Auguri Baresi, la bandiera più amata dai milanisti
60 anniCompie 60 anni la bandiera del Milan, uno dei più forti difensori di sempre, la più grande icona del tifoso rossonero. Fedele anche nelle stagioni più buie, ha vinto tutto nell'era Berlusconi. Un ritratto di Franco Baresi nel racconto inedito di Matteo Marani, in attesa di vedere il capitano ospite di #CasaSkySport oggi in diretta dalle 14
Chissà se oggi, compiendo 60 anni, Franco Baresi cesserà di essere il ragazzino di Travagliato. I capelli scompigliati, la corsa elegante, la tempra e il sorriso dei giorni festosi: questa è l’immagine che abbiamo di lui in campo. Sessant’anni è un’età preziosa, quella che un tempo introduceva alla terza fase della vita, ma è difficile pensarla indossata dall’eterno ragazzo, dal Piscinin divenuto nel tempo Kaiser Franz, la più grande icona del tifoso rossonero.
Gli inizi
Entrò nel Diavolo alla metà degli Anni 70, scartato dall’Inter che aveva ingaggiato il fratello Beppe. È stata la sua fortuna maggiore, ché così ha vinto molto più dell’altro. Nel 1978-79 divenne titolare in prima squadra. Era un calcio diverso, con le maglie ancora di lana, le voci di Ameri e Ciotti alla radiolina, le partite tutte alla domenica pomeriggio. Era anche l’ultima stagione di Gianni Rivera, altro figlio prediletto del tifo milanista. Uno chiudeva, l’altro apriva, un incrocio che è continuato nel tempo.
Più forte Baresi o Rivera?
Più grande il primo o il secondo? Nel 1999, allo scoccare del secolo rossonero, un sondaggio, molto caro alla dirigenza, scelse Baresi come calciatore del 900. Una decisione contestata da alcuni. In realtà Rivera è stato superiore per qualità, un campione di livello mondiale e Pallone d’oro nel 1969. E ancora più completo – per chi scrive – è stato Paolo Maldini, lui sì davvero il più grande milanista di ogni tempo. Ma Baresi è stato il più amato e su questo non esistono discussioni. Nessuno come e quanto lui. A Rivera non è mai stato perdonato il pessimo risultato da dirigente, con le retrocessioni in Serie B, a Maldini una certa indipendenza di giudizio, la stessa che gli è costata i fischi ingrati della curva nel giorno dell’addio. Baresi ha messo invece d’accordo tutti: sostenitori della tribuna e ultras, compagni di squadra e avversari, giornalisti e il presidente Berlusconi, che lo considera ancora oggi un sesto figlio, qualcosa di speciale e pure di diverso dagli altri giocatori.
Un amore con la B maiuscola
Un amore che Kaiser Franz si è certamente meritato per fedeltà e per l’alto rendimento assicurato nel tempo. Dopo quella stagione del debutto, condita con la stella rossonera, è rimasto per lottare e combattere nel purgatorio della B, senza mai arretrare di un passo. Lo ha fatto per due volte: dopo lo scandalo del Totoscommesse e dopo un’ultima e drammatica giornata di campionato a Cesena, anno 1982. Il Milan sprofondò nel periodo più nero della sua storia, il futuro sembrava non esistere più e nessuno poteva immaginare i trionfi che sarebbero giunti nel giro di pochi anni. Ma Baresi non scappò e questo gli è valso un posto inalienabile nel cuore del pubblico casciavit. Iniziò per lui uno strano pendolarismo tra la Nazionale al sabato e il Milan alla domenica. Poi sono arrivate le promozioni e soprattutto le ambizioni stellari di Silvio Berlusconi.
L'era Berlusconi
Baresi è stato il migliore interprete del nuovo corso partito nella primavera del 1986 e concretizzatosi davvero con lo sbarco di Arrigo Sacchi a Milanello. I maligni raccontano di quando il profeta della zona consigliò al sempre più apprezzato libero del Milan e della Nazionale di guardare le videocassette del Parma per capire i movimenti di Signorini. Verità o leggenda, Baresi è diventato il punto fermo, l’ultimo baluardo, la prima garanzia del Milan più bello di ogni tempo.
I trionfi
Capitano che ha alzato la Coppa dei Campioni nel 1989 a Barcellona , vent’anni dopo il solito Rivera, trascinatore nell’ultima vittoria del Diavolo. Nel 1990 ha scritto il bis, con tanto di Coppa Intercontinentale vinta per due stagioni di seguito. Nel 1994 ha mancato la finale di Coppa Campioni, ma non il titolo nel curriculum. Terza Champions personale. E poi i sei scudetti, le Supercoppe italiane ed europee. Gli rimproveravano la mano alzata sul fuorigioco, in realtà ha sollevato più spesso le coppe.
Lacrime azzurre
Ricco e vincente anche il rapporto con la Nazionale. A 22 anni, in Spagna, seppure da riserva, Franz vinse il Mondiale con Bearzot. Vi ha giocato per 12 anni, chiudendo la lunghissima esperienza in azzurro – in pratica - con la finale del Mondiale americano. Ricordiamo tutto come fosse oggi: la rottura del menisco, l’operazione, il recupero lampo e di nuovo in campo a Pasadena, per veder sfuggire via l’ultimo grande sogno di alzare lui la Coppa del Mondo.
Numeri da Leggenda
Ma è col Milan che Baresi ha scritto la sua leggenda. Anche qui numeri pazzeschi: oltre 530 presenze in campionato, 20 stagioni, 72 gare nelle Coppe, altre 97 in Coppa Italia. Totale: 719 presenze e 33 gol. Soltanto Paolo Maldini, e torniamo agli strani incroci, lo ha superato, ma senza mai diventare una bandiera così grande come Baresi. Dici Del Piero e pensi alla Juve, dici Zanetti e pensi all’Inter, dici Totti e pensi alla Roma, dici Chinaglia e pensi alla Lazio, dici Baresi e pensi al Milan. Auguri vecchio Piscinin, la più grande leggenda rossonera.