Inchiesta plusvalenze e stipendi Juve: cosa rischia e i reati contestati

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Paolo Aghemo

Paolo Aghemo

Dopo la chiusura delle indagini preliminari sul caso plusvalenze, vediamo nel dettaglio quali sono gli sviluppi dell'inchiesta, i reati contestati ai dirigenti della Juventus indagati e cosa rischierebbe il club qualora si arrivasse a processo e le accuse dovessero essere confermate

JUVENTUS, LE NEWS SULL'INCHIESTA IN TEMPO REALE

Plusvalenze, stipendi e bilanci

Il pool di magistrati che da un anno guida l’indagine Prisma è composto dai sostituti procuratori Ciro Santoriello, Mario Bendoni e dal procuratore aggiunto Marco Gianolio, che nel 2006 aveva indagato la Juventus per una delle ipotesi di reato contestate: il falso in bilancio. Per ricostruire i flussi finanziari dal 2018 al 2021 la procura si è avvalsa della consulenza del commercialista Enrico Stasi che, come Gianolio, si era già occupato dei bilanci della Juventus nell’inchiesta del 2006. Il lavoro del consulente ha puntato l’attenzione sulle plusvalenze e la “manovra stipendi”. Secondo gli inquirenti emerge una notevole differenza tra i risultati che sarebbero dovuti essere contabilizzati e quelli messi a bilancio al 30 giugno degli anni 2019, 2020 e 2021.

Risultato bilanci

Anno  Procura Juventus Fc

  • 2019     - 84       - 39
  • 2020     -236      - 89
  • 2021     - 222     - 209
  • Totale   - 542     - 337

Differenza: 205 milioni

Quali sono i reati contestati?

Gli inquirenti ipotizzano i reati di: false comunicazioni sociali (art. 2622 cc), ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art. 2638 cc), manipolazione del mercato (art. 185 D.Lgs 58/1998) e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art.2 D.Lgs 74/2000).

Il comunicato sugli stipendi durante la pandemia

Nell’indice delle contestazioni i magistrati fanno un preciso riferimento al comunicato del 28 marzo 2020 nel quale la Juventus annunciava l’accordo con i calciatori e lo staff tecnico della prima squadra: “L’intesa prevede la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. Nelle prossime settimane saranno perfezionati gli accordi individuali con i tesserati, come richiesto dalle normative vigenti. Gli effetti economici e finanziari derivanti dall’intesa raggiunta sono positivi per circa euro 90 milioni sull’esercizio 2019/2020”. 

 

Secondo gli inquirenti da questo comunicato si evinceva che non sarebbero state pagate 4 mensilità per un totale di 90 milioni di euro, mentre in realtà i calciatori avrebbero rinunciato soltanto a una mensilità. Per questo i Pm ipotizzano a carico di Agnelli, Nedved, Paratici, dell’avvocato Gabasio e Re (ex responsabile area finanza) il reato di manipolazione del mercato per avere diffuso “notizie false ponendo in essere operazioni simulate o altri artifizi concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari”.

Cosa rischiano gli indagati? Dalla multa alla reclusione

Il presidente Agnelli, il vice presidente Nedved e l’ex direttore sportivo Paratici sono indagati per tutte e 4 le fattispecie di reato. L’amministratore delegato Arrivabene è indagato per il reato di falso in bilancio relativo agli anni 2019, 2020 e 2021 (faceva parte del cda prima di diventare amministratore delegato il 30 giugno 2021), manipolazione del mercato e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza (solo per l’anno 2021).

  • Reato di falso in bilancio (art. 2622 cc) “pena della reclusione da tre a otto anni”
  • Reato di manipolazione del mercato (art. 185 D.Lgs. n. 58/1998) “reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a euro cinque milioni”.
  • Reato di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza (art. 2638 cc) “reclusione da uno a quattro anni”
  • Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (art.2 D.Lgs 74/2000) “reclusione da quattro a otto anni”

La società Juventus cosa rischia?

La Juventus è indagata in qualità di persona giuridica. L’ipotesi di reato è quella all’art.2, 5 e 25 del D.Lgs n.231/2001, riferita alla responsabilità dell’ente, ai reati tributari e agli abusi di mercato. Se riconosciuti i reati tributari si applica "la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote elevabile fino a un terzo". Per gli abusi di mercato "si  applica  all'ente  la  sanzione  pecuniaria  da quattrocento a mille quote".

 

Che cosa rappresenta la quota in una sanzione pecuniaria? La quota è una singola parte dell'ammontare della sanzione pecuniaria il cui numero è non inferiore a cento né superiore a mille. L'importo della singola quota va da un minimo di Euro 258 ad un massimo di Euro 1.549.