Monza-Torino: Palladino, Juric e un abbraccio rimasto in sospeso

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Veronica Baldaccini

Veronica Baldaccini

Monza-Torino è anche la sfida tra Palladino e Juric, compagni al Genoa, complici di una promozione al Crotone e non solo... Ecco perché questa per loro è una partita speciale (alle 20.45 sarà visibile su Sky Sport Calcio, Sky Sport 251, Sky Sport 4K e in streaming su NOW)

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C’è un abbraccio fraterno rimasto in sospeso e che non può più aspettare, si rincorre da anni. Spalle forti, spesso in tensione, che hanno imparato a reggere responsabilità, ma che ora possono finalmente sciogliersi nell’affetto dell’altro. Perché Palladino e Juric non sono semplici colleghi che si stimano, sono stati compagni al Genoa, sono stati complici di una promozione al Crotone, hanno riprovato a esserlo di nuovo a Genova, hanno volutamente intrecciato il loro feeling professionale in qualcosa che va al di là del rispetto che si concede a un collega. Ecco perché prima del fischio d’inizio e più che il fischio di inizio, a Monza, si attende quell’abbraccio che nella scorsa stagione non c’è stato perché all’andata Palladino era ancora in Primavera e al ritorno era squalificato. Ritrovarsi entrambi allenatori in Serie A sarà strano, perché quello destinato al mestiere, tra i due, e' sempre stato Juric. Allenatore in campo ai tempi del Genoa dei record di Gasperini, e allenatore di mestiere a Crotone, quando volle Raffaele per conquistare la Serie A, e di nuovo in rossoblù, quando rivolle l’amico “Palla” in una stagione più complicata. Gli anni in cui il giocatore parlava così dell’amico seduto in panchina. Seduto, si fa per dire…

"E' un allenatore pignolo, meticoloso, in qualsiasi cosa che fa. Un perfezionista, si accorge di tutto. E’ davvero uno molto attento, ha grandissime qualità umane e grandissime qualità di allenatore. Per questo dico che farà una grande carriera". Che strano, parlava di Juric allora ma Juric oggi potrebbe dire esattamente le stesse cose di lui. Troppe volte essere stati allievi di Gasp ha offuscato un rapporto cresciuto all’ombra del maestro certo, ma che sarebbe potuto sbocciare e fiorire altrove comunque. Così apparentemente diversi, così profondamente affini, perché chi ama l’intensità la cerca e ce la mette ovunque. In campo o al suo bordo, calciando la palla, pressando un avversario o abbracciando un amico.