Milan-Inter, le chiavi tattiche del derby 2021

ultimo uomo

Daniele Manusia

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Dopo il sorpasso della scorsa giornata, Pioli e Conte si giocano il primo posto in classifica in uno dei derby più sentiti degli ultimi anni. La partita sarà visibile sul canale satellitare DAZN1 (209 del telecomando di Sky)

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Milan e Inter si sono incontrate due volte in questa stagione, prima in campionato a metà ottobre e poi nei quarti di Coppa Italia a fine gennaio. Hanno vinto una partita a testa, con lo stesso risultato (2-1), due confronti con andamenti diversi ma in cui la squadra di Conte ha sempre tenuto di più la palla e creato più occasioni.

Un girone fa in campionato il Milan era andato presto in vantaggio di due gol, segnati entrambi da Zlatan Ibrahimovic, e questo aveva inevitabilmente portato l’Inter a spingersi in avanti, a prendersi dei rischi per recuperare il risultato. La rimonta però non era riuscita e, pur tirando 18 volte e creando 3,1 xG, i nerazzurri avevano solo dimezzato lo svantaggio con il gol di Romelu Lukaku.

 

In Coppa Italia la superiorità dell’Inter nel possesso e nelle occasioni è stata ancora più schiacciante. Ancora una volta il Milan è passato in vantaggio con un gol di Ibrahimovic, che è poi stato espulso nel secondo tempo. I rossoneri avevano creato poco già prima di rimanere in dieci, ma dopo l’espulsione si sono limitati a contenere, a difendere il vantaggio, senza più riuscire a portare la palla fuori dalla metà campo. Come in campionato, l’Inter ha creato molte situazioni promettenti ma non le ha finalizzate. Alla fine ha comunque rimontato e vinto la partita grazie a un rigore trasformato da Lukaku e a una punizione di Eriksen al minuto 97.

 

I due precedenti stagionali danno riferimenti piuttosto chiari. L’Inter ha più talento e soluzioni offensive, e quando perde la palla può abbassare le linee e aspettare che sia il Milan a fare un errore. I rossoneri fanno più fatica a disunire con il palleggio lo schieramento avversario, e in particolare faticano a muovere la difesa a cinque nerazzurra, e anche per questo sono più aggressivi, cercano con più continuità il recupero della palla in zone favorevoli, per trovare le linee interiste disunite e attaccare in spazi ampi.

 

Finora però la costruzione interista si è mostrata più solida del pressing del Milan, che ha sempre provato a indirizzare il possesso, a forzare una giocata rischiosa, adattando le sue prime linee (la punta e i tre trequartisti alle spalle) per avere comode uscite in pressione su ogni vertice del rombo di costruzione nerazzurro. La punta (Ibrahimovic) pressa il difensore centrale (de Vrij), i due esterni (e cioè Saelemaekers e Leão, titolari in entrambi i derby di questa stagione) pressano i difensori laterali (Skriniar e Bastoni, che però in tutti e due i derby stagionali è stato sostituito da Kolarov), il trequartista (Calhanoglu) marca il mediano (Brozovic).

 

Il piano del Milan è stato efficace soprattutto nel primo tempo del derby di andata in campionato. Per il resto l’Inter è riuscita con una certa comodità a far passare la palla dietro il primo blocco rossonero, ad allungare le linee e creare ampi spazi di manovra alle loro spalle. Una volta che la palla esce dalla difesa e arriva a centrocampo, infatti, il Milan non può più indirizzare il possesso, è attaccato su ogni lato ed è costretto a reagire alle scelte di chi ha la palla. I due centrocampisti sono soli a coprire lo spazio dalla metà campo alla trequarti difensiva e inevitabilmente sono costretti ad aspettare, a non fare la prima mossa per non regalare una giocata comoda nello spazio che liberano. Se infatti scivolano lateralmente aprono le linee di passaggio preferite dall’Inter, quelle verso le due punte. Se invece coprono il centro per tagliare la connessione con le punte, chi ha la palla ha tempo e spazio per pensare alla giocata successiva.

 

La zona più importante in questa fase è la fascia destra, visto che il giocatore più cercato dall’Inter dietro le prime linee del Milan è Barella. Quest’ultimo ha occupato due posizioni diverse nei derby giocati in questa stagione. In campionato partiva da una linea più avanzata, da trequartista, e scivolava su una delle due fasce per far continuare l’azione dopo che la palla usciva dalla difesa. In Coppa Italia ha giocato in modo più classico da mezzala destra, occupandosi sempre di far progredire la manovra in uscita dalla difesa.

 

Di solito Barella si apre sulla destra, un movimento che magari non lo porta nella zona più comoda del campo per far continuare l’azione, ma che spesso serve ad aprire corridoi di passaggio centrali verso le punte. Anche se riceve largo, il sistema dell’Inter dà comunque a Barella molte opzioni per la giocata successiva. Il passaggio comodo in orizzontale verso l’esterno, quello in diagonale verso una punta, o ancora il cambio di gioco sull’esterno opposto, che di solito è il giocatore con più spazio per ricevere.

 

Qui sotto c’è una situazione classica. Barella è sulla destra all’altezza del centrocampo e può scegliere con calma cosa fare, perché Kessié aspetta nella propria zona per coprire il passaggio verso le punte e non esce a pressarlo. Alla sua destra Barella può appoggiarsi a Darmian, può cercare un passaggio più difficile, magari alzando la palla, su Lukaku o Sánchez, che si avvicina per dare una soluzione, ma alla fine sceglie di cambiare gioco su Perisic, libero a sinistra perché il Milan difende a quattro e concede spazi sul lato debole scivolando verso la zona della palla.

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Insomma, se le prime linee di pressione concedono all’Inter l’uscita dalla difesa, la coperta del Milan tra la metà campo e la trequarti difensiva è sempre troppo corta, perché ci sono solo due giocatori, i due centrocampisti, in uno spazio troppo grande. L’Inter ha spesso accentuato questo vantaggio allargando il campo da difendere, con i cambi di gioco o comunque spostando velocemente la palla da un lato all’altro, potendo contare sempre sui due esterni aperti in ampiezza.

 

Lo ha fatto ad esempio nel derby di andata, quando un passaggio da Hakimi a Kolarov ha creato i presupposti per il gol di Lukaku, dopo che il Milan era scivolato con forza, con i due centrocampisti e i tre trequartisti, verso la zona della palla. I rossoneri hanno quindi scoperto il loro lato destro, e Kolarov e Perisic hanno attaccato Calabria in superiorità numerica. L’esterno croato ha crossato dal lato sinistro dell’area, Donnarumma ha toccato la palla ma la sua deviazione non ha impedito a Lukaku di segnare con un comodo appoggio a porta vuota.

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Hakimi sposta il gioco da destra a sinistra e l’Inter va a segnare.

 

L’Inter non ha comunque bisogno di trovare sempre l’uomo libero a metà campo dietro le prime linee del Milan. Può anche scegliere di andare direttamente sulle punte e affidarsi quindi ai loro duelli. È una soluzione altrettanto sicura, perché Lukaku ha sempre fatto soffrire Romagnoli e anche Lautaro Martínez può mandare in crisi Kjaer come ha fatto nel derby di andata in campionato. Insomma tutti e due gli attaccanti offrono un appoggio sicuro, proteggono la palla e creano i presupposti per un attacco pericoloso portando fuori posizione un difensore centrale.

 

Anche il Milan ha ovviamente l’appoggio comodo su Ibrahimovic, ma è un’alternativa che ultimamente funziona poco e non dà gli stessi vantaggi su cui può contare l’Inter, visto che i rossoneri dovrebbero sovraccaricare in modo più consistente la zona centrale per impegnare i tre difensori centrali interisti, e quindi scoprire un lato del loro fronte offensivo.

 

Le giocate più vantaggiose per il Milan sono quelle da destra a sinistra, quando cioè può appoggiarsi al terzino destro a inizio azione e creare spazi sul lato opposto per le iniziative di Theo Hernández o di un esterno, uno tra Leão e Rebic. L’Inter occupa con i tre centrocampisti la zona tra la metà campo e la trequarti difensiva, e a tutti e tre chiede di coprire molto campo, sia in avanti che in orizzontale. È quindi la linea che il Milan può disunire più facilmente, attirandola da una parte e facendo circolare la palla negli spazi che inevitabilmente vengono liberati.

 

In entrambi i derby di questa stagione per il Milan ha provato soprattutto a muoversi da destra a sinistra. Da tutti e due i lati i trequartisti esterni fissavano i laterali dell’Inter, poi a destra uno dei due centrocampisti si apriva per tenere impegnata la mezzala e liberare il terzino. Quella zona poteva essere anche sovraccaricata dai movimenti in appoggio del trequartista centrale e di Ibrahimovic. Era insomma il lato in cui il Milan puntava a costruire l’azione, con il terzino senza pressioni e diverse linee di passaggio da scegliere. A sinistra a inizio azione Hernández non aveva un centrocampista vicino che gli toglieva la pressione della mezzala ed era cercato in un secondo momento, quando la circolazione a destra aveva creato i presupposti per farlo ricevere in corsa e con spazio davanti.

 

Qui sotto c’è un esempio. Lo schieramento del Milan è sbilanciato a destra con il movimento in appoggio di Ibrahimovic e quello ad aprirsi di Meité tra Brozovic e Vidal, che non esce in pressione e dà modo a Dalot di giocare la palla con calma. Il terzino portoghese non cerca però lo scambio con i compagni vicini ma cambia gioco su Hernández, libero e con molto campo davanti, perché Leão fissa Darmian e Barella ha seguito il movimento di Díaz a centrocampo. Dopo il cambio di gioco il Milan arriva in area con un cross da sinistra di Leão, ma il colpo di testa sul secondo palo di Ibrahimovic non trova la deviazione di Díaz a due passi dalla porta.

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La giocata del terzino è insomma decisiva per disunire le linee dell’Inter e dare modo al Milan di attaccare nel modo che preferisce, in verticale e con pochi passaggi. Non importa l’altezza a cui inizia l’azione, se è una ripartenza o una manovra che inizia da dietro con l’Inter schierata. Il Milan non ha problemi a risalire il campo anche partendo dalla sua area, ma per creare pericoli ha bisogno di giocare sempre a una certa velocità senza perdere precisione. Non può cioè permettersi una circolazione lenta, ragionata, che muove la palla con pazienza fino a trovare lo spazio giusto per attaccare la porta, perché manca di palleggio e presenza nella zona dei tre centrali difensivi per sfidare l’Inter con attacchi posizionali.

 

Se a destra il Milan può muovere la palla più comodamente, è a sinistra che ha più possibilità di trovare le giocate decisive, con le iniziative di Hernández e di chi gli giocherà davanti tra Leão e Rebic. Per limitare il palleggio dell’Inter e non disunire le linee, i rossoneri possono forse adattare il loro pressing tenendo gli esterni un po’ più vicini ai centrocampisti, per coprire meglio il centro del campo. E più indietro invece, per contenere Lukaku, può tornare utile Tomori, il difensore che più di tutti può tenere botta a livello fisico quando il belga riceve di spalle, e che ha la velocità per stare dietro a Lukaku se si gira verso la porta. Sarebbe comunque una scelta sorprendente, perché Pioli dovrebbe rinunciare alla sua coppia titolare formata da Kjaer e Romagnoli.

 

Non sarebbe però la prima volta che il tecnico rossonero fa una mossa a sorpresa in un derby. Un anno fa, proprio nella partita di ritorno in campionato contro l’Inter, Pioli era infatti passato al 4-2-3-1 gettando le basi per i grandi risultati dei mesi successivi. Forse il Milan ha bisogno di un’altra intuizione per girare a suo vantaggio il confronto con l’Inter, che arriva nel momento più delicato della stagione. Il risultato non è decisivo per la classifica, ma i rossoneri hanno bisogno di ritrovare fiducia e morale in un momento in cui le cose non girano come vorrebbero.