Roma, Mourinho: "Voglio regalare trofei, sono qui per costruire il futuro"

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Parla l'allenatore giallorosso: "La passione dei tifosi della Roma va oltre i trofei, ma stiamo lavorando per costruire un progetto che porti a dei titoli ora o in futuro. Sono migliorato in tutto e mi sento più allenatore oggi che 10 o 20 anni fa. Ora non basta sapere solo di calcio, devi essere preparato su tante cose. Ad esempio la tecnologia è fondamentale, ma la cosa più importante resta sempre l'intelligenza e il know-how del cervello umano"

José Mourinho è tornato in Italia undici anni dopo la conclusione della straordinaria esperienza all'Inter. Lo 'Special One' ha subito conquistato Roma e spera di raccogliere grandi soddisfazioni anche nella Capitale. Ma cosa regalerebbe ai tifosi giallorossi? "Titoli, perché di titoli vive una società, perché i titoli alimentano la passione dei tifosi – le sue parole in una lunga intervista a Esquire – Da subito, però, ho capito che l'amore che si prova per la Roma va oltre i trofei. È una passione eterna, sanguigna e familiare. Però la vittoria manca, stiamo costruendo un progetto per arrivarci e se accadrà con me sarà perfetto. Altrimenti sarebbe bellissimo aver contribuito alla costruzione di questo futuro, che è il sogno di tutti. Sorpreso per la passione dei romanisti? Non direi, sono già stato in Italia e ho giocato contro la Roma tante volte e si capisce immediatamente l'atmosfera che c'è qui. È una passione assolutamente incredibile quella che hanno i tifosi per la squadra. È bello, bellissimo e non è stata una sorpresa". 

"Mi sento più allenatore oggi che 10 o 20 anni fa"

A 11 anni di distanza, con in mezzo le esperienze con Real Madrid, Chelsea, Manchester United e Tottenham, è tornato in Italia un Mourinho diverso: "Sono migliorato in tutto – prosegue – perché se un allenatore non migliora è perché ha perso la passione e la mentalità. Non è un mestiere per cui è fondamentale l'età o la condizione fisica, al contrario dei giocatori. L'esperienza ti migliora. Io penso sempre alla prossima partita, i match che hai giocato e i trofei che hai vinto sono in tasca e avrai tempo per guardarli quando avrai finito. Ora sono ancora in gioco e penso alla prossima partita. Mi sento più allenatore oggi che 20 anni fa". Mourinho parla poi dell'importanza del tempo: "Qualche volta è un alleato, qualche volta un nemico ma l'importante è averne il controllo. Se vinci 1-0 l'orologio si ferma, se perdi è va troppo veloce. Però il controllo delle emozioni è fondamentale. Oggi il mio rapporto con il gioco è diverso, più controllato. Contro la Salernitana, ad esempio, siamo stati tanto tempo 0-0 ed ero in tensione, ma sono stato io a dire di non preoccuparsi".

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"Oggi sapere solo di calcio non basta, la tecnologia è fondamentale"

Mourinho parla poi del ruolo dell'allenatore: "Oggi non bisogna sapere solo di calcio, rispetto alle generazioni precedenti dobbiamo avere questa cultura generale. Se non sai niente di tecnologia sei indietro o come minimo non hai la possibilità di evolverti. Per esempio al campo abbiamo un mega schermo che trasmette in diretta le immagini riprese da un drone, così in tempo reale ci fermiamo a guardare quello che abbiamo fatto. La tecnologia è anche quella delle partite, io ricordo sempre che ho perso una semifinale di Champions con un gol fantasma. Oggi magari quella partita l'avrei giocata e, invece di Liverpool-Milan, ci sarebbe stato Chelsea-Milan. La tecnologia ci aiuta anche nell’analisi delle partite, nello scouting e in tanti altri aspetti del nostro lavoro. Però non bisogna esserne ossessionati, niente può sostituire l’intelligenza e il know-how del cervello umano. È uno strumento prezioso e se non lo conosci sei indietro", conclude Mourinho. 

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