Roma, cosa si nasconde dietro il disagio di Mourinho

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Angelo Mangiante

Angelo Mangiante

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Il disagio di Mourinho non è dovuto a Pinto o a Karsdorp, non è dovuto neanche al "mercatino" oppure al rapporto con la piazza e la squadra (che resta ottimo). Il problema è la validità progettuale: il portoghese non vede la possibilità di potersi giocare uno scudetto al terzo anno senza un cambio di marcia, per questo è necessario che la proprietà faccia chiarezza

Cosa si nasconde dietro il disagio di Mourinho? Se lo chiedono in tanti, sicuramente tutti i tifosi della Roma. Un malumore crescente proprio alla vigilia della partita con la Fiorentina, che un anno e mezzo fa segnò il suo debutto sulla panchina della Roma. Allora un giorno storico e di festa per il club. Oggi uno stato d'animo completamente diverso. Dopo il lungo silenzio delle conferenze stampa disertate e i macigni trattenuti a stento nella dialettica post Genoa. Il disagio nasce da una validità progettuale interrotta. Quando i Friedkin lo scelsero, accettarono in pieno la linea triennale proposta a Dan e Ryan. Mourinho era stato chiaro nella strategia programmatica. Primo anno di costruzione della mentalità. Secondo anno completamento dell'organico per provare a vincere un titolo. Terzo anno vincere lo scudetto come obiettivo primario.

Il malessere sulla validità progettuale

Dopo un anno e mezzo il progetto ha rallentato. Anzi, si è quasi fermato per Mourinho. Il problema non è solo non rinforzare la squadra a gennaio. Non è solo il "mercatino", come lo ha definito. Il nemico interno non è Pinto o Karsdorp. A Roma sta bene e il rapporto con i tifosi e lo spogliatoio è ottimo. Il vero malessere è sulla validità progettuale. Guarda all'orizzonte Mourinho e non vede uno scudetto il terzo anno senza un cambio di marcia. Non può provare a vincere lo scudetto con la politica dei giovani. La sostenibilità non può diventare un limite per gli obiettivi che insieme si erano proposti. Insieme. Qualcuno gli deve spiegare ora se il percorso è cambiato. Se deve lavorare per far crescere Tahirovic, Bove, Volpato e Tripi o se deve lavorare per lo scopo che lo ha portato a Roma: vincere lo scudetto il terzo anno.

I Friedkin ora devono fare chiarezza

Per questo i Friedkin ora devono fare chiarezza. I Friedkin, non Pinto. È la proprietà che ha chiamato Mourinho. È la proprietà che ora deve sciogliere ogni malinteso. Il disagio, la tensione, i silenzi, non fanno bene a nessuno. Anzi, rischiano di disperdere l'entusiasmo del bagno di folla che ogni volta riempie l'Olimpico. Rischiano di disperdere l'onda lunga di Tirana. Rischiano di perdere a giugno un allenatore che per il bene della Roma ha detto no a Portogallo e Brasile. Dan e Ryan Friedkin, fate dunque in fretta, please. Avete ancora il telefono di Mourinho per fissare al più presto un appuntamento? A Londra lo avete convinto a venire a Roma. Stavolta dovete convincerlo a rimanere a Roma fino al termine dei tre anni. Fino alla fine. Good luck.