Del Piero: "Luca Vialli il mio esempio più importante"

il ricordo

Il ricordo dell'ex compagno di squadre che ha avuto proprio Vialli come capitano quando, giovanissimo, arrivò alla Juventus: "Lui e Baggio sono stati enormi per me, Luca era un ragazzo sensibile che trasmetteva sicurezza ma capace anche di condividere le sue paure"

ADDIO A VIALLI, AVEVA 58 ANNI

"In questi momenti non sono molto a mio agio a parlare, specie di Luca che insieme a Roberto Baggio è stato indubbiamente l’esempio più importante che ho avuto da diciottenne al mio arrivo alla Juventus". Inizia così il toccante ricordo di Alessandro Del Piero che ha voluto omaggiare Gianluca Vialli durante la trasmissione Calciomercato - L'originale. "Era una Juve ricca di tanti giocatori - dice Del Piero - con tanti campioni, ma loro due, che arrivavano dalla vittoria della Coppa Uefa, e per quello che rappresentavano in nazionale e per gli attaccanti in generale, erano il numero nove e il numero dieci per eccellenza". Poi aggiunge: "Sono stati enormi per me, Luca nello specifico è diventato il mio capitano ed è così che voglio ricordarlo, è così che lo chiamavo sempre, anche ultimamente. Lo è stato in campo e fuori dal campo. Lo è stato la prima volta, quando ero aggregato alla prima squadra e lui mi ha invitato a mangiare con tutti a Torino".

"Ispirava fiducia e carisma"

"Luca aveva una voce rassicurante, decisa, un personaggio che ispirava non solo fiducia ma anche carisma, determinazione, la voglia di mettere il petto in fuori e affrontare qualsiasi tipo di sfida, indipendentemente dal fatto che potesse sembrare insuperabile", dice Del Piero, che sottolinea: "Questo penso che sia stata una delle cose che più mi hanno colpito, per uno che fino ad un mese prima vedevo segnare e vincere con la mia squadra del cuore e poi a 18 anni mi sono trovato lì ad allenarmi insieme a lui. Mi sembrava assurdo per certi aspetti. Lui e tanti altri miei compagni sono stati un esempio incredibile in quel periodo passato insieme con vittorie esaltanti".  

"Trasmetteva sicurezza ma condivideva anche le sue paure"

Ancora su Vialli: "Era un ragazzo molto sensibile agli umori, agli sguardi e riusciva a tramandare consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi, così come ogni tanto trasmetteva le sue paure nello spogliatoio per condividerle. Penso che una delle cose più belle che lui abbia fatto proprio in quegli anni lì, e a questo punto penso l’abbia fatto per tutta la sua carriera sentendo le testimonianze e le parole di chi ha vissuto con lui più anni di me, è quella di aggregare le persone, renderle unite davanti alle proprie paure, gioie ma anche alle sconfitte”

"La vittoria con la Fiorentina in rimonta parte da lui…"

Sulla storica vittoria per 3-2 contro la Fiorentina con la doppietta di Vialli ed il leggendario gol al volo di Del Piero: “È la partita simbolo della Juventus in quell’anno, perché noi affrontiamo la Fiorentina prima in classifica, siamo 2-0 sotto contro una squadra incredibile con Batistuta, Rui Costa, Baiano...Come spesso ho sottolineato, forse ho segnato il mio gol più bello, però in quel match ci sono due reti di Gianluca e due immagini che rimangono impresse nella mia mente: la prima, dopo il 2-2, noi che cerchiamo di buttare giù Luca nell’esultanza, perché raggiungere il 2-2 era stato qualcosa di eccezionale, e lui con tre di noi addosso ci porta a centrocampo per dirci “no, andiamo a vincerla”. La seconda,  l’immagine dopo il mio gol che me lo ritrovo a scivolare ed esultare con me, entrambi non capivamo niente di quello che è successo". Poi aggiunge: "È stato un momento talmente emotivo che poi ci ha lasciato qualcosa di molto forte e ci ha permesso poi di schiacciare l’acceleratore sempre a palla, che era anche la sua mentalità: si va dritti fino in fondo. Quella rimonta è partita da lui, dal suo atteggiamento e dalla sua carica, dalla voglia di non mollare mai e dai suoi gol". 

"Luca conosceva i suoi limiti, non si è mai tirato indietro"

Sulla finale di Champions vinta contro l'Ajax nel 1996: “Nasce da una mentalità costruita nel corso dell’anno precedente, quando il Mister Lippi decise con Luca e con gli altri ragazzi di giocarci le nostre carte andando sempre all’attacco, anche se ciò richiedeva grande sacrificio di noi attaccanti. E su questo Luca è stato sempre il primo: non si è mai tirato indietro per una corsa. Nella finale contro l’Ajax, più passavano i minuti più arrivava la fatica, ma quando hai il leader che è il primo a correre, prendere le botte e dare tutto sé stesso è facile andargli dietro". Sul rigore non calciato: "Gianluca è sempre stata una persona onesta in campo e fuori, sapeva i suoi limiti e i rigori non erano il suo punto di forza, quindi se c’era la possibilità di non batterli non li batteva. In quella finale, come spesso lui ha ricordato, ha pensato tanto a quella disputata quattro anni prima con la Samp e che gli era sfuggita". 

"Sapeva sdrammatizzare nei momenti più drammatici"

Sul carattere di Vialli: “Mi piace ricordare, come hanno spesso fatto in tanti, la sua voglia di sdrammatizzare e divertirsi. Di essere felice e di sorridere anche nei momenti più drammatici". Poi un aneddoto proprio sulla Champions del 1996: "Quella coppa per noi è stato un cammino straordinario, unico. All’inizio ho fatto quella serie di gol in sequenza, tra questi quello alla Steaua: c'è Pessotto che fa una sovrapposizione, Luca taglia sul primo palo ed io faccio gol. Ricordo che lui a fine partita disse “Ragazzi, ormai se Alex prende la palla lì non c’è più bisogno di attaccare il primo palo…”, poi in disparte mi ha detto che avevo fatto un gran gol. Questo era Gianluca, riusciva a sdrammatizzare, scherzare e mettere tutti sullo stesso piano. Mi ha fatto ridere quell’episodio, su questo era unico e riusciva a strapparti un sorriso anche nei momenti di tensione. Una cosa che penso sia fondamentale, specie in determinate partite”.

"Eccezionale la sua amicizia con Mauro e Mancini"

Sull'amicizia con Massimo Mauro e Roberto Mancini: “Massimo e Luca hanno fatto e stanno facendo cose straordinarie da tantissimo tempo, questo è solo uno degli esempi di un ragazzo che tramite la sua continua voglia di informarsi, di crescere e di studiare con la sua umiltà, brillantezza, carisma e caparbietà è stato capace di fare qualsiasi cosa: allenatore-giocatore, allenatore, dirigente…e ha fatto tutto alla grande. Ciò ti dà la misura della persona: il progetto che stanno portando avanti con Massimo Mauro è qualcosa di eccezionale, fondato sull’amicizia. Nato e cresciuto sull’amicizia e continua ad essere segnato dall’amicizia, quella che poi ha condiviso più di tutti con Mancini in quell’abbraccio. Anch’io da ragazzino abbinavo sempre lui e Mancini come gemelli del gol ma non solo: erano inseparabili e rivederli abbracciati dopo la vittoria all’Europeo ha dato un senso ancora più grande a quello che accade nei campi da calcio dove attraversi una vita insieme, tante emozioni, conosci le persone nel tempo. Luca era un ragazzo che ha sempre preferito i fatti alle parole e questa è un’altra cosa che lo rende grande”.