Uefa, in Italia solo 3 stadi di proprietà. Negli altri campionati d'Europa sono il 19%

Serie A
L'Allianz Stadium della Juventus è uno dei 3 impianti di proprietà in Italia (Getty)

Dati diffusi nel Club Licensing Benchmarking Report della Uefa, relativo alla stagione 2016/17. In Spagna i club con un impianto di proprietà sono ben 16. Serie A peggio di Portogallo e Svezia

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Se non è un evidente campanello d'allarme, poco ci manca. Appena tre società calcistiche in Serie A hanno degli stadi di proprietà: si tratta di Juventus, Udinese e Frosinone. Numeri distanti dalla media europea, dove il 19% delle squadre partecipanti alle massime leghe professionistiche includono nei propri bilanci gli introiti derivanti dalla gestione di un impianto sportivo in proprio possesso.

Italia, allarme stadi di proprietà: i numeri del “Club Licensing Benchmarking Report” della Uefa parlano chiaro

A lanciare un deciso segnale al calcio italiano è il “Club Licensing Benchmarking Report” della Uefa, riguardante la stagione 2016/17. Ad entrare in collisione con i dati riguardanti l'Italia sono in particolare i numeri che arrivano da cinque campionati, nei quali la percentuale delle squadre che ha uno stadio di proprietà supera addirittura il 50% dei club che partecipano al torneo preso in considerazione: in Spagna i club sono ben 16. A seguire ci sono Inghilterra (15 club), Germania e Scozia (9) e Irlanda del Nord (7). Dati ai quali la Serie A non riesce nemmeno lontanamente ad avvicinarsi. Ma non finisce qui: se alla pari con l'Italia c'è la Norvegia, davanti ci sono anche Olanda (8 stadi), il Belgio a 7 e la coppia Portogallo-Svezia a quota 4. L'unico dato che può valere una pallida consolazione per il calcio italiano arriva se lo sguardo si estende oltre l'analisi dei 20 principali campionati d'Europa. In ben 17 campionati continentali di prima serie, non ci sono club che possiedono direttamente uno stadio complessivamente solo 36 stadi su 400 club inclusi come patrimonio del club nei loro bilanci. Numeri e paragoni che suonano come una brusca sveglia per il calcio italiano, in un'epoca in cui l'elenco dei vantaggi generati da uno stadio di proprietà cozza con le difficoltà che le società riscontrano nel poter godere di un impianto tutto per sé.