Il Milan dovrà risarcire di oltre 5 milioni Boban: la decisione del giudice del lavoro

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Alessandro Alciato

Alessandro Alciato

Il giudice del lavoro del Tribunale di Milano ha condannato il Milan al pagamento, a titolo di risarcimento, di oltre 5 milioni di euro nei confronti di Zvonimir Boban. Il dirigente croato si era rivolto al tribunale dopo il licenziamento del marzo scorso. Dal club rossonero filtra la volontà di presentare appello

Il Milan è stato condannato a risarcire a Zvonimir Boban 5.375.000 euro netti, fra danni patrimoniali e danni di immagine, oltre alle spese legali sostenute, agli interessi e alle rivalutazioni. Lo ha deciso il giudice del lavoro del Tribunale di Milano, Antonio Lombardo. Boban era stato licenziato dal Milan per giusta causa il 6 marzo scorso, e per questo si era rivolto al Tribunale. La sua carica era quella di Chief Football Officer, con contratto firmato il 1° luglio 2019.

 

 

Il divorzio e le prossime tappe

Tutto era nato in seguito ad un’intervista rilasciata dallo stesso Boban alla Gazzetta dello Sport, nella quale fra le altre cose aveva dichiarato, a proposito dei contatti fra l’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis, e l’allenatore prescelto (ma alla fine mai arrivato) Ralf Rangnick: “La cosa peggiore è che questo evento destabilizzante avviene in un momento durante il quale la squadra sta crescendo e si vede un grande lavoro di Pioli, in un momento dove si percepisce che si sta formando un percorso nettamente migliore”. E ancora: “Non avvisarci è stato irrispettoso e inelegante. Non è da Milan. Almeno quello che ci ricordavamo fosse il Milan”. Il giudice ha parlato di illegittimità del recesso unilaterale del contratto fra Boban e il Milan.

La società rossonera, a livello ufficioso, ha fatto trapelare questo: “In merito al recente dispositivo di sentenza del giudice del lavoro di Milano che ha parzialmente accolto il ricorso di Zvonimir Boban, Ac Milan attende le motivazioni prima di esprimere valutazioni di merito, ma conferma la ferma volontà di ricorrere in appello per tutelare la società, ribadendo la totale correttezza e legittimità delle proprie decisioni e azioni intraprese”.

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