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Dal libro al film: il dietro le quinte di "Mi chiamo Francesco Totti"

su sky

Paolo Condò

Prima di diventare un film, la vita di Francesco Totti è stata raccontata in un libro: "Un Capitano", l'autobiografia scritta con Paolo Condò, che ci racconta "Mi chiamo Francesco Totti" dal suo personalissimo punto di vista...

LO SPECIALE

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Alex Infascelli è fatto esattamente come ti immagini un regista: divertente, arruffato, visionario, ritardatario, educato e gentile ma dando la sensazione che una parte di sé sia sempre altrove, o meglio più avanti rispetto a quello di cui si sta discutendo in quel momento. Un artista, molto semplicemente.

Quando i produttori che avevano acquisito i diritti di “Un capitano” - Virginia Valsecchi, Mario Gianani e Lorenzo Mieli - mi hanno rivelato la loro scelta per la regia, ho pensato subito a “Almost Blue”, il thriller tratta da un romanzo di Carlo Lucarelli col quale Alex, all’esordio, aveva ricevuto il suo primo David di Donatello. Una brillante rielaborazione di un film di genere.

L’operazione Totti - stasera va in onda su Sky Cinema 1 e su Sky Sport Serie A la prima di “Mi chiamo Francesco Totti” - per molti versi ha seguito la stessa logica: il racconto in prima persona di un ragazzo “normale”, o meglio che tale si è sempre sentito, ma che incidentalmente è stato uno dei più grandi giocatori dell’era moderna. Di sicuro il più grande della Roma, squadra e città che non ha mai voluto lasciare malgrado uno dei molti trasferimenti possibili - diciamo al Real Madrid - gli avrebbe portato coppe e trofei in quantità enorme.

Non ho lavorato molto al fianco di Infascelli. Gli ho illustrato il grande scenario, gli ho spiegato alcune logiche del grande calcio che da semplice spettatore lui conosceva poco, e poi mi sono messo di lato perché lui stesso aveva l’esigenza di entrare in sintonia con Totti da solo, senza altre mediazioni.

Guardando il film ne capirete facilmente il perché: la voce di Francesco è l’unica che sentirete, a commento di una quantità di immagini originali, dai super8 di famiglia alle riprese che un operatore personale ha effettuato nel corso dell’intera carriera. È una voce straordinariamente sincera, a volte disincantata a volte commossa, e il merito del regista di averla saputa tirar fuori è straordinario.

 

Confesso di aver concluso la visione con gli occhi lucidi: forse è normale, ero emotivamente (e anche professionalmente) coinvolto. Ma sono curioso di sapere se succederà anche a voi.