Il 2020 di Pirlo: dalla panchina della Juve Under 23 a quella vera

il bilancio
Giovanni Guardalà

Giovanni Guardalà

Il bilancio del 2020 di Pirlo: è stato l'anno del debutto in panchina, ma non quella che tutti (e lui stesso) si sarebbero immaginati. L'obiettivo nel 2021 è far ritrovare serenità all'ambiente e dimostrare di essere un predestinato, come ha sempre creduto Andrea Agnelli

È stato un 2020 particolare, anzi speciale per la carriera di Andrea Pirlo. Professionalmente è tutto concentrato nella seconda parte. Il 30 luglio è la prima data importante. Andrea Agnelli e tutta la dirigenza al completo annunciano ufficialmente il nuovo allenatore dell'Under 23. Sono passati pochi giorni dalla vittoria del nono scudetto di fila e manca una settimana al 7 agosto giorno di Juventus-Lione. In quel momento Pirlo non poteva immaginare quanto quella sfida europea potesse incidere sulla propria carriera. La Juventus viene eliminata Sarri esonerato e Agnelli prende la decisione a sorpresa. Sarà Pirlo l'allenatore della prima squadra.

Il carisma del predestinato

Per Agnelli è un predestinato e Pirlo inizia la sua avventura con la Sampdoria e una vittoria convincente. Il suo primo risultato importante però è stato quello di riportare serenità in un gruppo che non aveva mai legato con Maurizio Sarri. Fin dalle prime amichevoli estive. Pirlo ha il vantaggio di avere quel carisma che deriva da una carriera da grande calciatore alle spalle.

Bilancio sufficiente

La squadra lo segue, ma le prestazioni sono altalenanti. Valorizza e rivitalizza alcuni giocatori da Danilo a McKennie fino a Morata, mai così decisivo in carriera. Il punto più alto è la notte di Barcellona, mentre in campionato la squadra vive di alti e bassi. Per questo per Pirlo il bilancio del 2020 è sufficiente. Straordinario dal punto di vista personale, ottimo per il rendimento in Europa, deludente per la classifica. Adesso tocca al 2021 con un gennaio di fuoco che può cambiare in un senso o nell'altro il cammino in campionato.