Serie A, le migliori giocate della 20^ giornata

Serie A

Emanuele Atturo e Marco D'Ottavi

Il secondo gol di Muriel alla Sampdoria, la bicicletta di Paquetá, la serpentina di Zaniolo e altre grandi giocate dalla prima giornata del girone di ritorno

PAQUETA', "LAMBRETA" DA APPLAUSI

GLI HIGHLIGHTS DELLA 20^ GIORNATA

COME SI PRESSA IN SERIE A

La prima giornata del girone di ritorno ha offerto una partita spettacolare, quella tra Fiorentina e Sampdoria, finita 3-3 e ricca di colpi eccezionali, come i due gol di Muriel, la punizione di Ramirez e il controllo con cui Quagliarella ha preparato la sua seconda rete, dopo aver pareggiato la partita su rigore. Non è stata ovviamente l'unica sfida che ha offerto spunti per questa rubrica, in cui trovano spazio due dei migliori centrocampisti del campionato, Fabian Ruiz e Barella, e due volti nuovi come Zaniolo, che ha giocato una partita sontuosa contro il Torino, e Paquetá, autore di una giocata da vero brasiliano a Genova.

La punizione perfetta di Gaston Ramirez

Gaston Ramirez ha segnato 3 gol nelle ultime 4 partite giocate in campionato. Se Quagliarella è il volto in copertina, il trequartista uruguaiano è un giocatore fondamentale negli schemi di Giampaolo, grazie alla sua capacità di essere un giocatore fisico e tecnico al tempo stesso (oltre ai 4 gol, Ramirez ha già all’attivo 4 assist).

Contro la Fiorentina, al solito lavoro sulla trequarti ha aggiunto questa punizione, disegnata con un pennello più che calciata. Il suo sinistro riesce a essere al tempo stesso forte e preciso, come in tutte le migliori punizioni bacia il palo prima di infilarsi in rete, lasciando Lafont incolpevole ad almeno un metro dal pallone.

L’ubiquità di Fabian Ruiz

C’è un calciatore in Serie A in grado di fare tutto quello che sa fare Fabian Ruiz? Il centrocampista spagnolo è una delle più belle sorprese di questo campionato: arrivato in punta di piedi, vista anche la giovane età, ma rapidamente entrato negli schemi di Ancelotti grazie alla sua intelligenza tattica e a una pulizia tecnica invidiabile.

Contro la Lazio sembrava di vederlo ovunque, pronto a fornire uno scarico sicuro ai compagni, sempre propositivo con il pallone tra i piedi (75 passaggi effettuati, nessuno all’indietro). Presente anche quando non sarebbe servito, su un pallone diretto a Mertens, che però scivolando lo lascia scorrere alle sue spalle, dove Fabian Ruiz è il primo ad arrivare. Lo spagnolo punta deciso Acerbi, piega verso sinistra non appena il difensore della Lazio stringe la posizione ed entrato in area scarica un sinistro che si stampa contro l’incrocio dei pali. Un’azione caparbia e violenta, che nei piedi di Fabian Ruiz è però anche elegante e soffice come una nuvola.

Un grande gol di Muriel, il secondo

Il primo gennaio 2019, appena aperto il mercato, la Fiorentina ha annunciato l’acquisto di Luis Muriel dal Siviglia. Da quel momento abbiamo dovuto aspettare venti lunghissimi giorni per vederlo giocare di nuovo Serie A, ma ne è valsa la pena. La versione vista contro la Sampdoria è la più vicina possibile alla versione ideale di Muriel, quella intravista in tutte le sue altre esperienze italiane, ma solo a sprazzi.

Alla Fiorentina serviva disperatamente qualcuno in grado di fare gol, viste le difficoltà sotto porta di Simeone e l’ancora ondivaga capacità realizzativa di Chiesa, e a Muriel è bastata una partita per prendersi tutta la scena. Schierato largo a sinistra ha confezionato il primo gol da solo, partendo da appena dopo centrocampo, infilandosi tra due avversari e battendo Audero con un tocco in controtempo. Dopo l’espulsione di Edimilson e l’uscita di Simeone, Pioli l’ha schierato in zona più centrale e da lì si è ripetuto, questa volta partendo addirittura da dietro il centrocampo, con un gol se possibile ancora più à la Muriel.

Un tocco con il tacco per saltare Andersen, lasciarlo sul posto come un paletto in un garage; un’altro con la punta per anticipare Murru e aprirsi il campo. Poi una progressione inarrestabile di 50 metri, più veloce di tutti nonostante la palla al piede, con gli scarpini gialli fosforescenti a fare quasi un effetto scia. E dopo tutto lo sforzo, un diagonale di interno destro, non impossibile certo, ma preciso e chirurgico come non sempre lo abbiamo visto concludere. Insomma un gol che forse ricorda Ronaldo, ma soprattutto promette tanto Muriel.

La veronica di Barella

Nicolò Barella è stato al centro del mercato per qualche giorno. A un certo punto è sembrato veramente vicino al Chelsea, pronto a spendere circa 50 milioni su precisa richiesta del Cagliari. Oggi la trattativa sembra essersi arenata e Barella è tornato a essere conteso da altre squadre della Serie A, Inter e Napoli su tutte. Questo perché nel nostro campionato, Barella è già - a soli 21 anni - una solida realtà.

Un centrocampista che unisce forza fisica a una sensibilità tecnica importante, come evidenziato da alcune giocate arrivate nelle pieghe di una prestazione troppo individualista. Una difesa del pallone erculea tra due giocatori dell’Empoli, una serie di palleggi da fromboliere dentro l’area avversaria, ma soprattutto questa veronica (o Marseille turn o roulette, decidete voi) a mille all’ora.

Un gesto bello ed etereo a cui il centrocampista del Cagliari aggiunge anche sostanza: la esegue mantenendo un perfetto equilibrio del corpo, senza perdere tempi di gioco, ma anzi riuscendo con un solo rapido movimento delle gambe a mantenere il controllo del pallone, evitare l’intervento di Ucan e al tempo stesso portare in avanti l’azione.

La bicicletta di Lucas Paquetá

Dopo tre partite con la maglia del Milan possiamo dirlo: Lucas Paquetá sembra un giocatore vero. Un giocatore quindi pronto a giocare nel contesto del campionato italiano, e di esprimere le proprie qualità, che stiamo imparando a conoscere. Cosa abbiamo capito di Paquetá in queste tre partite?

Che è una mezzala; che è tecnico; ha una buona sensibilità sul suo piede sinistro e ama giocare un calcio di controllo. Nei suoi primi minuti è stato forse un po’ scolastico nelle sue giocate ma contro il Genoa ha cominciato ad assumersi più responsabilità. È andato un paio di volte vicino al gol, in una di queste con un tiro al volo di mezzo esterno sinistro davvero notevole. Poi c’è stata questa bicicletta, forse la cosa più memorabile di questa partita, anche per un motivo negativo: subito dopo infatti Paquetá sbaglia il retropassaggio e lancia Bessa verso la propria porta. Bessa su cui Paquetá aveva realizzato la bicicletta. 

Possiamo vederci una grande metafora della vita - bisogna sempre restare umili altrimenti gli dei ci guardano e sono pronti a punirci - o come una metafora del talento di Paquetá - ambizioso ma ancora non perfettamente controllato. Oppure possiamo scegliere l’interpretazione più empirica: Conti si preoccupa che il compagno perda palla e gli si para davanti, ostacolandolo nel suo passaggio.

Oppure possiamo fregarcene e goderci un gesto tecnico raro nel nostro calcio, espressione di una creatività pura che sarebbe bello vedere più spesso.

La serpentina di Nicolò Zaniolo

Quella contro il Torino è stata forse la migliore partita di Zaniolo da quando ha esordito tra i professionisti. In particolare nel primo tempo ha mostrato un dominio tecnico e fisico impressionante, che si è espresso in tre particolari giocate iconiche. Il gol, ovviamente, in cui Zaniolo mostra una reattività muscolare impressionante, recuperando da terra un pallone che gli scorreva via, per poi coordinarsi al tiro da terra in una frazione di secondo. Il tunnel di tacco che esegue sul giocatore che lo marcava da dietro, e che ha chiuso un uno-due nello stretto con Cristante.

Poi c’è questa serpentina in mezzo a tre avversari che definisce bene il talento di Zaniolo per come abbiamo imparato a conoscerlo finora. Un giocatore originale, che sa essere tecnico anche se non sempre in maniera elegantissima, e che sembra esaltarsi nel contatto con gli avversari, nelle situazioni sporche, dove sembra sempre più reattivo e determinato. La cosa che colpisce in quest’azione è la facilità con cui Zaniolo sembra uscire vincitore da contrasti con giocatori molto fisici, come Ansaldi, De Silvestri e Belotti, che non trovano il modo per fermarlo e che sembrano annaspare in una pozzanghera mentre Zaniolo è l’unico a uscirne fresco e pulito.