Serie A, le migliori giocate della 26^ giornata

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Redazione l'Ultimo Uomo

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Il gol a giro di Riccardo Saponara che per qualche minuto ha illuso il Lecce prima di venire travolto dall'Atalanta, i miglioramenti portati da Mkhitaryan nel gioco offensivo della Roma e altre grandi giocate dalle poche partite disputate finora per la 26^ giornata

Anche la ventiseiesima giornata del campionato di Serie A è stata condizionata dall'emergenza sanitaria causata dal coronavirus. Le quattro partite disputate hanno confermato il buon momento dell’Atalanta (che segna 7 gol per la terza volta in stagione), della Roma, che con il ritorno di Mkhitaryan sembra aver migliorato il proprio gioco offensivo, del Napoli, che sta trovando continuità nelle vittorie, e della Lazio che, complice il rinvio di Juventus-Inter, è la nuova capolista della Serie A, grazie a una vittoria importante contro il Bologna. Queste sono le migliori giocate di una giornata di campionato in forma ridotta.

L’arte sulla trequarti di Mkhitaryan

Il ritorno in campo di Mkhitaryan ha ridato freschezza all’azione offensiva della Roma. Per la prima volta dal 2015 ha segnato 4 gol in due partite consecutive, due partite in cui il trequartista armeno è stato decisivo con le sue giocate. Contro il Cagliari ha messo a referto un gol e un assist, ma il suo dominio sulla trequarti è più profondo. Anche grazie a una buona condizione fisica, Mkhitaryan riesce a ripulire il possesso della Roma, renderlo efficace, cosa che era mancata alla squadra di Fonseca, visto anche il momento negativo di Pellegrini.

 

Mkhitaryan è in grado di cucire l’azione della Roma con la sua tecnica e l’intelligenza calcistica, come in questa occasione. Una volta recuperato il pallone, anche se è spalle alla porta, il trequartista non si appoggia dietro a un compagno, ma approfitta dello spazio che gli lasciano e si gira verso la porta per andare in avanti. La prima giocata rilevante è la scelta del passaggio più difficile, ma anche più utile, di esterno destro verso Kalinic, invece di accontentarsi di un passaggio facile verso Kluivert, che avrebbe dovuto ricevere con la pressione dell’avversario. A quel punto Mkhitaryan non si ferma, prosegue la sua corsa per dettare la linea di passaggio al compagno e, una volta ricevuto il pallone, di nuovo con uno stupendo tocco sotto si libera dell’intervento in scivolata di Nainggolan, poi dimostra di essere particolarmente in condizione andando ad anticipare per due volte i recuperi avversari per aprire il gioco sull’altra fascia. Queste azioni verticali, veloci, con tocchi precisi e minimali possono farle pochi giocatori nel nostro campionato, se sta bene l’armeno è uno di questi.

 

Ilicic e Gomez sono la migliore coppia della Serie A

A gennaio Josip Ilicic è stato premiato come giocatore del mese AIC, un premio in collaborazione con l’Ultimo Uomo, e nell'articolo dedicato scrivevamo che «sembra sapere qualcosa che gli altri giocatori in campo non sanno». Di Ilicic è straordinaria la tecnica di base, certo, ma anche la visione di gioco, che gli permette di muoversi lentamente, a volte persino in modo goffo. Contro il Lecce ha mostrato in più occasioni di stare sempre un paio di mosse avanti ai suoi avversari, dribblandoli senza sforzo, come se fosse lui a muovere il loro corpo. L’azione che abbiamo scelto comincia con un dribbling del tutto gratuito a Barak, che gli serve solo per venire verso il centro da destra e minacciare il tiro. Poi Ilicic scarica su Gomez e si butta in area.

 

Qui entra in gioco la genialità del Papu Gomez, anche lui troppo poco elogiato per come sta giocando in questi mesi. Per ridare palla a Ilicic senza farsela intercettare, e soprattutto senza perdere troppo tempo facendo finire il compagno in fuorigioco, Gomez usa l’esterno destro, praticamente da fermo. Una palla che in Serie A sono in grado di dare una manciata di giocatori, a essere generosi. 

 

Ed è di nuovo il turno della genialità di Ilicic, che chissà come ha visto e calcolato il movimento di Zapata alle spalle della difesa e si coordina per servirlo a un metro dalla porta con una specie di rovesciata da anziano, mettendo prima la mano a terra per essere sicuro di non farsi male cadendo. La palla, manco a dirlo, è perfettamente dosata e Zapata, dopo una prima conclusione comunque respinta oltre la linea, per non sbagliare ribadisce in gol da sdraiato. Questo è un gol stranissimo, costruito e pensato da due giocatori eccezionali, unici, troppo sopra il livello medio dei giocatori della Serie A. Quando arriverà il momento di ricordare questa Atalanta non potremo fare a meno di chiederci come sia stato possibile che nessuna squadra più ricca l’abbia coperta di soldi per sottrarle due giocatori del genere.  

 

Il gol a giro di Saponara

Tocchiamo ferro, ma Riccardo Saponara a Lecce sta giocando senza infortuni ormai da un mese, che è un record personale nelle ultime tre stagioni. Quando Saponara sta bene è un giocatore speciale, nel quale non smetteremo mai di credere. Questo tiro a giro con cui ha riaperto per un momento la partita contro l’Atalanta - e dopo ha servito a Donati anche l’assist per il secondo gol - racchiude tutta la sua tecnica anche da fermo. Oggi che il suo fisico non gli permette più gli stessi strappi in velocità, Saponara è un trequartista verticale soprattutto nelle idee, nei filtranti improvvisi, in questi tiri pieni di tutto quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Menzione d’onore però per Deiola, che fa una verticalizzazione di destro dietro la difesa impressionante, ma che abbiamo bisogno di più replay per apprezzare, concentrati come siamo sul tiro.

 

La coordinazione di Insigne

Lorenzo Insigne ha un rapporto complicato con il tiro in porta, nel senso che le persone gli rimproverano di tirare troppo, a sproposito, cercando conclusioni velleitarie. Insigne che scende sulla sinistra, si accentra e tira a giro sul secondo palo è un pattern così ricorrente da suonare come un pezzo dei Daft Punk. Questa settimana in particolare è stata un incubo, perché a Insigne si rimprovera di non aver passato la palla alla fine della partita col Barcellona, avendo preferito l’ennesimo tiro a giro al passaggio in mezzo per i compagni liberi.

 

Questa premessa è per dire che è vero che Insigne tira troppo, ma il suo istinto tecnico per la conclusione lo legittima. Questa coordinazione mentre la palla gli arriva addosso è di altissimo livello. Il modo in cui stacca i piedi da terra e usa il piede sinistro per darsi lo slancio per calciare con il destro raccontano di un giocatore che forse potrebbe segnare di più.

 

L’azione di Ünder

Quello di Cengiz Ünder è un talento che vive di continui alti e bassi, che progredisce per strappi e invenzioni. L’ala turca sembra improvvisare continuamente, come se potesse giocare solo per intuizione e mai per premeditazione. Non è un caso che ieri, nonostante l’ottima prestazione, Fonseca, sempre molto attento al controllo della partita, lo abbia ripreso per le scelte prese in area, per la carica di entropia che Ünder porta con sé. Il tecnico portoghese con lui è costantemente di fronte al dilemma se accettare gli squilibri che l’ala destra porta con sé, a fronte delle sue giocate dal peso quasi sempre decisivo, come questa con cui ha quasi squarciato la partita dopo una manciata di minuti del primo tempo. Si può rinunciare a un giocatore capace di intercettare un passaggio, tenerlo in campo correndo in equilibrio sulla linea del fallo laterale, superare l’avversario in velocità e mettere la palla sotto la traversa da fuori area (perché è Olsen a deviarla sul palo sopra di sé)? È possibile conciliare il suo talento senza rischiare di mettere a repentaglio il gioco collettivo in cui è inserito? La crescita di Ünder, che sta vivendo una stagione difficile, passa soprattutto per le risposte a queste domande.