Serie A, le migliori giocate della 11^ giornata

Serie A

Emanuele Atturo e Dario Saltari

©LaPresse

Il salvataggio sulla linea di Smalling, Luis Alberto che fa passare la palla col tacco sotto le gambe di Duarte, un cross teso e preciso di Dalbert, ritornato su buoni livelli nel sistema della Fiorentina e altre grandi giocate dall'undicesimo turno di campionato

L’undicesima giornata di campionato ha confermato alcune tendenze della precedente: il grande stato di forma delle romane (alla terza vittoria consecutiva con lo stesso risultato), il leggero calo dell’Atalanta e il cinismo di Juventus e Inter. Ma anche ovviamente il grande momento del Cagliari di Rolando Maran, che in questo pezzo dedicato solitamente alle giocate individuali celebriamo con una grande azione collettiva, con movimenti tipici del suo allenatore. Maran è un tecnico che sembra indistinguibile sullo sfondo confuso del pragmatismo della Serie A, ma dentro una visione del calcio equilibrata ci sono comunque idee molto specifiche che in questo grande periodo di forma dei rossoblù stanno venendo sublimate.

 

Per il resto dribbling, rabone e colpi di tacco, nella nostra solita celebrazione dell’estro e la creatività nella Serie A italiana. 

L'azione del Cagliari

A cosa si deve l’incredibile momento di forma del Cagliari? Al mercato estivo che ha rafforzato la rosa? O al lungo lavoro tattico di Maran, che è riuscito finalmente a trasferire i suoi principi alla squadra? Guardando questa azione, con cui il Cagliari arriva quasi a segnare il gol del vantaggio, sembra chiaro che una cosa non esclude l’altra. 

 

Quello di Maran viene spesso frainteso per un gioco esclusivamente reattivo, fatto di seconde palle e lanci lunghi dalla difesa, quando in realtà, per essere efficace, ha bisogno di una grande applicazione tattica e di una precisione tecnica non scontata. Qui, ad esempio, la molla che fa scattare la transizione lunga del Cagliari viene azionata dalla diagonale di Lykogiannis che, dopo aver ricevuto da Olsen, cerca il movimento incontro di Joao Pedro. Nella scelta presa dal trequartista brasiliano, di lasciar scorrere il pallone verso il compagno alle sue spalle invece di stoppare, c'è chiaro uno dei principi cardine dell’allenatore trentino, e cioè l’uso sistematico del velo come arma tattica. Se si blocca il video poco prima di quello di Joao Pedro, si potrà vedere ad esempio che sulla linea di passaggio del terzino greco ci sono ben tre giocatori del Cagliari, e cioè, oltre allo stesso Joao Pedro, anche Castro (che ha tagliato dentro al campo dal suo ruolo di mezzala destra) e Nainggolan, che agisce tra le linee da trequartista. L’esca funziona e fa saltare il sistema di marcature a uomo dell’Atalanta: con un semplice tocco di esterno Castro può servire il movimento in profondità di Rog, che prima si era allargato sulla sinistra per dare uno scarico semplice proprio a Lykogiannis. Il Cagliari è arrivato in porta con tre passaggi, e solo un miracoloso intervento di Djimsiti riesce a salvare la porta dell’Atalanta. E per farlo ha avuto bisogno sia di meccanismi interiorizzati che della sensibilità tecnica e della visione di gioco dei suoi migliori interpreti.

La rabona di Pastore

Dopo Roma-Napoli, per giustificare questo retropassaggio di rabona del tutto gratuito, Pastore ha cercato comunque di dare una spiegazione razionale: «Ero stanco, non me la sentivo di andare di sinistro. Mi sentivo più sicuro così». Che il trequartista argentino cerchi di spiegare con la sicurezza un gesto tecnico così complesso, fatto per eseguire un passaggio così semplice, la dice lunga sulla sua voglia di essere considerato un giocatore funzionale alla squadra, e non un semplice giocoliere impegnato a divertire il pubblico. Il fatto è che adesso che Pastore, contro ogni pronostico, è davvero tornato ad essere un giocatore funzionale per la squadra in cui gioca, solo adesso ci rendiamo conto di quanto la bellezza gratuita caratterizzi il suo gioco in maniera intrinseca, e senza di essa non riusciremmo a riconoscerlo. Per quanto i dati sui recuperi palla e le analisi sulla sua gestione del possesso sotto pressione siano importanti, sono numeri come questo, la loro stessa gratuità in un contesto in cui l’errore ha un peso sempre più grande per gli equilibri tattici di una squadra a ricordarci il reale valore di Pastore. Il motivo stesso per cui ce ne eravamo innamorati la prima volta, quando era un ragazzino a Palermo. 

Il lancio alla cieca di Calhanoglu

Poche partite con Pioli non sono bastate a cambiare la pelle del Milan, ma sono di certo bastate per cambiare la stagione di Hakan Calhanoglu. Può essere questo giocatore che fa lanci alla cieca di 60 metri lo stesso giocatore che non riusciva a mettere un piede davanti all’altro a inizio stagione?

 

In quest’azione il turco esibisce la sua qualità nel gioco lungo, che al Leverkusen lo rendeva un deus ex machina prodigioso del sistema nichilista di Roger Schmidt. Contro la Lazio non ha trovato il gol, né giocate risolutive, ma si è confermato uno dei pochi giocatori del Milan che sa sempre cosa fare, e che può alzare il livello di pericolosità delle proprie giocate in qualsiasi momento.

Smalling è sempre più prezioso

Con Smalling in campo, in 7 partite di campionato, la Roma ha subito 5 gol; senza di lui ha subito 7 gol in 4 partite. Non è chiaramente solo merito del difensore inglese ma anche degli equilibri tattici che Paulo Fonseca ha trovato nel tempo. Smalling però è stato di gran lunga il miglior difensore della Roma, e forse della Serie A in generale. Per il suo dominio incontestabile sui duelli aerei (5 su 7 vinti ogni 90 minuti), ma soprattutto per la pulizia e il senso di sicurezza che è riuscito a trasmettere a una difesa orfana di Manolas.

 

La partita col Napoli è stata impreziosita poi da questo salvataggio sul colpo di testa di Di Lorenzo. L’occasione che ha aperto il miglior momento del Napoli, subito dopo il rigore parato da Meret. Un intervento decisivo tra tanti altri più sottili e meno appariscenti, ma che confermano lo stato di forma di un giocatore che la Roma proverà a riscattare a tutti i costi.

Il filtrante di tacco (con tunnel) di Luis Alberto

La Lazio ha davanti tre dei giocatori più cool della Serie A - Milinkovic e il modo con cui usa la tecnica nello stretto, Luis Alberto e la sua visione di gioco, Correa e la leggerezza della sua corsa - e quando innescano le loro combinazioni negli spazi è davvero un’esperienza estetica unica in Europa. Luis Alberto, dopo una stagione non brillantissima, sta tornando ai livelli di due anni fa. Un calciatore di una classe per molti aspetti anacronistica, ma che dimostra - se ce ne fosse ancora bisogno - come la classe e la tecnica siano ancora valori inestimabili nel calcio.

 

Le combinazioni fra lui e Correa in velocità, due giocatori estremamente associativi, stanno diventando un fattore sempre più determinante.

Il cross tesissimo di Dalbert

Dalbert fa parte di quella categoria di giocatori finiti troppo in fretta nella categoria del “lol”, cioè dei giocatori citati solo perché fanno ridere. Un simbolo delle scelte sbagliare dell’Inter negli ultimi anni. Tolto da un contesto disfunzionale, e magari di livello troppo alto per lui, Dalbert si sta dimostrando un ottimo giocatore. Un ottimo esterno che corre e crossa. E che crossa anche con una certa qualità. 

 

Contro il Parma ha servito uno splendido assist a Castrovilli (secondo gol di testa consecutiva, ma da dove è arrivato?!), e dieci minuti dopo questa palla pazzesca per Vlahovic. Una giocata che dimostra quali sono i cross ancora redditizi nel calcio contemporaneo: quelli tesi come lanciati da una balestra che corrono alle spalle del difensore e incrociano la corsa dell’attaccante. Facile, no?