Moreno Longo, chi è il nuovo allenatore del Toro: un ragazzo del Filadelfia per i granata

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Attorno alle 13, la doppia ufficialità della svolta in casa Toro: la rescissione di Walter Mazzarri e l'arrivo del nuovo allenatore. Cresciuto nel vivaio granata, Longo ha esordito da in Serie A con i granata contro il Milan del suo idolo Maldini. Un ko al crociato l'ha portato a interrompere la carriera a 30 anni. In panchina c'è un filo conduttore con Massimo Bava, oggi ds della prima squadra. Il ragazzo del Filadelfia, per tutti "il mister del futuro", è pronto a prendersi il Toro

In uno dei momenti più complicati della storia recente sul campo, con un poker di  sconfitte e 17 gol incassati nelle ultime quattro partite tra campionato e Coppa Italia, il Toro si affida a un cuore granata. Quello di Moreno Longo, scelto per prendere il posto di Walter Mazzarri e restituire coraggio e identità a una squadra reduce da un avvio di 2020 decisamente complicato. La scelta è ricaduta su un uomo profondamente legato al Toro dalla nascita: Longo è uno dei ragazzi del Filadelfia e ha esordito in Serie A proprio con i colori granata sul petto.  23 aprile 1995, campo neutro di Bologna, Milan-Torino 5-1: Longo in campo da terzino con la maglia numero 2, ancora oggi custodita con gelosia. Di fronte Paolo Maldini, il suo "punto di riferimento". A poco meno di 25 anni di distanza, il granata tornerà nella sua vita professionale. Non più in campo, ma in panchina.

Granata nel cuore, ginocchio ko: il Longo calciatore

Nato a Grugliasco il 14 febbraio 1976, al debutto in Serie A con la maglia del Torino Longo ci era arrivato dopo una trafila di otto anni nelle giovanili granata, dove era arrivato dal Lascaris, società dilettantistica cittadina. Le presenze complessive in granata sono 31 (nel mezzo anche due presenze con l'Under 21 azzurra) fino all'addio nel'estate 1997, direzione Lucchese. Dai rossoneri toscani, dei quali è stato anche capitano e dove ha giocato anche come centrale di difesa e centrocampista, la sua carriera è passata per il Chievo: quattro stagioni a Verona con la storica promozione in A. Annate di gioia e dolore, nelle quali riporta però anche la rottura dei legamenti. Sliding door di un percorso che lo ha riportato in B, a Cagliari, in C1 a Teramo e infine in C2 con le maglie di Pro Vercelli e Alessandria, con cui conclude la carriera all'età di 30 anni. Carriera da giocatore interrotta anzitempo, trasformata però in opportunità: quella di studiare da allenatore. Una sintesi della filosofia di Longo, riassunta anche dalla frase che ti accoglie sfogliando il suo account Twitter: "Non farti seguire da nessuno che stai seguendo". Da precursore, andando oltre i risultati.

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A 30 anni nasce il Moreno allenatore

Via gli scarpini, sotto con la tuta. E l’abito, che Longo indossa sempre in panchina. I primi passi da allenatore sono stati con il Filadelfia Paradiso, nei Giovanissimi, con cui ha vinto il campionato regionale. Un anno prima di passare alla Canavese e toccare i sedicesimi di finale con i Giovanissimi Nazionali. Traguardo che rappresenta il pass per tornare nel Torino: nel 2009 gli affidano gli Allievi Nazionali, dove rimane fino al 2012. È l’avvio di una scalata al successo nelle giovanili: approdo alla Primavera dopo l’addio di Antonino Asta e doppia finale scudetto in quattro anni, prima perdendo contro il Chievo e poi battendo la Lazio di Simone Inzaghi, superata anche nella stagione 2015-2016 nella finale di Supercoppa. La prima chance nel calcio che conta è arrivata sempre in Piemonte. Estate 2016: chiama la Pro Vercelli, all’epoca in B. Longo accetta e conquista la salvezza con una giornata di anticipo, con 10 vittorie, 19 pareggi e 13 sconfitte e quindi 49 punti. Biglietto da visita che vale la panchina del Frosinone: 74 punti, terzo posto in regular season e promozione in A centrata attraverso i playoff. Nella massima serie, però, l’ex terzino del Toro ha conosciuto l’amaro sapore dell’esonero. Comunicato il 18 dicembre 2018, dopo un ko per 0-2 ottenuto contro il Sassuolo.

Massimo Bava, l’uomo del destino

La Serie A tornerà a far parte del suo presente a 14 mesi da quell’addio: merito (anche) di Massimo Bava, legato a un filo invisibile a Longo dal 2009. L’attuale direttore sportivo del Torino lo aveva voluto alla guida delle giovanili della Canavese e una volta che lo ha ritrovato nelle giovanili granata lo ha proposto a Urbano Cairo per la guida della Primavera. Chissà quanto l’eco di quello scudetto Primavera centrato nel 2015 a 23 anni dall’ultima volta ha inciso nella scelta della dirigenza granata di puntare su Longo per la sostituzione di Mazzarri. Di certo quello che in casa Toro era definito "il tecnico del futuro" gode della stima del responsabile dell’area tecnica della prima squadra.

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Il gruppo prima di tutto

Grande motivatore, poco incline all’utilizzo dei social, Longo ne fa uso per comunicare le basi del suo credo da allenatore e sull’account ufficiale si limita a condividere i suoi successi professionali: nell’ultimo post su Instagram, risalente al 29 gennaio, c’è una foto di festa a centrocampo con il Frosinone. Accompagnata da un messaggio: "Tattica, schemi, organizzazione: tutto importantissimo ma non dimentichiamoci mai dell’importanza fondamentale della coesione del gruppo, del senso di appartenenza, dell’empatia. Sono le chiavi che ti permetteranno di raggiungere l’irraggiungibile e superare l’insuperabile". Il tutto accompagnato da sei hashtag: #squadra, #coerenza, #regole, #disciplina, #rispetto, #storia. Pochi valori, ma necessari: Belotti e compagni sono avvisati. La sua squadra ideale è "il Torino della prima metà degli anni Novanta", in grado di arrivare in semifinale di Coppa Uefa contro l’Ajax. Per prepararsi al primo allenamento con la loro nuova guida, potranno spulciare i suoi account social. Resteranno invece delusi i tifosi che vorranno sapere di più della vita privata di Longo: sposato da molto tempo con Monica, conosciuta mentre militava nella Pro Vercelli, il nuovo allenatore del Torino non condivide volentieri il suo privato in rete.

"Non diciamoci addio ma arrivederci": quel messaggio prima di Toro-Frosinone

Primo ad arrivare al campo, ultimo ad uscire dopo il lavoro sul campo. Potrà sembrare banale, ma il Longo sin qui visto in panchina è tutto studio e sostanza. Predilige il 3-4-3 ma si sa anche adattare ai giocatori che ha a disposizione. Li studia con video che prepara insieme al suo staff e nei mesi senza panchina ha studiato tanti colleghi in A, B, Spagna e Inghilterra. Amante della lettura, in particolare dei romanzi, si rilassa ascoltando Eros Ramazzotti e Vasco Rossi, Longo è soprattutto un grande motivatore, tanto che quando la squadra fa stretching prima della partita lui è nel cuore del cerchio: per parlare con tutti i giocatori e caricare i suoi ragazzi. A ottobre 2018, lasciando i cronisti granata che l’avevano raggiunto in hotel alla vigilia di Torino-Frosinone, persa per 3-2 dal team laziale, li salutò così: "Non diciamoci addio ma solo arrivederci. Perché prima o poi io ritornerò". Quel giorno è arrivato: il mister del futuro è l’allenatore di oggi per il Torino.

Moreno Longo in panchina in Torino-Frosinone 3-2: ora guiderà i granata - ©Getty