Bonucci, l'iniziativa benefica della moglie Martina Maccari: 26 giorni in cammino sul Po

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Martina_Maccari

La moglie del difensore della Juventus inizia la sua avventura lungo il fiume con "Nettare", progetto benefico con l'obiettivo di raccogliere fondi per il reparto di Neurochirurgia dell'ospedale Regina Margherita di Torino, la struttura dove fu ricoverato e operato il figlio Matteo. Un percorso animato da iniziative e incontri per famiglie e bambini dal 1 al 26 maggio 

Dal 1 al 26 maggio in cammino lungo il Po, partendo dal suo delta al lido di Volano a Ferrara e risalendone il corso per arrivare a Torino, all'ospedale "Regina Margherita". Non per riprendersi dalle fatiche del viaggio, ma per donare al reparto di Neurochirurgia un esoscopio, uno strumento prezioso per effettuare operazioni al cervello. Questa è la missione di Martina Maccari, moglie di Leonardo Bonucci, e organizzatrice dell'iniziativa benefica "Sulla stessa strada" con il suo progetto "Nettare".

 

Di che si tratta

Il progetto editoriale "Nettare", fondato da Maccari un anno fa per la condivisione di storie ed esperienze, ha organizzato un viaggio benefico lungo il fiume più lungo d'Italia per la durata di 26 giorni e con tappe in città come Ferrara, Pavia, Parma fino ad arrivare a Torino, destinazione finale. L'obiettivo è raccogliere quanti più fondi possibili da versare all'ospedale Regina Margherita tramite l'onlus Neuroland per l'acquisizione dell'esoscopio, strumento costosissimo ma di grande supporto per alcuni interventi. Ogni partecipante al cammino potrà decidere per quanto tempo unirsi alla comitiva, se per tutta la durata del tragitto o solo per una o più tappe. Il cammino sarà inframezzato da iniziative, eventi e incontri per famiglie e bambini.  

 

L'esperienza con Matteo 

"Il mio obiettivo è restituire e ricondividere quello che ci è stato donato", ha affermato Maccari. Il Regina Margherita è l'ospedale in cui, nel 2016, fu ricoverato e operato d'urgenza Matteo, il secondogenito della coppia, per una malattia su cui i genitori hanno sempre mantenuto il massimo riserbo. L'esperienza difficile, con i 25 giorni trascorsi in ospedale dal bambino dopo l'intervento, hanno saldato il legame tra la famiglia e la struttura. Qualcosa per cui valga la pena affrontare un cammino di quasi un mese lontano da casa.