Nella diretta Instagram dei due ex compagni il bersaglio è uno solo: "Rino aveva iniziato a portare il pesce a Milanello. E se qualcuno osava dire che non era buono...". Grande protagonista era Kaladze: "Ad ogni santo ritiro lo prendeva in giro sul compleanno"
Tanti anni di Milan, tante battaglie, vittorie e qualche sconfitta. L'emergenza coronavirus obbliga a stare a casa, ma c'è chi sfrutta l'occasione per risentire amici e vecchi compagni. E' questo il caso, per esempio, di Pirlo e Ambrosini, che hanno dato vita ad una diretta Instagram piuttosto vivace. Molti i temi toccati, uno solo il bersaglio preferito: "Ho sentito Gattuso in video-chiamata", ha spiegato Andrea: "Era con la tuta del Napoli. E' ancora convinto di andare a Barcellona a giocare la Champions". E giù risate, con i due che non tardano a raccontare qualche aneddoto sugli anni trascorsi insieme al Milan: "Mamma che legnate", ricorda Pirlo, che lancia Ambrosini: "Rino aveva iniziato a portare il pesce a Milanello - svela quest'ultimo - quando doveva arrivare a tavola, se qualcuno osava dire che non era buono, volavano delle grandi sforchettate. E poi c'era Kala (Kaladze ndr) che il giorno del compleanno di Gattuso, eravamo in ritiro a Malta, si alzò e disse: 'Vorrei brindare perché oggi è la festa di Rino'. Noi tutti a ridere, mentre Gattuso si alzava e ci picchiava. Tornati a Milanello, durante la prima cena, stessa scena: 'Vorrei fare un brindisi perché oggi mancano 364 giorni al compleanno di Ringhio'. E ad ogni santo ritiro Kaladze si alzava e recitava la stessa parte".
"Berlino 2006, sembrava di calciare una palla medica"
Dall'attualità al passato: "Adesso corro dietro ai figli, faccio 50 km al giorno - scherza Pirlo sulla quarantena - prima giocavo a Paddle, non sono bravo in attacco ma nel colpocorto faccio strappare i flessori agli avversari". Poi sul futuro del campionato: "Non si finirà, lo vedo un casino - ha continuato - c’è chi vuole finire, chi no, chi i play-off. Deve decidere la FIFA secondo me". Sul futuro da allenatore: "Devi avere la capacità di capire che certe cose i calciatori non le vedono. Il centrocampista più forte con cui abbia giocato? Seedorf. Sapevi che non perdeva mai la palla". Infine i ricordi, a partire dalla Champions: "Molto più emozionante la vittoria di Manchester contro la Juve rispetto ad Atene 2007. Era la prima Champions vinta". Su Berlino 2006 e il rigore calciato in finale contro la Francia: "Ero talmente allucinato, stralunato, che non capivo nulla. Quando ho calciato, sembrava una palla medica. Era il primo rigore. Avevo pensato dove tirare. Di solito all'inizio il portiere va sull’incrocio. Negli altri può pensare di stare fermo".