ad entrare negli stadi.

L'Arabia Saudita resta è vero, il Paese della segregazione dei sessi, dove molti edifici hanno ingressi separati per donne e uomini ed è il Paese in cui le donne sono sottoposte al sistema della tutela: i 'guardiani' delle saudite sono i padri, i mariti, i fratelli che devono dare loro il permesso anche per studiare o viaggiare.

Ma al contempo proprio grazie alla partita fra Juventus e Milan ci sono stati dei piccoli passi in avanti. Prova a spiegarlo sempre Micciché: "L'Arabia Saudita da molto tempo non concedeva visti turistici: il calcio ha sorpassato anche questi vincoli, e chi vorrà potrà venire dall'estero a vedere il match grazie a un permesso legato al biglietto della partita. Ogni cambiamento richiede tempo, pazienza e volontà di confronto con mondi distanti".

La Lega sta lavorando affinché nelle prossime edizioni che si giocheranno in Arabia Saudita, si possa accedere in tutti i posti dello stadio. Va comunque sottolineato come tutti ora si sollevino contro il calcio, quando i rapporti commerciali e industriali con l'Arabia Saudita e con il governo del Paese sono costanti, da anni. L'Italia è il secondo paese fornitore dell'Arabia Saudita nell'unione europea dopo la Germania, e l'ottavo al mondo. È evidente che tornare indietro e non giocare là, a questo punto, metterebbe la nostra ambasciata in una posizione davvero molto scomoda.