Protagonisti della staffetta al Chelsea, gli allenatori di Inter e Juventus avevano condiviso la stessa panchina nella Serie B 2006/07: un'annata maledetta per la società toscana, penalizzata a inizio stagione e retrocessa in C all'ultima giornata nonostante il doppio mandato di Conte intervallato dalla gestione Sarri. Trascinante il primo, scaramantico il secondo: ripercorriamo la loro avventura
Avversari per la prima volta nel big match a San Siro, protagonisti della staffetta che ha riportato il Chelsea ai vertici in Inghilterra e in Europa. Parliamo ovviamente di Antonio Conte e Maurizio Sarri, allenatori rispettivamente alla guida di Inter e Juventus dalla scorsa estate: due i punti che separano in classifica le società leader in Serie A, prossime al Derby d’Italia in un primissimo antipasto scudetto dopo una manciata di giornate. Non mancano le suggestioni in un incrocio denso di significati, passato che coinvolge due figure tecniche particolarmente stimate per risultati e filosofia calcistica. Uomini diversi ma uniti dalla formazione in provincia, apprendistato che li coinvolse entrambi ad Arezzo: era la stagione 2006/07 in Serie B, campionato archiviato senza i playoff complice la straordinaria presenza di Juventus, Napoli e Genoa che bypassarono gli spareggi promozione lasciando il vuoto alle loro spalle. Andò meno bene ai toscani di Conte e Sarri, annata maledetta che li volle entrambi sulla stessa panchina.
Arriva Conte: impatto difficile, rigori e confusione
Penalizzato di 6 punti dai verdetti di Calciopoli in merito agli episodi del maggio 2005 contro la Salernitana, l’Arezzo del presidente Piero Mancini decide di affidarsi al 37enne Antonio Conte. Positiva l’avventura da vice di Gigi De Canio a Siena, debutto da allenatore che dopo il corso tecnico a Coverciano lo porta in Toscana: amaranto che con Gustinetti avevano sfiorato i playoff, sfumati per un gol di differenza a favore del Cesena ma rinnovati in panchina grazie alla benedizione di Gianluca Petrachi, amico di Conte e del ds Ermanno Pieroni. Se la Juve punterà su Deschamps, Antonio si accasa all’Arezzo raggiungendo il ritiro di Norcia pur senza conoscere nemmeno un giocatore. In rosa c’è un suo omonimo (il capitano Mirko), difensore come i futuri atalantini Capelli e Carrozzieri, ma soprattutto spiccano i nomi di un giovane Ranocchia (che Conte avrà anche a Bari) e di una punta come Floro Flores affiancato dallo sfortunato Volpato.
Al netto dei tre turni estivi superati in Coppa (fuori anche l’Udinese) introducendo una difesa a quattro poi abbandonata in carriera, Conte sfiora addirittura il colpaccio in amichevole contro la Fiorentina ma fatica in campionato: tatticamente acerbo, ma anche spigoloso con la stampa e i suoi uomini. Saranno 5 i punti raccolti nelle prime 9 giornate, bottino privo di vittorie e frenato dai gol segnati (solo due, tre i rigori sbagliati) che a fine ottobre non hanno azzerato la penalizzazione in classifica. All'incrocio di destini partecipa anche Graziano Pellè, suo futuro attaccante in Nazionale a segno in Cesena-Arezzo (2-0), che ne contribuisce all’esonero del 31 ottobre prima della sfida al “suo” Lecce. Antonio se ne va ricordando allo spogliatoio: "Se entro cinque anni non vinco lo scudetto con la Juve, allora smetto di allenare".
Scaramantico Sarri: colpo con la Juve, Milan quasi rimontato
Reduce dalla tranquilla salvezza col Pescara e in attesa di un nuovo incarico, il 47enne Maurizio Sarri ritorna a casa dopo la scalata dall’Eccellenza alla C2 con il Sansovino (società dell’aretino). È lui l’erede di Conte all’Arezzo, squadra dove adotterà un modulo meno ambizioso del tridente offensivo a causa della posizione in classifica. Non mancano invece schemi ("Tatticismo stremante", ricorda Floro Flores) e scaramanzia, vedi l’ossessione per il colore nero tanto da costringere i suoi giocatori ad adottare uno spray apposito sulle scarpe come hanno ricordato Mirko Conte e Floro Flores. Tantomeno difetta in manie, parola di Di Donato: "Prima di ogni partita ci obbligava ad ascoltare il discorso di 'Ogni maledetta domenica'". Debutta perdendo in casa contro Zeman, la spunta in Coppa contro il Livorno ma cade altre tre volte di fila per mano di Bologna, Brescia (Hamsik in gol) e Vicenza. A fine novembre la squadra è inchiodata al -1 e in ritardo di 12 punti dal quartultimo posto, ma il mese seguente è quello della rivoluzione: 8 punti raccolti in 5 partite, battute Pescara e Verona oltre al prestigioso 2-2 imposto in casa alla fortissima Juventus nel segno di Martinetti. Un miracolo prenatalizio commentato dallo stesso Sarri: "A fine partita nello spogliatoio ci siamo guardati e ci siamo messi tutti a ridere: l’abbiamo fatta grossa stavolta".
Si riparte a gennaio con il poker rifilato al Rimini, qualche passo falso ma anche un altro 2-2 raccolto in trasferta con una big (il Napoli di Reja) grazie a Volpato nel finale. Se l’Arezzo occupa sempre l’ultimo posto, i playout sono distanti solo 6 punti dopo 24 giornate. E naturalmente c’è il "Viaggio a Disneyland" per dirla alla Sarri, i quarti di finale di Coppa Italia contro il Milan futuro campione d’Europa: Gilardino e Inzaghi blindano il 2-0 a San Siro nel primo atto, ma nel ritorno Floro Flores (autore dell’1-0 finale) e Goretti (traversa clamorosa) sfiorano l’impresa con una corazzata nonostante l’etichetta di fanalino in Serie B. Una scalata destinata ad interrompersi a marzo: dopo i buoni pareggi contro Bari e Genoa, gli amaranto deludono senza appelli a Trieste. Contrariato dalle scelte di Sarri e da una classifica complicata, il presidente Mancini lo esonera riconsegnando il testimone a Conte il 13 marzo.
Conte-bis, miracolo sfiorato: che beffa a giugno
Riconvocato da Pieroni, Antonio è chiamato a mantenere la categoria nonostante 4 successi in 27 gare e un ritardo di 8 punti dalla salvezza. Prende forma il travolgente 4-2-4 che riproporrà in carriera, modulo nato ad Arezzo e dettato dalla preparazione tattica di Conte in quei mesi dal viaggio in Olanda (van Gaal contribuì) ai corsi d’aggiornamento. Tre delle prime quattro uscite coincidono con sconfitte: non mancano gli eccessi in panchina (due le espulsioni) né la proiezione del film '300' insieme alla squadra che alimenta l’1-1 col Bologna. Undici i turni alla fine e 10 i punti di distanza dal quartultimo posto, divario che produce la clamorosa riscossa grazie ad un allenatore drasticamente diverso rispetto al suo primo mandato: 19 punti conquistati in 7 partite, 6 le vittorie (5 consecutive) e 14 i gol segnati da una squadra quasi irriconoscibile. Playout distanti solo tre lunghezze prima dell’1-5 incassato dalla Juventus (doppiette di Chiellini e Del Piero), batosta che consegna aritmeticamente la Serie A ai bianconeri e che complica i piani prima del rush finale.
L’Arezzo si rialza, raccoglie 4 punti tra Rimini e Modena preparandosi all’ultima di campionato, il 10 giugno a Treviso contro una squadra già salva. Avanti di un solo punto c’è lo Spezia destinato in trasferta alla Juve, imbattuta in casa e reduce dalle dimissioni di Deschamps sostituito dal vice Corradini. Vincerà l’Arezzo così come i liguri, beffardo 3-2 a Torino strappato al 90’ grazie a Padoin (Nicola, non il futuro talismano di Conte) che condanna i toscani alla Serie C. Non mancano i buoni propositi di risalita ad Antonio, tuttavia il patron Mancini gli preferisce Luciano De Paola e non ritroverà più la categoria. Rifondato nel 2010 e ripartito dai dilettanti, oggi l’Arezzo naviga a metà classifica in C ed è allenato da Daniele Di Donato, mediano titolare della formazione targata 2006/07. E ad Arezzo il museo della società conserva tutto, cimeli di un calcio perduto dopo un’annata maledetta. Dodici anni dopo, invece, Conte e Sarri si affrontano per la prima volta, mai così vicini e diversi come quella folle stagione in B.