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Antonio Conte, il credo dell'allenatore dell'Inter in 11 punti

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13 nov 2019 - 16:13 12 foto

11 punti, 11 leggi fondamentali per capire il credo di Antonio Conte. I motivi che lo hanno reso vincente e così esigente, a partire da se stesso. L'idea di calcio, di gruppo e gli elementi irrinunciabili dell'allenatore nerazzurro.

VIDEO. Matteo Barzaghi spiega il credo di Conte

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ESIGENTE Lo ha detto in Arabia Saudita dove ha spiegato i suoi concetti di allenatore. “Io esigente? Se vuoi vincere e scrivere la storia del club allora la richiesta deve essere alta per tutti”. Il concetto è chiaro: no alla superficialità, no alla mediocrità. Bisogna sempre puntare al massimo e giocare per vincere. Non è detto che poi ci si riesca ma l’importante è non avere rimpianti. 

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VITTORIA. Il nome della figlia. La filosofia di vita. Se Conte viene descritto da tutti come un martello è proprio perché pensa sempre alla vittoria. Un ideale da seguire e un obiettivo da centrare. Quando perde soffre fisicamente, quando parla di Dortmund deve sempre prima prendere un bel respiro. La sconfitta è la sua criptonite. Vittoria invece è la sua vita. E infatti dopo Inter-Verona ha confessato: “Meno male che abbiamo vinto, oggi è anche il compleanno di mia figlia Vittoria e con i 3 punti posso anche godermi la festa. Se avessi perso non sarebbe stata la stessa festa (ridendo)”.

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DOPPIO. I famosi doppi di Conte. Gli allenamenti doppi, due nello stesso giorno. A inizio stagione all’Inter erano frequentissimi, ora si alternano a giornate con una sola seduta. Ma quando arriva il doppio, i giocatori sanno che a cena faranno fatica a parlare per la fatica. Merito anche del preparatore atletico Pintus: uno che ha vinto tutto nel calcio tra Italia ed estero. Arriva dal Real Madrid e ha messo a ferro e fuoco Appiano Gentile. Quando c’è il doppio non c’è scampo per nessuno.

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STEP. Guardate una conferenza di Antonio Conte e contate quante volte l’allenatore pronuncia la parola step. Ogni partita è uno step. Ogni occasione è buona per crescere. Tutto rientra nel “percorso” che la squadra deve fare. La crescita della creatura appena nata. Senza Icardi, Perisic e Nainggolan l’Inter è ripartita e adesso deve crescere e migliorare. Superare gli step. Si gioca al Camp Nou? E’ uno step. Si va sotto il muro giallo di Dortmund? E’ uno step. Niente paura, anche le sconfitte sono uno step. Per scalare la montagna e…la classifica.

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TEMPO. Uno dei mantra di Antonio è: “chi ha tempo non aspetti tempo”. Lo ha detto il giorno della presentazione all’Inter ma lo disse anche appena arrivato alla Juve. E’ la sua filosofia. Se una cosa può essere fatta oggi perché rinviarla a domani? Non si possono bruciare ore preziose, bisogna essere efficienti sempre. E se il diretto avversario perde una partita? Bisogna approfittarne subito. Ecco spiegata l’arrabbiatura dopo il pareggio col Parma. La Juve aveva rallentato e l’Inter non ne aveva approfittato. In tanti dissero: c’è tempo, l’importante è stare in alto. Sì d’accordo ma Antonio pensava un’altra cosa: chi ha tempo non aspetti tempo

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BACHECA. I trofei. La storia. L’esperienza. Detto dell’ossessione per la vittoria, Conte riconosce nei vincenti qualcosa di diverso. Chi ha alzato coppe ha una mentalità diversa e dalla mentalità derivano tante conseguenze nello spogliatoio. Ecco perché spesso sul mercato chiede giocatori “da bacheca”. Calciatori che sanno come si fa, che hanno esperienza giusta per superare certe situazioni. Il crollo col Sassuolo, il secondo tempo di Barcellona e Dortmund. Con giocatori da bacheca forse queste cose non sarebbero accadute. 

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LIBERO. Conte è libero di scegliere la sua destinazione. Non è prigioniero nemmeno della sua storia. Quando allenava la Juve disse: “Io sono un professionista e potrei tranquillamente andare all’Inter o al Milan. Io tifo per la squadra in cui lavoro”. Già libero in questo senso ma anche in un altro: il giorno libero. Con allenamenti così faticosi diventa fondamentale riposare e avere giorni liberi. Al Chelsea Conte aveva un rito: “Quando ero a Londra davo un giorno libero dopo ogni vittoria. Sempre. Una settimana poi dovevamo giocare tre volte. Abbiamo vinto tre partite e i giocatori hanno avuto 3 giorni liberi”.

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MOTORE. Un tormentone nello spogliatoio e anche in sede. Bisogna “alzare i giri del motore”. Cambiare marcia e portare l’Inter a un livello superiore. E’ necessario per portare discontinuità rispetto agli anni scorsi. Dopo stagioni di fatiche e delusioni bisogna invertire la tendenza: “Mi hanno chiamato per alzare i giri del motore. Se qualcuno non è in grado mi spiace ma io sono qui per questo”. I giri del motore sono diventati anche l’elemento di scontro con chi non segue Conte. “Succede quando si alzano i giri di perdere qualcuno per strada”.

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1% .“Devo avere anche solo l’1% di possibilità di vincere, sennò non ci sto”. Lo ha specificato Conte. Non gioca per partecipare, gioca per vincere e può anche partire sfavorito a patto di avere anche una sola possibilità di trionfare. Questa è la base per il lavoro che poi viene messo in campo. Per trasformare i giocatori e renderli più performanti. Così avviene la crescita e dopo mesi di lavoro si può andare a controllare quante possibilità abbia la squadra di Conte di vincere. Magari non saranno più del 50% ma di sicuro saranno cresciute rispetto all’1%. 

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SFOGO. Sfogo o non sfogo. La sfuriata di Dortmund rimarrà famosa per tanto tempo. Conte ha precisato: era una strategia. E infatti ha avuto subito la risposta dell’ambiente contro il Verona. Ma in mezzo c’è stato anche l’intervento decisivo di Marotta che controbilancia gli slanci d’ambizione di Conte con la sua lucida pacatezza. Per questo il pacchetto Conte funziona, ma se tutti lavorano nella stessa direzione. Se qualcosa va storto nelle comunicazioni interne tra allenatore e dirigenza allora gli sfoghi possono diventare un boomerang. E su questo Conte ha precisato: “Io e i dirigenti in privato siamo d’accordo sulle critiche costruttive”.

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IDEA. L’idea di calcio. Il credo di Conte sul campo. Idee chiare e forti. Concetti da assimilare e ripetere in allenamento e in partita fino alla noia. I giocatori devono sempre conoscere a memoria l’idea e gli schemi. Il sistema di gioco 352 è soltanto la base poi c’è l’interpretazione e la mentalità in campo. “Se qualcuno si aspetta una partita solo difensiva – aveva detto prima di Dortmund – si sbaglia di grosso”. L’Inter cerca sempre di fare il suo gioco e sempre prova a vincere. Può anche non riuscire e lì deve essere per la bravura degli avversari e non per mancanza di personalità. Poi quando qualche giocatore viene usato meno spesso Conte specifica sempre: “Non ha ancora imparato la nostra idea di calcio”.

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