"Chi vince lo scudetto…?"

l'incontro
Daniele Barone

Daniele Barone

daba_eriksen

Un incontro casuale in un parco di Milano è l’occasione per fare quattro chiacchiere con Christian Eriksen. Colpiti dalla sua serenità e da quella domanda che ti spiazza: "Chi vince lo scudetto, secondo te?"

Metà pomeriggio. A Milano, in questi giorni non c’è molto caldo. "Boris, andiamo a fare un giro!". Il mio cane salta giù dal divano e si lascia volentieri guinzagliare. Scendo giù, faccio poche decine di metri, mi infilo in un parchetto lì vicino e quando entro lo riconosco subito, nonostante l’abbigliamento molto informale (maglietta, bermuda e cappellino). Sono al telefono con la mia compagna e glielo dico: "C’è Eriksen". Lei mi spinge letteralmente ad avvicinarmi: "Va da lui e digli che abbiamo pregato tutti affinché stesse bene". Lo faccio. Mi avvicino mi presento, gli dico che sono un giornalista di Sky Sport e ho il pensiero che possa disturbarlo ma Christian mi accoglie con un sorriso e il mio "how are you?", in questo momento, mi sembra la domanda più banale ma anche la più giusta che io potessi fargli. "Bene" mi risponde in italiano. 

I danesi di Pescara

Sta spingendo il figlio più grande sull’’altalena e l’altra, la piccolina di otto mesi, guarda tutti dalla carrozzina con i suoi occhi azzurrissimi. Cominciamo a parlare del mio lavoro, parliamo in inglese (ma mi dice che l’italiano lo parla benino e lo capisce), mi domanda se ho partite da commentare. "Lazio-Spezia. La facciamo per il circuito bar/locali pubblici" ma questa cosa non sono sicuro l’abbia compresa bene... Vuole sapere se sono di Milano. "No, di Pescara ma vivo qui da oltre vent‘anni. Sai che nella squadra della mia città ha giocato molto anni fa un danese? John Sivabaek, te lo ricordi, vero?". "Certo ma so che a Pescara ha giocato Matti Nielsen, è un mio amico" (era nella squadra che, con Zeman in panchina, conquistò la promozione dalla B alla A nel 2012). 

"Chi vince il campionato?"

L’altalena continua a dondolare e Chris ha gli occhi sereni e dolci del papà. Mi dice che Milano gli piace, che si sta bene, gli indico un ristorante appena lì vicino che sicuro gli piacerà. "E il tuo cane come si chiama?". Boris si è seduto per terra e ogni tanto mi butta uno sguardo perché credo che, da lì, vorrebbe andarsene e ricominciare la sua passeggiata. "Hai visto? Ronaldo se n’è andato… Chi lo vince lo scudetto, secondo te?". È lui che lo domanda a me... Uno che la coppa del campionato italiano l’ha sollevata appena tre mesi fa, lo domanda a Daniele… E quello è il momento in cui mi conquisti definitivamente, caro Chris. Ragazzo gentile. 

Il selfie

Nella foto che gli chiedo di fare insieme io sono un po’ in ombra ma chi se ne importa. Lui si sottopone al rito del selfie con quel sorriso educato e un po’ timido che, nei suoi primi mesi di Inter, sembrava fosse una chiave per provare a decifrare il complicato inserimento nella squadra di Conte. Decido di pubblicare la foto. Una valanga d’affetto per lui mi riempie le pagine Instagram e Facebook. Migliaia di cuori. Per il giocatore, per l’uomo, per quello che gli è successo, per la vita ritrovata. Ora che è semplicemente un papà con i suoi bambini, in un parco di Milano. Alle quattro e mezza del pomeriggio.