Maradona morto, la Juventus lo ricorda con la sua punizione "impossibile"

AD1OS DIEGO

Il club bianconero ricorda Maradona sui social con la punizione celebre del 1985: una pennellata dall'interno dell'area di rigore che scavalcò la barriera e si infilò in rete. Una punizione "impossibile" che sfidò le leggi della fisica

MORTE MARADONA, LE NEWS DI GIORNATA IN DIRETTA

Quel 3 novembre 1985, gli spettatori del San Paolo probabilmente non sapevano di stare per assistere a una lezione di fisica a cielo aperto. Una lezione che nessuno fino allora conosceva e che, a 35 anni di distanza, nessuno riesce ancora a spiegare e a replicare perché quelle leggi non sono mai esistite. È il genio che va oltre la semplice realtà e ne descrive una nuova, assurda e allo stesso tempo eccitante. È la testa di chi la parola 'limite' l'ha cancellata dal proprio vocabolario e per raggiungere il proprio obiettivo intravede spiragli di luce dove per gli altri è tutto buio. In poche parole è la punizione di Maradona contro la Juventus. Una punizione definita "impossibile" per la difficoltà di trasformarla in un gol, ma che il talento del Pibe ha trasformato in possibile. Un momento cult della sua carriera al Napoli, il campo che si sottomette alla volontà di un “Dio sceso in terra” che, con quella prodezza, definisce definitivamente la sua supremazia sugli altri. Quella rete regalò tre punti e un sogno Scudetto che sarebbe poi diventato realtà al termine della stagione. Ed è proprio con quella punizione che la Juve ha voluto ricordare Maradona, rivale per anni sul terreno di gioco, venuto a mancare a 60 anni.

La descrizione di un attimo

È il minuto 72 di Napoli-Juventus quando l'arbitro Redini di Pisa assegna una punizione a due in area a favore dei padroni di casa. Rispetto ai canonici 9 metri e 15, questa volta ci sono appena cinque metri scarsi a separare il punto della battuta - dal lato centro-destro - dalla folta barriera. Tacconi ne sistema sei, sufficienti in teoria a impedire qualunque soluzione a giro. Persino un compagno di squadra di Diego, Pecci, gli fa notare l'impossibilità di trovare la rete. "Ma come fai a calciare da qui? Come fai?" gli ripete, mentre insieme agli altri azzurri chiede al direttore di gara di far indietreggiare il muro bianconero e il Diez gli suggerisce dove appoggiargli la sfera. "Non fa niente, segno lo stesso" ribadisce sicuro Maradona e il campo gli dà ragione. Al tocco di Pecci, gli ultimi due uomini della barriera si staccano per provare a respingere la battuta, ma il 10 del Napoli si trasforma in artista e dà una pennellata col piede mancino che scavalca gli avversari bianconeri e si abbassa, come una foglia in autunno, finendo in rete. Una carezza meravigliosa che tutti i presenti, dai compagni di squadra abituati a vederlo all'opera ai raccattapalle alle spalle della porta, stentano a credere. Quel giorno dire "Ho visto Maradona" non fu più un semplice coro, ma l'inizio narrativo di un'opera d'arte mai vista prima, quasi impossibile anche da spiegare a parole. 

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