Milan, Maldini a 'Muschio Selvaggio': "Leao unico. San Siro? Basta vivere di ricordi"

L'INTERVISTA
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Ospite di Fedez al podcast 'Muschio Selvaggio', il direttore tecnico del Milan ha toccato diversi temi nel corso della chiacchierata. Su Leao: "Al Lille giocava per i social, qui ha cambiato mentalità". Sul futuro di San Siro: "Non è più lo stadio di 80 anni fa, possiamo andare avanti a vivere di ricordi?". E sulla realtà economica nel calcio: "Battagliamo sul mercato con le ultime di Premier, ma abbiamo idee e tradizione"

"Leao è un talento pazzesco, qualcosa di unico. Un giocatore così talentuoso però deve lavorare anche più degli altri per sfruttare il proprio dono". Parola di Paolo Maldini, bandiera del Milan e attuale direttore dell'area tecnica rossonera, che ha toccato diversi temi nel corso della chiacchierata al podcast 'Muschio Selvaggio'. Non poteva mancare l'attualità nell’intervista con Fedez dove, tra confidenze e aneddoti, si è parlato anche dell’attaccante portoghese mai così vicino a firmare il rinnovo col Diavolo.

"Leao giocava per i social, al Milan è cambiato"

Arrivato in rossonero nell’estate 2019, Rafael Leao ha alzato gradualmente il proprio rendimento fino a diventare un big del calcio internazionale. "Sono un esteta del calcio grazie a mio papà e Leao è bello da vedere, qualcosa di unico - ha detto Maldini -. Quando è arrivato faceva panchina al Lille e gli ho detto che giocava per il suo Instagram, perché metteva video bellissimi con dribbling e giocate. Però poi faceva due gol in stagione… Lo abbiamo aiutato a cambiare mentalità".

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"San Siro? Se vogliamo vivere di ricordi…"

Altro tema di stretta attualità è quello legato al futuro di San Siro, stadio che ha scritto pagine di storia per le due milanesi: "Se vogliamo vivere di ricordi restiamo dove siamo, ma la storia la fanno i giocatori. Non è più l'impianto di 80 anni fa. Possiamo andare avanti a vivere di ricordi? Oppure costruiamo uno stadio moderno per aumentare i ricavi? La città di Milano questa cosa l'ha capita, mi dà fastidio non cogliere questa occasione".

MILAN, ITALY - SEPTEMBER 21: A general view of Meazza Stadium ahead of  the Serie A match between AC Milan and FC Internazionale at Stadio Giuseppe Meazza on September 21, 2019 in Milan, Italy. (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

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"Mettiamo idee e tradizione sul mercato"

Oggi dirigente sportivo, Paolo affronta una realtà economica e competitiva diversa da quando era in campo: "In questo momento il gap è enorme e non facile da colmare. Battagliamo sul mercato con le ultime di Premier League che hanno un potere economico superiore. Noi ci proviamo con idee e tradizione sul mercato". Ma cos’è a fare la differenza tra i professionisti? "Il talento non basta, ma aiuta. Tutti sono preparati fisicamente e atleticamente, ma l'ossessione e la disciplina fanno la differenza perché tutti vivono alti e bassi. La testa è tutto se abbinata al talento, alla gioia di giocare e alla disciplina".

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"Maradona il più forte col Fenomeno"

Una vita in rossonero per Maldini: mai pensato all’addio? "Sarei dovuto essere molto convinto io di andare via e il club di lasciarmi andare via. Non è mai successo". Sui più forti campioni affrontati: "Maradona e Ronaldo il brasiliano sono i più forti. Fortunatamente non ho giocato contro Messi. Cristiano Ronaldo è un grande bomber, ma ha meno magia degli altri due. Io ero veloce e forte fisicamente, ma loro erano ancora più veloci. Diego poi era simpaticissimo: quando l'hanno nominato nella Hall of fame, mi sono vergognato per avergli dato tante di quelle botte. Gli chiesi scusa". Paolo non giocò il Mondiale del 2006: "Mi spiace non aver vinto, ma l’invidia non esiste. Sono andato a festeggiare con la macchina". E sulla generazione dei Maldini al Milan: "La storia della famiglia è difficile da capire e raccontare, non esiste qualcosa di simile. Siamo orgogliosi di questo, oltre ovviamente ad essere supermilanisti".